Bobby

Bobby, la grande storia e la voglia di metterci tutto

Bobby di Emilio Estevez, che è figlio dell'attore Martin Sheen, è un bell'esempio di Storia grande non spiata dal buco della serratura come si potrebbe insinuare ma osservata ad altezza di uomo comune. In sintonia con il valore e il significato che nella vita e nella politica statunitense degli anni Sessanta ebbero i Kennedy e l'enorme aspettativa che intorno a loro si accese.
Si tratta della notte del 4 giugno 1968. Quando in occasione del passaggio chiave californiano della campagna presidenziale del secondo Kennedy, Robert fratello di John assassinato a Dallas quattro anni e mezzo prima, e cioè una serata organizzata presso l'hotel Ambassador di Los Angeles, il candidato democratico alla Casa Bianca venne ucciso a revolverate dall'arabo Sihran Sihran. Non è tanto il cuore storico della vicenda che il film racconta quanto il brulicare di un gran numero di piccoli personaggi - d'invenzione ma molto verosimili - che ne furono casuali testimoni in quel luogo e in quelle ore. Un ex portiere dell'albergo e un suo amico pensionato come lui, il direttore dell'hotel e sua moglie parrucchiera, una cantante alcolizzata, i cuochi, e così via.
L'asso nella manica che impreziosisce il film è che i piccoli personaggi sono tutti affidati a grandi attori. Forse la sua debolezza è quella di cedere alla tentazione dell'inventario, a un incontinente citare tutto il campionario di cose che denotano la società americana di quella stagione.
Da La Repubblica, 26 gennaio 2007


di Paolo D'Agostini, 26 gennaio 2007