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Ritorno a Brideshead: costumi tra parole e immagini

Esce in sala Ritorno a Brideshead, che ripropone il rapporto tra cinema (in costume) e letteratura.
di Marzia Gandolfi

Leggere un film
Ben Whishaw (43 anni) 14 ottobre 1980, Clifton (Gran Bretagna) - Bilancia. Interpreta Sebastian Flyte nel film di Julian Jarrold Ritorno a Brideshead.

giovedì 25 giugno 2009 - Approfondimenti

Leggere un film
Quante volte vi sarà capitato, dopo aver visto un film tratto da un best seller, di sentire dire "Personalmente preferisco il libro"? Sempre, perché la fedeltà di un adattamento è cosa ardua ed è ormai luogo comune affermare che il film non ha rispettato le aspettative del lettore. Forse non si dovrebbe vedere mai un film tratto da un romanzo (troppo) amato, si rischia di volerci trovare solo le immagini che, leggendo quelle pagine, la nostra fantasia ha accarezzato. La verità sta nel mezzo: da libri mediocri possono nascere film eccellenti e viceversa. Quello che è certo è che i film di derivazione letteraria continuano a invadere gli schermi e a interrogare spettatori e critici sulla relazione che intercorre tra pagina stampata e immagine filmica. A rinnovare il confronto diretto ci pensa Ritorno a Brideshead, trasposizione del romanzo omonimo di Sir Evelyn Vaugh. Erede legittimo del film in costume di Ivory e "alla Ivory", Julian Jarrold si trasferisce nell'Inghilterra degli anni Venti e Trenta per raccontare riti, cerimonie e decadenza dell'aristocrazia inglese. Ritorno a Brideshead è il racconto dell'agonia di una sovranità arcaica, quella aristocratica appunto, sospesa alle soglie con la modernità. Dopo aver contribuito all' "Austen Revival" con Becoming Jane, il regista inglese replica sullo schermo la Old England delle "good manners" e riconosce nel pubblico il desiderio di vedere rappresentati le abitudini, le piccole manie, le danze, le arti gentili, il tè alle cinque, le conversazioni interessanti senza essere intelligenti, i prati verdi, il landscape garden, le tenute e naturalmente signorine in età da marito e gentlemen che si muovono in una società politicamente conservatrice e formale. Accanto al misurato autocompiacimento per il proprio passato, Jarrold ha colto la britannicità e la critica sociale di Evelyn Vaugh a un mondo costituito da regole codificate. Ritorno a Brideshead, coi suoi paesaggi da cartolina e le emozioni britannicamente contenute, con la sua fotografia accurata e la regia appena leziosa, è un adattamento raffinato che rivela aspetti stilistici interessanti: una ricostruzione degli ambienti, degli interni e soprattutto della moda minuziosi e pertinenti all'epoca rappresentata.

Questione di stile
Come il romanzo, il cinema è nato per intrattenere il pubblico popolare, diventando presto una preziosa fonte di informazione sulla società, le mode e i costumi dell'epoca di riferimento. Ritorno a Brideshead non fa eccezione, soffermandosi in approfondite introspezioni dei personaggi e rivelandoceli attraverso gli oggetti che possiedono, gli abiti che indossano e il modo in cui trascorrono il loro tempo. Le signorine sentimentali dotate di "common sense" o le eroine austeniane, equilibrate e abili nel misurare le lacrime, abitano ville e palazzi, interni e giardini, confini di un mondo altro al di fuori dei quali lo spettacolo finisce. I film alla Ivory, adattamenti di opere letterarie anglosassoni, sono accomunati dall'attenzione alla moda e a quello che "era" la moda del tempo considerato. Le fanciulle abitano una bella favola e un'immensa bolla color pastello, capace di suggerire immediatamente l'impulso immediato e l'eccesso di temperamento, l'idea della freschezza e della vitalità della loro giovane età. I colori degli abiti indicano la psicologia delle protagoniste e acquistano con la loro evoluzione tagli più sofisticati e scollature sempre più profonde. Piume, bottoni, distese di tulle, seta e organza confezionano i costumi e producono la piacevole frivolezza di delicate eroine, che rinnovano sullo schermo "un tempo in cui la propria città rappresentava il mondo intero e le manovre ad un ballo suscitavano maggiore eccitazione delle manovre militari...". Parola (e parole) di Jane Austen.

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