Anno | 2008 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Patrick Jeudy |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 maggio 2010
CONSIGLIATO NÌ
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Una delle persone più vicine a Marilyn Monroe è senza dubbio il suo psicanalista, il dottor Ralph R. Greeson. Durante le sedute, registrate su nastro, dialoga con Marilyn sulle sue paure e inevitabilmente affronta la questione sessuale, centrale nella figura dell'attrice. Il sesso è visto come un'occasione persa, una difficile ricerca che non ha mai trovato un appagamento definitivo. I matrimoni prima con Joe Di Maggio e poi con Arthur Miller sono notoriamente un calvario, l'attrice rivela al dottor Greeson di faticare a raggiungere l'orgasmo. Greeson intuisce che non si tratta di un problema sessuale comune, ma nel suo caso la donna si trova a confrontarsi con l'immagine dell'attrice provocandole una confusione mentale. "Gli uomini vengono a letto con Marilyn Monroe - dichiara l'attrice durante una seduta - e si svegliano il mattino dopo con Norma Jeane Baker".
Greeson, psicanalista di diverse star hollywoodiane negli anni Sessanta, diagnostica all'attrice di Gli uomini preferiscono le bionde un'instabilità emotiva cronica e una paura della solitudine. Marilyn cova una sensazione di ansia radicata della notte, tanto che Greeson decide di spostare alcune sedute la sera per vincere la sua paura. Se ne accorge anche John Huston durante le riprese de Gli spostati che le urla di non liberarsi dell'angoscia ma di utilizzarla per recitare al meglio.
Uno dei problemi principali di Marilyn che il dottor Greeson scopre, riguarda la sua difficoltà a esprimersi. Si sente infatti in perfetta sintonia con il suo corpo e a testimoniarlo ci sono le famose foto di nudo scattate per Playboy da giovane, qualche take di nudo integrale e una session di fotografie scattate qualche mese prima della morte. Però Marilyn non si sente a suo agio a parlare ritenendo che il suo corpo e la sua mimica siano più che sufficienti per comunicare.
Il regista Patrick Jeudy si affida alle registrazioni, ma la voce di Marilyn si ascolta solo in qualche passaggio. La narrazione è lasciata alla voce off, mentre le foto e le immagini ritraggono una donna fragile, schiacciata dal peso della sua immagine.