inthescarlet
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lunedì 19 novembre 2012
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il re della pulp fiction è tornato grande
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“You haven’t seen war until you’ve seen it through the eyes of Quentin Tarantino”: così è stato lanciato il teaser USA di “Bastardi senza Gloria”, forse la frase migliore per esprimere in poche parole l’essenza di una pellicola da cui il regista ha preteso molto e che pretende, da parte del proprio pubblico, un attenzione particolare. Non si esagera, infatti, sostenendo che il creatore di “Le Iene” e “Kill Bill”, con questo nuovo lungometraggio, abbia fatto un salto di qualità, un miglioramento, derivatogli da una cinefilia - prossima alla maniacalità - presente nella perfezione del dettaglio, nei lunghi e interminabili dialoghi, APPARENTEMENTE futili e autocelebrativi; nell’utilizzo delle lingue straniere come strumento di oppressione e/o di disappunto (si veda il dialogo iniziale fra il colonnello SS Hans Landa - un magistrale Christoph Waltz - e un contadino francese); nelle tracce musicali, i cui evidenti richiami alla solita (grandissima!) coppia Leone/Morricone veicolano il plurilinguismo e una possibile futuribilità dello spaghetti-western, genere elettivo tarantiniano: il solo titolo (“Inglorious Basterds”) è un suo omaggio all’omonima versione inglese di “Quel maledetto treno blindato” di E.
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“You haven’t seen war until you’ve seen it through the eyes of Quentin Tarantino”: così è stato lanciato il teaser USA di “Bastardi senza Gloria”, forse la frase migliore per esprimere in poche parole l’essenza di una pellicola da cui il regista ha preteso molto e che pretende, da parte del proprio pubblico, un attenzione particolare. Non si esagera, infatti, sostenendo che il creatore di “Le Iene” e “Kill Bill”, con questo nuovo lungometraggio, abbia fatto un salto di qualità, un miglioramento, derivatogli da una cinefilia - prossima alla maniacalità - presente nella perfezione del dettaglio, nei lunghi e interminabili dialoghi, APPARENTEMENTE futili e autocelebrativi; nell’utilizzo delle lingue straniere come strumento di oppressione e/o di disappunto (si veda il dialogo iniziale fra il colonnello SS Hans Landa - un magistrale Christoph Waltz - e un contadino francese); nelle tracce musicali, i cui evidenti richiami alla solita (grandissima!) coppia Leone/Morricone veicolano il plurilinguismo e una possibile futuribilità dello spaghetti-western, genere elettivo tarantiniano: il solo titolo (“Inglorious Basterds”) è un suo omaggio all’omonima versione inglese di “Quel maledetto treno blindato” di E. G. Castellari (1978). Ben altre, però, sono le novità racchiuse in quest’opera: il recupero di un background storico, sul quale, però, viene plasmata una vicenda mai accaduta, per quanto sia paradossalmente verosimile: 8 soldati ebreo-americani (i “Bastardi”), guidati da un sadicissimo Brad Pitt, vanno a caccia di Nazisti, gli stessi contro cui medita vendetta la giovane Shoshanna Dreyfuss (ça va sans dìre). E’ questo, dunque, il preambolo narrativo di una “catarsi cine-storica”, dove la finzione scenica si fa forcipe delle nostre passioni, come il bisogno di infliggere al Leviatano nazista quanto l’Ebraismo ha da essa subito; dar vita (anche solo per 2h e ½) a un inverosimile gioco delle parti, dove il Boia diventi la Vittima e la Vittima il Carnefice. La gradita, reiterata presenza della Settima Arte nella strumentazione di un “cinéma” dell’epoca; la reciproca Non-Tolleranza fra l’UFA di Goebbels e la Hollywood di Louis B. Mayer; le più celebri pellicole del tempo, come “L’inferno bianco di Pitz Palü”(G.W.Pabst,1929) con la collaborazionista Leni Riefensthal e “Il monello”(1921) di e col più noto Charlie Chaplin, lo stesso che nel ‘40 sfidò apertamente il Terzo Reich con il suo “Grande Dittatore”. Ora è Tarantino a sfidare il Fuhrer e ovviamente a suo modo, a suon di scalpi, esplosioni e sparatorie; un repertorio già noto, con cui, però, questo novello “Anti-Spielberg” (vi ricordate Schindler’s List?) ha suscitato tanti plausi quante polemiche. Ma d’altronde come si dice? “Bene o male, purché se ne parli”.
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kondor17
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mercoledì 22 luglio 2015
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visionario e vendicativo
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Con questo film, il talentuoso cineasta, sceneggiatore e attore del Tennessee ci regala una visione stralunata e utopica di quanto gli europei, con la mano santa degli alleati, avrebbero potuto e dovuto fare per contrastare la devastazione nazista di Hitler. Per farlo, Tarantino mette in mano alla task force multietnica dei bastardi, comandata da Aldo Reine (Brad Pitt), le armi a lui care, coltelli e mazze oltre ai fucili, che tanto lo hanno reso famoso nei suoi slasher e splatter precedenti. Riprendendo i temi a lui più cari, Quentin rivisita la storia in modo personale e vendicativo, fornendo anche ai critici e detrattori più accaniti una prova inconfutabile delle sue straordinarie qualitá registiche e narrative.
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Con questo film, il talentuoso cineasta, sceneggiatore e attore del Tennessee ci regala una visione stralunata e utopica di quanto gli europei, con la mano santa degli alleati, avrebbero potuto e dovuto fare per contrastare la devastazione nazista di Hitler. Per farlo, Tarantino mette in mano alla task force multietnica dei bastardi, comandata da Aldo Reine (Brad Pitt), le armi a lui care, coltelli e mazze oltre ai fucili, che tanto lo hanno reso famoso nei suoi slasher e splatter precedenti. Riprendendo i temi a lui più cari, Quentin rivisita la storia in modo personale e vendicativo, fornendo anche ai critici e detrattori più accaniti una prova inconfutabile delle sue straordinarie qualitá registiche e narrative. Nonostante la lunghezza e alcune sequenze sottotitolate a ritmi roboanti, che mettono in luce i particolari accenti di attori perlopiù tedeschi o di tali origini (Fassbender e la Kruger), il ritmo è crescente e la scena cruciale della resa di conti all'interno del cinema è qualcosa di unico. Personalmente lo ritengo un autentico capolavoro, anche se non mi è piaciuto l'epilogo. Oscar strameritato a Christoph Walzl per un personaggio, quello del cacciatore di ebrei, da manuale del cinema.
Sotto il rosso sangue e la crudeltà a lui care, il regista disegna trame poetiche e di riscatto, con camei e dialoghi memorabili. Fino a poco tempo fa odiavo letteralmente Tarantino, mi era fisicamente antipatico e non volevo forse, per questo, comprenderne qualità e messaggio. Digerite, quindi, sia l'antipatia che, in parte, il genere, ne apprezzo ora ancor di più le opere. Mai è stato così bello ricredersi!
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nino pell.
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domenica 4 ottobre 2009
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meno azione, più suspence
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Con questo film, "Bastardi senza gloria", il regista Tarantino ha dimostrato di saper costruire una storia anche senza il necessario e costante supporto delle scene d'azione, elemento quest'ultimo che ha quasi sempre caratterizzato la sua precdente produzione cinematografica. Addirittura il regista sembra farne uso solo nei momenti in cui esse necessariamente occorrono. Indubbiamente un sorprendente cambio di direzione che determina, in questa pellicola, una maggiore maturità di Tarantino nell'uso dei dialoghi e nel buon livello interpretativo degli attori. "Bastardi senza gloria" è soprattutto un lungo, utopico ma favoloso sogno che soddisfa e concretizza da sempre il nostro desiderio inconscio di poter eliminare dalla Storia gli orrori dell'Olocausto.
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Con questo film, "Bastardi senza gloria", il regista Tarantino ha dimostrato di saper costruire una storia anche senza il necessario e costante supporto delle scene d'azione, elemento quest'ultimo che ha quasi sempre caratterizzato la sua precdente produzione cinematografica. Addirittura il regista sembra farne uso solo nei momenti in cui esse necessariamente occorrono. Indubbiamente un sorprendente cambio di direzione che determina, in questa pellicola, una maggiore maturità di Tarantino nell'uso dei dialoghi e nel buon livello interpretativo degli attori. "Bastardi senza gloria" è soprattutto un lungo, utopico ma favoloso sogno che soddisfa e concretizza da sempre il nostro desiderio inconscio di poter eliminare dalla Storia gli orrori dell'Olocausto. Un gruppo di ebrei americani capitanati dal Tenente Aldo Raine (Brad Pitt), infatti, intraprende una delicata e segreta missione di recarsi in Francia, nel frattempo già occupata dai nazisti, e rovesciare con una serie di astute e sorprendenti azioni di guerriglia e di trappole nei boschi, le forze armate del Governo di Hitler. Ad aiutare il Tenente Raine ed i suoi uomini nella loro impresa, si aggiunge la giovane Shosanna, una giovane ebrea proprietaria di un Cinema che, sopravvisuta allo sterminio della sua famiglia da parte dei nazisti, da tempo medita la sua vendetta. Il destino vuole che proprio all'interno del suo Cinema, i maggiori rappresentanti del Governo tedesco, compreso lo stesso Hitler, decidano di voler assistere alla proiezione di un filmato raffigurante le sorprendenti imprese di un cecchino tedesco a discapito dei soldati americani. E così i "bastardi" del tenente Raine e la giovane Shosanna incroceranno le loro strade architettando un piano per distruggere il nucleo principale delle SS proprio all'interno del Cinema. Ci riusciranno? Naturalmente basta vedere il film per scoprirlo. La critica ha da sempre accostato lo stile di Tarantino a quello di Sergio Leone. Indubbiamente ciò appare evidente dal modo in cui Tarantino costruisce i dialoghi e da certe, lunghe sequenze descrittive. Io personalmente mi sentirei di fare un paragone soprattutto con un altro celebre regista: Alfred Hitchcock. E sono proprio alcune riuscite situazioni a base di suspence che mi hanno maggiormente impressionato. Come ad esempio il lungo interrogatorio iniziale del colonnello tedesco Hans Landa (a proposito, veramente di ottimo livello l'interpretazione dell'attore Christoph Walz)ai danni di un povero contadino francese o quello della signora Von Hammermark (sospettata di essere complice del complotto preparato ai danni di Hitler)o la lunga sequenza in cui un maggiore tedesco scopre la vera identità degli uomini del Tenente Raine all'interno di una taverna, rappresentano sicuramente tra i momenti più felici e riusciti di questa pellicola. Per non parlare dei continui colpi di scena che condurranno ad un sorprendente finale. Il mio giudizio complessivo sul questo film? Non è un capolavoro, ma mi sento tranquillamente di definirlo di buon livello in quanto esso riprende i canoni classici del grande Cinema d'autore secondo con l'aggiunta degli ingredienti pulp ed ironici, tipici della produzione, appunto, di Tarantino. Tre stelle? Aggiudicate!
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asterione
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sabato 12 dicembre 2009
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c'era una volta . . .la storia?
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Un gruppo scelto di soldati ha come obiettivo di uccidere tutti i nazisti che gli capitino sotto mano; e quando i gerarchi si ritrovano per la prima di un film di propaganda, l'occasione è ghiotta. . .
E' in assoluto il film più esplicito di quentin tarantino, che prosegue imperterrito la riflessione sulla violenza cominciata con le iene, riuscendo ogni volta a fare un film diverso dal precedente; tra citazioni riconoscibilissime dei film di sergio leone (sia per musica che per inquadrature) e alcuni sprazzi del suo black-humur (ridotto all'osso a dir la verità rispetto ai suoi precedenti), Tarantino incolla con maestria narrativa lo spettatore alla storia della vendetta per eccellenza; la caccia ai nazisti.
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Un gruppo scelto di soldati ha come obiettivo di uccidere tutti i nazisti che gli capitino sotto mano; e quando i gerarchi si ritrovano per la prima di un film di propaganda, l'occasione è ghiotta. . .
E' in assoluto il film più esplicito di quentin tarantino, che prosegue imperterrito la riflessione sulla violenza cominciata con le iene, riuscendo ogni volta a fare un film diverso dal precedente; tra citazioni riconoscibilissime dei film di sergio leone (sia per musica che per inquadrature) e alcuni sprazzi del suo black-humur (ridotto all'osso a dir la verità rispetto ai suoi precedenti), Tarantino incolla con maestria narrativa lo spettatore alla storia della vendetta per eccellenza; la caccia ai nazisti. Sennonché, stavolta la condanna è totale e assoluta: l'atto con cui l'uomo cagione dolore e sofferenza ad un altro essere umano non solo può essere talmente privo di senso e pietà da risultare perfino ridicolo (pulp fiction), ma ancor di più, quando è ammantanto di un'ipocrita pretesa verità, serve soltanto al potere e al suo "rinnovamento". Inutile, dunque, diventa non solo impersonificare il male (ieri c'era hitler, domani uno qualunque pronto a prendere il suo posto), bensì anche tentare di dare un senso alle propire scelte chiamando in causa il proprio passato doloroso; o si guarda avanti o si finisce vittime dello stesso terrore. E stavolta lo spettatore non può consolarsi nemmeno con gli occhi mozzafiato di Melanie Laurent.
Da chicca la scena in cui Goebbels vuole ornare il cinema con qualche busto greco del louvre.
Imperdibile.
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tony montana
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venerdì 24 dicembre 2010
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il miglior film di tarantino
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Primo anno dell'occupazione tedesca in Francia. Il Colonnello delle SS Hans Landa, dopo un lungo e mellifluo interrogatorio, decima l'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in una località di campagna. La giovane Shosanna riesce però a fuggire. Diventerà proprietaria di una sala cinematografica in cui confluirà un doppio tentativo di eliminare tutte le alte sfere del nazismo, Hitler compreso. Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza se ne somma uno più complesso. Ad organizzarlo è un gruppo di ebrei americani guidati dal tenente Aldo Raine i quali non si fermano dinanzi a niente pur di far pagare ai nazisti le loro colpe.
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Primo anno dell'occupazione tedesca in Francia. Il Colonnello delle SS Hans Landa, dopo un lungo e mellifluo interrogatorio, decima l'ultima famiglia ebrea sopravvissuta in una località di campagna. La giovane Shosanna riesce però a fuggire. Diventerà proprietaria di una sala cinematografica in cui confluirà un doppio tentativo di eliminare tutte le alte sfere del nazismo, Hitler compreso. Infatti, al piano messo in atto artigianalmente dalla ragazza se ne somma uno più complesso. Ad organizzarlo è un gruppo di ebrei americani guidati dal tenente Aldo Raine i quali non si fermano dinanzi a niente pur di far pagare ai nazisti le loro colpe.
Che mattacchione Quentin Tarantino. Prima di Cannes tutti avrebbero spergiurato, basandosi sul materiale a propria disposizione (locandine con Brad Pitt incarognito, Eli Hostel Roth che rotea il coltellaccio, notizie di set grandguignoleschi), che l’ultima fatica del regista de Le Iene e Pulp Fiction, sarebbe stata un’unica, interminabile e violentissima caccia al nazista, con smembramenti, uccisioni e pile e pile di cadaveri in uniforme accatastati a profusione. Invece Inglourious Basterds è quanto di più lontano si possa immaginare da questo apocalittico scenario. Anzi, è un film che guarda, se possibile, più al teatro che al cinema, che cesella finemente personaggi indimenticabili e si poggia su un quartetto di scene madri che, oltre ad occupare fisicamente quasi metà della durata complessiva della pellicola, costituiscono il fiore all’occhiello della cinematografia di Tarantino. Certo, la presentazione dei Bastardi guidati da Pitt, sornione quanto basta, sembra ricalcare in pieno i topoi classici della produzione tarantiniana, ma stavolta c’è di più. La lunghissima sequenza della taverna, durante la quale convergono due gruppi distinti di persone – gli statunitensi sotto copertura e i soldati nazisti che fanno bisboccia per festeggiare un loro commilitone da poco diventato padre – è un meccanismo ad orologeria, un quadro che lentamente ma inesorabilmente si completa, un mix di tensione e pathos come non se ne vedevano da tempo.
L’attenzione maniacale ai dettagli, gesti dei personaggi o semplici parole, dimostra quanto ogni fotogramma sia volto a comporre un puzzle di matrice hitchkockiana. Strepitoso il cast: tutti promossi con lode, anche se la fragile tenacia di Mélanie Laurent e il caparbio cinismo di Christoph Waltz (da noi quasi sconosciuto ma che ha strameritato il premio come miglior attore al Festival di Cannes e l’Oscar al miglior co-protagonista) rimangono bene impressi nella memoria. Tarantino gioca con i camei degli amici, i colori, la musica, la parola (si passa senza soluzione di continuità dall’inglese, al francese, al tedesco e persino all’italiano, e fa paura pensare a cosa potrebbe diventare il film in fase di doppiaggio) e ovviamente con se stesso e la propria arte, ambientando in un cinema la scena più importante del film. Ricco di citazioni a Sergio Leone e ai suoi capolavori come C’era una volta il West, Tarantino riscrive la Storia, mostrandoci i nazisti come bruti, sadici tedeschi senza cervello che bramano sopra ogni cosa, dominare il mondo; sequenze d’azione memorabili, e trovate registiche di ottimo livello ( come la bellissima scena iniziale dello sterminio della famiglia di Shosanna ). Ironico quando serve, Inglourious Basterds dimostra la crescita di un grande regista nato tra le videocassette ed oggi diventato colto, sofisticato e capace di mescolare stili e ritmi narrativi diversi. Da vedere, possibilmente in lingua (o, meglio, nelle lingue) originale.
Forse il miglior film del 2010. Altro che Avatar.
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aristoteles
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mercoledì 16 settembre 2015
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aldo e i bastardi
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Tarantino riscrive,in parte,la storia e fa benissimo.
Alcune scene sono fantastiche come quella iniziale del cacciatore di ebrei e la "presentazione" dei bastardi.
Peccato che il film non si sia soffermato di piu',almeno per me,sulle loro imprese,magari sottraendo minuti alla parte nella locanda che secondo me dura troppo e che non convince molto.
Quasi "delizioso" invece il "ricordino'che viene lasciato ai sopravvissuti tedeschi nazisti Al fine di riconoscerli anche dopo la guerra.
Anche nella realta',magari con un tatuaggio in fronte,avremmo dovuto avere tutti quanti la possibilita' di farlo.
Nonostante la vendetta non sia un sentimento da incoraggjare,il meraviglioso tripudio finale di fiamme e fuoco scatenato da una vittima diretta della follia nazista,tocca il cuore.
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Tarantino riscrive,in parte,la storia e fa benissimo.
Alcune scene sono fantastiche come quella iniziale del cacciatore di ebrei e la "presentazione" dei bastardi.
Peccato che il film non si sia soffermato di piu',almeno per me,sulle loro imprese,magari sottraendo minuti alla parte nella locanda che secondo me dura troppo e che non convince molto.
Quasi "delizioso" invece il "ricordino'che viene lasciato ai sopravvissuti tedeschi nazisti Al fine di riconoscerli anche dopo la guerra.
Anche nella realta',magari con un tatuaggio in fronte,avremmo dovuto avere tutti quanti la possibilita' di farlo.
Nonostante la vendetta non sia un sentimento da incoraggjare,il meraviglioso tripudio finale di fiamme e fuoco scatenato da una vittima diretta della follia nazista,tocca il cuore.
A parte qualche superficialita' in alcuni dialoghi,e' probabilmente il miglior film del regista,almeno per il momento.
Da vedere.
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andreyit
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venerdì 9 ottobre 2009
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bastardi senza gloria...ma ironicamente sadici
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Con bastardi senza gloria Tarantino riprende il tema della vendetta.In uno scenario in cui il nazismo incute timore con le persecuzioni, una giovane donna ebrea scampata allo sterminio della sua famiglia, si ritrova dopo alcuni anni a gestire un cinema che le da' l'opportunita' di realizzare la propria vendetta, cercando di compiere un attentato contro una folta compagine nazista che si riunisce per la prémiere di un film.Il cinema in questione sara' il centro focale in cui i protagonisti andranno a convergere, oltre alla donna ebrea anche i "bastardi senza gloria" manipolo di soldati ebreo-americani guidati da Brad Pitt, avranno il compito di uccidere piu' nazisti possibili per accellerare la fine della guerra, visto che in loco sara' addirittura presente il dittatore tedesco Adolf Hitler.
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Con bastardi senza gloria Tarantino riprende il tema della vendetta.In uno scenario in cui il nazismo incute timore con le persecuzioni, una giovane donna ebrea scampata allo sterminio della sua famiglia, si ritrova dopo alcuni anni a gestire un cinema che le da' l'opportunita' di realizzare la propria vendetta, cercando di compiere un attentato contro una folta compagine nazista che si riunisce per la prémiere di un film.Il cinema in questione sara' il centro focale in cui i protagonisti andranno a convergere, oltre alla donna ebrea anche i "bastardi senza gloria" manipolo di soldati ebreo-americani guidati da Brad Pitt, avranno il compito di uccidere piu' nazisti possibili per accellerare la fine della guerra, visto che in loco sara' addirittura presente il dittatore tedesco Adolf Hitler.Tarantino non racconta gli orrori della guerra ma la sua attenzione si sposta sul gruppo "i bastardi" che terrorizza le armate tedesche con agguati sevizie e uccisioni, che tramite immagini esplicite e a volte molto crude lasciano poco spazio all'immaginazione (i "bastardi" hanno un debito verso il loro capitano di 100 scalpi nazisti ciascuno).la storia è ben raccontata, i "bastardi" sono spietati e per il loro capitano l'unica ragione di vita è uccidere senza tregua il maggior numero di nemici, pitt è un guascone, valida guida e a tratti "ironicamente sadico".dalle ferite che si notano sul corpo si evince un passato oscuro che da' alle sue azioni spinte dall'odio e dalla vendetta una ragion d'essere.la scelta della colonna sonora è appropriata, inoltre i lunghi dialghi che possono sembrare pesanti danno una tensione e una suspance sempre crescente.alcuni flashback che raccontano i personaggi sono ben strutturati e i rallentamenti delle scene accompagnate da musiche stile western sono molto apprezzabili, non mancano nemmeno i colpi di scena.la pellicola non è adatta ad un pubblico che si impressiona facilmente ma il film è di buon intrattenimento anche se ha una durata superiore alla media (non me ne ero neanche accorto).fantastico brad pitt e gli altri attori che non eccellono tanto nelle scene di violenza ma in quelle interpretative dando esempio di come un dialogo ben costruito ed interpretato possa essere piu' avvincente di una sparatoria o di una scazzottata.
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jaky86
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mercoledì 23 febbraio 2011
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"potrebbe essere il suo capolavoro"
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Probabilmente ad una prima e superficiale visione non si riesce a cogliere tutta la bellezza di questo film, ma vedendolo e rivedendolo ci si convince di essere di fronte a un capolavoro.
Tarantino dimostra di essersi raffinato ulteriormente, giocando con inquadrature e immagini geniali. I tarantiniani doc potranno rimanere delusi dalla colonna sonora, dai dialoghi e dalla poca violenza che invece era lecito aspettarsi visto l'argomento trattato. Ma è proprio qui che si nascondono i punti di forza di questo film. La musica è azzeccata come sempre, ma un pò più ricercata e meno commerciale. Lascia i monologhi geniali, ma a tratti esagerati, di Le Iene e Pulp Fiction per dedicarsi a dialoghi più strutturati (come si era già visto in parte in Kill Bill).
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Probabilmente ad una prima e superficiale visione non si riesce a cogliere tutta la bellezza di questo film, ma vedendolo e rivedendolo ci si convince di essere di fronte a un capolavoro.
Tarantino dimostra di essersi raffinato ulteriormente, giocando con inquadrature e immagini geniali. I tarantiniani doc potranno rimanere delusi dalla colonna sonora, dai dialoghi e dalla poca violenza che invece era lecito aspettarsi visto l'argomento trattato. Ma è proprio qui che si nascondono i punti di forza di questo film. La musica è azzeccata come sempre, ma un pò più ricercata e meno commerciale. Lascia i monologhi geniali, ma a tratti esagerati, di Le Iene e Pulp Fiction per dedicarsi a dialoghi più strutturati (come si era già visto in parte in Kill Bill). Infine, la sceneggiatura è assolutamente incredibile; si tratta di 5 macroscene che scorrono e si intrecciano tra di loro. Con questo film Tarantino dimostra tutta la sua maturità, facendo sbocciare tutto il suo potenziale. Insieme a Kill Bill, Unglorius Basterds rappresenta una vera e propria opera colossale da lasciare ai posteri come testamento di cinema tarantiniano.
Se poi è lui stesso a considerarlo il suo capolavoro, ci dobbiamo fidare, no?
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mulder
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domenica 4 ottobre 2009
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gloria al cinema!
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Crudo. Come piace a lui, a Quentin Tarantino. Dopo due anni dal suo ultimo lavoro, Grindhouse – A prova di morte, il regista statunitense padre della fiction pulp torna con questa storia bella, coinvolgente, maledettamente bastarda come solo la mente di Tarantino poteva concepire, una storia sulla quale lavorava ormai da anni, precisamente dai 6 anni di pausa tra Jackie Brown e Kill Bill. Il travaglio è stato doloroso, ma ha dato i suoi frutti.
Siamo nel primo anno dell’occupazione tedesca in Francia, seconda Guerra Mondiale. Il colonnello delle SS Hans Landa stana e stermina una famiglia ebrea. Non è che l’incipit, narrativo e stilistico, di una pellicola che procede per 3 macrosequenze. Dopo lo sterminio della famiglia ebrea, infatti, facciamo conoscenza dei “bastardi”, un gruppo di ebrei americani decisi più che mai a ricambiare la violenze subite dai nazisti colpo su colpo.
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Crudo. Come piace a lui, a Quentin Tarantino. Dopo due anni dal suo ultimo lavoro, Grindhouse – A prova di morte, il regista statunitense padre della fiction pulp torna con questa storia bella, coinvolgente, maledettamente bastarda come solo la mente di Tarantino poteva concepire, una storia sulla quale lavorava ormai da anni, precisamente dai 6 anni di pausa tra Jackie Brown e Kill Bill. Il travaglio è stato doloroso, ma ha dato i suoi frutti.
Siamo nel primo anno dell’occupazione tedesca in Francia, seconda Guerra Mondiale. Il colonnello delle SS Hans Landa stana e stermina una famiglia ebrea. Non è che l’incipit, narrativo e stilistico, di una pellicola che procede per 3 macrosequenze. Dopo lo sterminio della famiglia ebrea, infatti, facciamo conoscenza dei “bastardi”, un gruppo di ebrei americani decisi più che mai a ricambiare la violenze subite dai nazisti colpo su colpo. Sei nazista? Muori. Niente diplomazia, nessun prigioniero politico.
Bastardi senza gloria è un film sulla vendetta, un po’ come Kill Bill. Di fatti, nella magistrale seconda macrosequenza assistiamo all’incontro tra i “bastardi” e la spia tedesca, una famosa attrice, che cercherà di aiutarli a fare il colpaccio: uccidere Hitler. Qui Tarantino gioca con incredibile maestria con lo spettatore, lo fa sedere a tavolo tra i “bastardi” per discutere del complotto, lo interrompe, lo irrita, lo istiga. E in tutto ciò non dimentica la cosa più importante: raccontarci la sua storia, senza esimersi dal seguire una regola imprescindibile, quella di far convergere in ogni singolo fotogramma tutta la sua passione per il cinema, da Leone al cinema d’avanguardia tedesco, passando per il cinema d’azione del Sol Levante e la commedia italiana (vedere i “bastardi” che scimmiottano il siciliano). E tutto il suo amore per il cinema emerge dirompente nell’ultima macrosequenza, quella dell’attentato ad Hitler ed altri 350 nazisti, tra cui alte sfere del Reich, nell’unico posto dove era possibile compierlo: un cinema.
Perché al cinema? Perché è al cinema che i cattivi “conquistano” la fine che si meritano, è al cinema che i cattivi muoiono dannatamente e orribilmente, è al cinema che i buoni vengono osannati, mitizzati e le loro gesta, per quanto possano sembrare folli e prive di pietà, diventano giuste. Perché hanno sconfitto i cattivi.
E allora, di fronte ai 160 minuti del film di Tarantino, e ancora di più nel tripudio che è la scena finale dell’attentato (in realtà un duplice attentato, che mente Tarantino!), non possiamo che restare come probabilmente resta lo stesso Tarantino di fronte a un film che gli piace: con trasporto ed eccitazione. Perché alla fine, è il cinema che vince.
Voto: 8
Da vedere perché: Tarantino rende omaggio al cinema esprimendo tutta la sua arte, l’arte del cinema. E forse è il suo miglior film.
La frase: Avete un debito con me. Ognuno di voi dovrà portarmi 100 scalpi di nazisti. E io voglio i miei scalpi!
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franzromy
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venerdì 12 febbraio 2010
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fantapolitica "impegnata": tarantino punta in alto
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Forse per la prima volta, con "Bastardi senza gloria" mister Tarantino mira a sdoganare definitivamente il suo cinema, affrontando un argomento serio e delicato come il nazismo e la persecuzione degli ebrei. Ovviamente lo fa a modo suo, non rinunciando mai a quel ghigno sardonico e volutamente eccessivo che da sempre sono il suo trademark operativo, ma è fuori di dubbio che qui egli abbia puntato a ottenere riconoscimenti più ampi rispetto ai consueti film "di genere". E non è forse un caso che ciò avvenga dopo il mezzo passo falso di "Grindhouse", bruttarello assai malgrado il latente divertissement.
Tutt'altra musica con quest'opera curata, discretamente innovativa e sempre molto coinvolgente, malgrado la durata da maratona.
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Forse per la prima volta, con "Bastardi senza gloria" mister Tarantino mira a sdoganare definitivamente il suo cinema, affrontando un argomento serio e delicato come il nazismo e la persecuzione degli ebrei. Ovviamente lo fa a modo suo, non rinunciando mai a quel ghigno sardonico e volutamente eccessivo che da sempre sono il suo trademark operativo, ma è fuori di dubbio che qui egli abbia puntato a ottenere riconoscimenti più ampi rispetto ai consueti film "di genere". E non è forse un caso che ciò avvenga dopo il mezzo passo falso di "Grindhouse", bruttarello assai malgrado il latente divertissement.
Tutt'altra musica con quest'opera curata, discretamente innovativa e sempre molto coinvolgente, malgrado la durata da maratona. Ancora una volta gli omaggi al cinema italiano sono molto evidenti, a cominciare dal maestro Sergio Leone: molte sequenze in apparenza lente, permettono alla tensione di salire progressivamente fino alla repentina esplosione della cieca violenza. Da antologia, in tal senso, almeno due passaggi del film: tutta la parte iniziale simil-western, che si conclude col barbaro assassinio delle ragazze ebree nascoste sotto le assi del pavimento, e l'episodio dove Shosanna si vede costretta ad accettare di proiettare il film di propaganda nazista: l'improvvisa apparizione del perfido colonnello Landa è un autentico tuffo al cuore...
La scelta di ricorrere a lunghi passaggi con l'impiego delle lingue originali, se da un lato costringe lo spettatore a uno sforzo in più, dall'altro gli permette di gustare il particolare realismo con cui si dipana la storia. Ed è probabile che Tarantino abbia ricorso a quest'espediente anche per esprimere al meglio una metafora: quella dell'incomunicabilità umana, nel senso della non-voglia di comprendere l'altro: quando presente, tutto può succedere.
E in effetti tutto accade in questo tourbillon fantapolitico, e Tarantino può permettersi di rovesciare la storia facendo morire Hitler in un attentato senza far gridare allo scandalo.
Fra gli attori, assolutamente eccezionale Christoph Waltz nei panni del sadico ma intelligente Landa, e perfetta Mélanie Laurent nel ruolo della vittima sacrificale Shosanna; non particolarmente significativo il superdivo Brad Pitt.
Con la guerra diventano tutti cattivi, antipatici e violenti, sembra dirci Tarantino, tant'è che è difficile provare vera simpatia per qualcuno dei protagonisti, che sono tutti accomununati dall'avere in testa una sola cosa: la vendetta. E anche gli stessi "Bastardi" sono un manipolo truce e scientificamente sadico. A suo modo, paradossalmente, un apologo della non-violenza...
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