Comici allo sbaraglio
La comicità ha sempre affascinato Judd Apatow. Ancora studente, grazie alle conoscenze della madre che lavorava in un comedy club a Long Island, Apatow metteva le basi di quello che sarebbe stato il suo futuro intervistando, per la radio della scuola, personaggi quali Steve Allen, Howard Stern, John Candy e l'allora sconosciuto Jerry Seinfeld. Prima che arrivasse il successo come sceneggiatore, produttore e regista, prima di dar vita a quella che sarebbe stata riconosciuta come la commedia apatowiana, il Nostro era un ragazzetto ossessionato dalla battuta a effetto che sognava di diventare il prossimo Steve Martin quando, già a diciassette anni, calcava il palco e si esponeva all'occhio di bue come stand-up comedian. Alla scoperta di poter far ridere maggiormente lavorando sulle battute degli altri, il giovane Apatow si dà alla scrittura comica e... il resto è storia. Alla sua terza regia Judd Apatow sceglie di confezionare il suo film più personale, pescando a piene mani dal suo passato e utilizzando filmati inediti di un Adam Sandler giovanissimo per costruire il personaggio di George Simmons.

Persone (molto) divertenti
Judd Apatow: Ho sempre voluto fare un film che raccontasse i comici perché quando ero ancora un ragazzo, all'inizio della mia carriera, sono sempre stati molto carini con me e mi piaceva poter mettere in luce questo tipo di relazione. Anch'io volevo fare il comico e ho un grande rispetto per chi fa questo mestiere. Quando Adam Sandler, che conosco da una vita, mi ha contattato dopo aver visto Molto incinta per dirmi che voleva fare un film con me, sono andato a rileggere vecchi appunti e ho capito che c'erano delle buone idee che potevano essere sviluppate in un unico film. Da una parte volevo parlare del rapporto mentore-pupillo, dall'altra ero interessato a vedere cosa succede quando una persona che sa di avere i giorni contati scopre di essere guarita. Se la scampata morte la porta a essere una persona migliore.

Il primo assaggio del successo
Judd Apatow: È una domanda che mi è stata posta tante volte: quando ho capito di avercela fatta. Credo sia stato quando ho scritto per la prima volta una battuta che ha funzionato. È successo quando Adam si è trasferito a New York per partecipare al Saturday Night Live. Non riuscivo a lavorare come scrittore perché nessuno voleva le mie battute. Avevo provato più e più volte a farmi prendere come autore dal Saturday Night Live ma non c'era stato verso. Così ho chiesto ad Adam se potevo scrivergli uno sketch, per capire se poteva funzionare. L'ho scritto, gliel'ho mandato e l'ha fatto, ha portato il mio sketch nello show. E la cosa più bella è che ha fatto ridere tutti! Quella per me è stata una grande vittoria.