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The Horsemen: l'esordio nel thriller di un ex musicista

Jonas Åkerlund militava in una black metal band prima di darsi alla regia.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

L'ascesa di un regista votato alla musica

martedì 3 febbraio 2009 - Approfondimenti

L'ascesa di un regista votato alla musica
Negli ultimi dieci anni il suo nome è sempre stato più comunemente associato a quello di Madonna per via di una lunga collaborazione avviata nel 1998, quando Jonas Åkerlund realizzava per la regina del pop il videoclip "Ray of Light". In pochi però sanno che la carriera del regista svedese non ha avuto inizio dietro a una macchina da presa, bensì come batterista dei Bathory - ritenuti da molti precursori del viking metal e del black metal - nelle cui fila ha militato tra il 1983 e il 1984. Solo dieci anni più tardi avrebbe trovato il successo come regista di video girando per i connazionali Roxette il clip di "Fingertips" e divenendo di fatto il terzo componente della band. In pratica Åkerlund stava al gruppo svedese come Anton Corbijn sta agli U2 ed è curioso come entrambe queste celebrità del video abbiano scelto di darsi al thriller dopo aver esordito sul grande schermo il primo con Spun, storia di droghe ed eccessi, il secondo con Control, cronaca della (breve) vita di Ian Curtis. Mentre Corbijn non ha voluto dare anticipazioni sul suo prossimo progetto cinematografico (del quale si sa solamente che sarà un thriller), il nuovo film di Åkerlund sta per uscire nelle sale. In The Horsemen il regista di Bromma, Stoccolma, affronta temi religiosi valendosi di un versetto biblico per offrire un primo indizio sugli spietati assassini che si ispirano ai Quattro cavalieri dell'Apocalisse. "Gli elementi decisamente variegati di questa storia erano perfetti per me", ha dichiarato Åkerlund. "È l'unione di un thriller criminale dotato di una grande suspense con un dramma familiare decisamente emotivo, il tutto ambientato in uno sfondo inquietante di forte spirito religioso decisamente fuori controllo".

I quattro colori dei Cavalieri
Nel libro della Rivelazione dell'apostolo Giovanni i quattro cavalieri sono rappresentati come portatori di disgrazie quali pestilenza, guerra, carestia e morte, mali che conducono il genere umano verso la perdizione totale, segnando la fine del mondo. Nel corso della storia sono stati numerosi i teologi, gli psicologi e gli artisti a dare una interpretazione del tutto personale sui cavalieri, che si contraddistinguono per caratteristiche e colori. "E vidi, ed ecco, un cavallo bianco; e colui che vi sedeva sopra aveva un arco; e gli fu data una corona, ed egli uscì, vincendo e per completare la sua vittoria. [...] E uscì un altro cavallo, color fuoco; e a colui che vi sedeva sopra fu concesso di togliere la pace dalla terra affinché si scannassero gli uni gli altri; e gli fu data una grande spada. [...] E vidi, ed ecco, un cavallo nero; colui che vi sedeva sopra aveva in mano una bilancia. [...] E vidi, ed ecco, un cavallo pallido; e colui che vi sedeva sopra aveva nome la Morte". Questo scriveva Giovanni e questo hanno riportato fedelmente i realizzatori di The Horsemen. "Nero, rosso, verde pallido e bianco. I colori ci sono tutti" ha spiegato Brad Fuller, già alla produzione dei remake Non aprite quella porta, Amityville Horror e Venerdì 13, di prossima uscita. "Grazie alla stile visivo di Jonas e alle magnifiche scenografie di Sandy Cochrane, questi colori vengono utilizzati per approfondire le ragioni e la suspense che circonda tutti gli omicidi. Ancora una volta, abbiamo cercato di prendere i riferimenti biblici e utilizzarli non per colpire il pubblico con un messaggio, ma per evidenziare i dettagli intricati del film".

La sospensione
Sebbene gli omicidi in serie di The Horsemen siano strettamente collegati con la profezia di Giovanni che compare nel sesto capitolo del libro della Rivelazione, il modo in cui vengono uccise le vittime si rifà a un rituale praticato dai Mandan, tribù di nativi americani ormai estinta. Nel 1867 il pittore statunitense George Catlin - che con la sua arte contribuì a diffondere nel Nuovo Mondo e non solo l'immagine del vero Indiano d'America - pubblicava il libro "O-Kee-Pa: A Religious Ceremony And Other Customs Of The Mandans" dove veniva mostrata la pratica della sospensione, una cerimonia molto comune fra i membri della tribù. "È stato veramente semplice svolgere le ricerche sulla sospensione", ha rivelato Åkerlund. "Sono andato su Internet e ho trovato centinaia, se non migliaia, di gruppi e persone differenti che la praticano. All'inizio devo ammettere che ero un po' intimidito dal fatto di sapere che, essendo una parte integrale del film, avremmo dovuto scoprirne qualcosa in più. Ho assistito personalmente a una sospensione e questo mi ha aiutato a sentirmi più a mio agio. Per alcuni è una pura e piacevole iniezione di adrenalina, per altri è un modo di combattere le proprie paure, c'è chi la vede come una depurazione spirituale e chi un tipo di performance art. Non importa quale sia la ragione per farlo, è un'esperienza decisamente visiva, è un tipo di attività a effetto se vista con occhi vergini e ritengo che funzioni molto bene nel contesto del film".

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