Titolo originale | Huanggua |
Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Zhou Yaowu |
Attori | Jiang Zhongwei, Wang Zaihe, Shang Xia, Ren Duoduo, Liu Shuchen, Wang Yujiao . |
Tag | Da vedere 2008 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Nella Pechino di oggi s'intrecciano le storie di personaggi giunti in città dalla provincia.
CONSIGLIATO SÌ
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Pechino, oggi. Lao Chen ha perso il lavoro di operaio, la stima della moglie e il rispetto del figlio, a cui cucina sempre rognoni piccanti saltati. Xiao Chen cerca lavoro, sogna di sfondare come sceneggiatore nel mondo dello spettacolo e aspetta ogni sera la fidanzata davanti a un piatto di pollo agli anacardi. Da Chen è un venditore ambulante (e abusivo) di verdure, ha una moglie muta e un bambino di dieci anni che preferisce gli hamburger di McDonald's alle striscioline di carne al profumo di pesce. Ognuna delle tre pietanze è caratterizzata da un ingrediente, il cetriolo, verdura comune e dal basso contenuto calorico venduta da Chen sui marciapiedi di Pechino. Un ortaggio che definisce i piatti e le storie di cui si compone il film.
Dopo tanto cinema cinese sui riti passati e presenti della vita in estremo oriente, l'opera prima di Zhou Yaowu ha l'indubbio merito di puntare l'obiettivo su quella zona di frontiera che è il rapporto tra cultura e mentalità diverse: cinese - americana (cucina tradizionale e fast-food) e giovanile - adulta (padri e figli). Senza spostarsi da Pechino, il giovane autore mette a confronto due mondi diversi sul terreno antropologico del rito-culinario: il pragmatismo americano che esige rapidità ed efficacia contro una tradizione che nel simbolismo perpetua i suoi valori fondamentali. Il contrasto tra una civiltà recente e una millenaria non è che una riedizione dell'eterno conflitto generazionale tra genitori e figli, i primi depositari e custodi di secolari memorie, i secondi smaniosi di raggiungere l'autonomia e "affamati" di una modernità senza ricordo. Su questa già complessa relazione di conflitti pesa imponente il dramma personale dei protagonisti (la precarietà, la disoccupazione, l'impotenza sessuale e intellettuale) dentro una città dove le infinite felicità convivono con le incalcolabili miserie.
Girato con un rigore formale sorprendente per un debuttante e composto attraverso inquadrature fisse, modificate e "mosse" soltanto dall'alterazione dell'angolazione e dunque del punto di vista, Cetriolo registra il quotidiano e inaspettatamente ferisce svelando il lato tragico di Pechino e della nazione. Accordato e appagato il sogno delle Olimpiadi, la Cina di Zhou Yaowu fa i conti con l'ingresso in una dimensione internazionale e globalizzante in cui smarrisce i valori preesistenti e rischia la dismissione degli affetti. Gli imperativi della modernizzazione distruggono il vecchio mondo e il modello di sviluppo capitalistico vince dentro "il" fast-food, in cui si recano i protagonisti prima di consumare la loro tragedia annunciata, prima di morire fuori campo. Le relazioni umane e le architetture in cui si sviluppano diventano l'emblema delle contraddizioni della Cina di oggi e un lucido atto di accusa verso una crescita disordinata e sproporzionata. L'altra faccia della medaglia è una Pechino brulicante di degrado e di disperazione, in cui si concorre e si lotta soltanto per sopravvivere.