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Don Giovanni: Il sogno impossibile di unire musica e luce

Saura e Storaro danno vita al Don Giovanni .
di Gabriele Niola

Una nuova sintesi
Carlos Saura 4 gennaio 1932, Huesca (Spagna) - 10 Febbraio 2023, Madrid (Spagna). Regista del film Io, Don Giovanni.

martedì 20 ottobre 2009 - Incontri

Una nuova sintesi
Capita alle volte che un film non sia solo il prodotto di un autore ma di più persone, e di certo accade sempre quando di mezzo c'è Vittorio Storaro, titanico direttore della fotografia, e in particolar modo quando incontra Carlos Saura. I due hanno già collaborato diverse volte e sempre all'insegna di una ricerca della possibile unione tra luce e musica. Ora, con Io, Don Giovanni la coppia giunge ad una nuova sintesi.
A detta degli stessi autori il risultato è stato possibile grazie a "costumi, scenografia, luce e a un'ambientazione che leghi i due mondi creando un ambiente che sia vero negli oggetti ma latente nella parte tutta intorno, così da poter ogni volta entrare e uscire dalla vita personale e creativa attraverso l'immagine" parola di Storaro.
Creato l'ambiente però bisognava riempirlo di attori e, trattandosi di una produzione in larga parte italiana, la maggior parte del casting si è svolto a Roma. Attori poco noti, attori cantanti e attori con esperienza teatrale, la scelta poteva essere ardua invece, a detta del regista, si è rivelata stranamente facile.

Il percorso Saura-Storaro
Per cinque film i due maestri hanno collaborato all'insegna di una ricerca sulle immagini e la musica in un percorso raffinato che arriva qui a un livello ancora diverso, il perché lo spiega subito il direttore della fotografia: "Ho lavorato con maestri illustri, da Morricone a Sakamoto e via dicendo. Ma sono stati sempre lavori a posteriori, cioè prima si faceva il film e poi i musicisti componevano com'è normale. Dunque potevo solo vedere i risultati, in quei casi era sempre il musicista a decidere come seguire le immagini".
Poi è arrivato l'incontro con Saura che voleva raccontare il ballo e la musica attraverso la luce, cioè armonizzare la composizione e il ritmo dell'immagine e la composizione e il ritmo della musica.
Ma Io, Don Giovanni, stando ai suoi autori, è diverso anche da quanto fatto dal duo in precedenza: "In questo film c'è qualcosa di additivo, l'identificazione di un creativo con la propria opera" un tema simile per molti versi a quello che lo stesso Storaro ha davvero vissuto con Coppola sul set di Apocalypse Now! "Ci siamo allora chiesti come poter entrare nella storia, che immagini trovare per avere questo rapporto tra realtà e fantasia e come muoverci in queste due dimensioni".
La risposta, fa sapere lo stesso regista, sta nelle scene, nei costumi e nell'ambiente che, pur essendo dichiaratamente finto (ci sono delle evidenti quinte sceniche), pretende di essere vero risultando in un ibrido quasi onirico.

I fenomenali attori italiani
Non ci sono molti nomi noti nel film e, in particolar modo, non ce ne sono tra i protagonisti, a spiegare il perché è il regista che si dice estremamente stupito di come in Italia si trovino ancora attori in grado di recitare e cantare: "Ho trovato con molta facilità gli attori che volevo" dice Saura "è stata una grande sorpresa, sono arrivati grandi cantanti che sono anche grandi interpreti. In Spagna sarebbe stato molto più difficile. È pazzesco come ci siano ancora giovani attori e cantanti così bravi".
Un punto fondamentale però era discostarsi dall'ingombrante Amadeus di Milos Forman e da quell'immagine che viene data del compositore. Saura stesso dichiara di essersi interrogato molto su come fare e alla fine la risposta è arrivata nell'interpretazione di Lino Guanciale: "Smettere di vedere il film di Forman è stato fondamentale anzi, lo è stato smettere di vedere qualsiasi cosa per non rimanerne influenzato, in fondo è il mio primo ruolo grande e forse l'ultimo (ride) e volevo essere sicuro che almeno fosse personale".
La lavorazione non è stata delle più canoniche però, ha subito una brusca interruzione, un anno e mezzo di buio al quale ogni attore ha reagito diversamente. Se infatti Lorenzo Balducci, il protagonista, ha avuto modo di fare ulteriori ricerche sul suo personaggio, per Emilia Verginelli è stata l'occasione per fare ulteriore pratica sul violoncello suonato dal suo personaggio, per riuscire a immedesimarsi maggiormente con esso.

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