La nuova fiaba malefica di Tarantino comincia con uno stridente “C’era una volta” nella Francia occupata dai nazisti. Due storie parallele. Quella di Shosanna Dreyfus,ebrea, viva per miracolo dopo lo sterminio della famiglia da parte del colonnello Hans Landa e divenutasi proprietaria di un cinema parigino e quella dei bastardi, un gruppo di soldati guidati da Aldo Reine che sono stati mandati dall’America per scalpare i nazisti. Due complotti che si ignorano fra loro in un’unica “Operazione Kino”. Quello di Shosanna che vuole uccidere “la crème” dei nazisti, Hitler compreso, durante la proiezione di un film propagandistico con la pellicola infiammabile 35mm e quello dei bastardi,che con l’aiuto di una spia degli Alleati, partecipano alla proiezione fingendosi attori siciliani per attuare il loro massacro. Un unico finale che cambia la storia che siamo abituati a leggere sui libri di scuola, che tutti avremmo voluto vedere.
Tarantino, nel suo film più maturo e corente, ci mostra davvero che la vendetta è un piatto da consumare freddo e qui la vendetta non è di tutti i giorni. E’ la vendetta con la V maiuscola che porta alla diretta eliminazione del nazismo.Questi bastardi non sono che un’incarnazione moderna degli indiani Apache, che con ferocia razziavano incuranti le popolazioni e miravano dritti al loro obbiettivo. Anche Shosanna è come un Apache (bella e significativa la scena del trucco la sera dell’attentato) che ha come arma anziché archi e frecce le pellicole da bruciare. Già, perché solo il cinema poteva essere per Tarantino il luogo perfetto dove ambientare un finale per definizione impossibile. È solo al cinema che i cattivi muiono quando devono e gli eroi si sacrificano o trionfano. Quel che rende esemplare però questo film non sono tanto, anche se se sembra impossibile crederlo, le mille scene piene di suspense e sempre d’effetto come solo questo regista del Tennessee sa fare, ma i dialoghi e l’ironia giocata sul versante delle lingue differenti (in tutto il film si odono battute in ben quattro lingue differenti).
L’ultima opera del regista di Pulp Fiction è il suo miglior lavoro sull’immaginario. Nel mondo tarantiniano le regole non sono quelle del nostro; in quest’universo alternativo tutto è superficiale, violento e luciferiano. Aldilà di tutto quel che si può affermare o meno sulla sua bravura come cineasta, Tarantino è uno dei più grandi appassionati della Storia e del cinema dei nostri tempi e “Inglorious Basterds”è un gran film sotto moltissimi aspetti. Un cast d’eccellente bravura, 153 minuti godibili (a parte forse la sequenza centrale della taverna, prolungata sin troppo) dove i personaggi sono insensibili a tutto, come riassume la celebre frase dei bastardi: “Non mi importa della gloria sterminiamoli tutti!” . Anche se il motore narrativo di queste opere del cinema più che moderno è sempre pressoché uguale in tutta la filmografia, Tarantino possiede sempre quella nota di genio che stupisce e cattura sia dal lato visivo che sonoro. Penso che questo sia il mio capolavoro con questa battuta il regista sceglie di chiudere, forse indirettamente, il suo film... e non è detto che si sbagli.
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