Il fiore del male

Film 2002 | Drammatico 104 min.

Titolo originaleLe Fleur du mal
Anno2002
GenereDrammatico
ProduzioneFrancia
Durata104 minuti
Regia diClaude Chabrol
AttoriNathalie Baye, Benoît Magimel, Suzanne Flon, Bernard Le Coq .
TagDa vedere 2002
MYmonetro 3,22 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Claude Chabrol. Un film Da vedere 2002 con Nathalie Baye, Benoît Magimel, Suzanne Flon, Bernard Le Coq. Titolo originale: Le Fleur du mal. Genere Drammatico - Francia, 2002, durata 104 minuti. - MYmonetro 3,22 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Michele e Francois sono fratellastri. Lui torna da una lunga permanenza negli Stati Uniti e riscopre l'amore per lei. Ma in famiglia ci sono problemi ben piu' gravi. In Italia al Box Office Il fiore del male ha incassato 381 mila euro .

Consigliato sì!
3,22/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 2,93
CONSIGLIATO SÌ
Un groviglio di vipere nella provincia alto-borghese di Chabrol, come sempre di classe.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Michele e Francois sono fratellastri. Lui torna da una lunga permanenza negli Stati Uniti e riscopre l'amore per lei. Ma in famiglia ci sono problemi ben piu' gravi. La madre di Francois e' impegnata nella campagna elettorale municipale e i suoi avversari scavano nel passato della sua famiglia e in quella del padre di Francois. Cio' che emerge non e' certo piacevole. Ancora un groviglio di vipere nella borghesia medio-alta di provincia per un Chabrol che ripete se stesso con una classe ineguagliabile. Attori tutti perfetti, ambienti che diventano a loro volta protagonisti e la voglia di costruire gialli che non restino in superficie (come fa tanto cinema americano) ma scavino nel profondo degli individui non dimenticando il contesto che, in parte, li determina ad agire. Si veda la visita 'elettorale' della candidata nel casermone periferico e si capira' cosa vuol dire fare cinema senza i paraocchi di genere.

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Recensione di Stefano Lo Verme

In una villa di campagna in provincia di Bordeaux abita la famiglia Charpin-Vasseur, che si è unita quando il farmacista Gérard Vasseur ha sposato Anne Charpin, la vedova di suo fratello; insieme a loro vivono anche François e Michelle, figli dei precedenti matrimoni dei due coniugi, e l'anziana zia Line. Mentre Anne è impegnata nella campagna elettorale per il municipio, un torbido segreto riaffiora dal passato della famiglia...
Un lungo piano sequenza ci introduce in un'elegante villa di campagna, accompagnando il nostro sguardo attraverso i corridoi e su per le scale, fino ad una camera da letto all'interno della quale giace un cadavere. Inizia così, con questo inquietante flashforward che funge sia da prologo che da epilogo, Il fiore del male, ennesima incursione nell'ambiente dell'alta borghesia di provincia da parte del maestro del thriller francese Claude Chabrol. Presentato al Festival di Berlino 2003, questo opus numero 50 di Chabrol (basato su un soggetto di Caroline Eliacheff e Louise L. Lambrichs e sceneggiato dallo stesso regista) parte come un sottile dramma psicologico, ma poco prima della conclusione si tinge inesorabilmente di giallo: un giallo insolito ed anticonvenzionale, che mischia le carte in tavola mantenendosi continuamente sospeso fra passato e presente.
La trama della pellicola è incentrata su due linee narrative: nella prima, i protagonisti sono il giovane François (Benoît Magimel), appena tornato a casa dopo una permanenza di tre anni negli Stati Uniti, e la sua sorellastra Michelle (Mélanie Doutey), legati da un rapporto di reciproca attrazione (un rapporto sul quale aleggia l'ombra di un possibile incesto). Il secondo filo narrativo è quello costruito attorno al ménage fra Anne Charpin-Vasseur (Nathalie Baye), candidata alle elezioni municipali, e suo marito Gérard (Bernard Le Coq), che non sembra troppo entusiasta delle ambizioni politiche della consorte. A fare da perno dell'intera famiglia è l'anziana zia Line (una superlativa Suzanne Flon), un'arzilla e benevola vecchietta nel cui passato potrebbe essere nascosto un terribile segreto. Anche in questo film, dunque, il regista di Grazie per la cioccolata ci conduce oltre la superficie di apparente serenità di una tipica famiglia borghese, di cui ci mostra le tensioni sotterranee, i risentimenti mai espressi, e soprattutto i numerosi scheletri sempre pronti ad uscire dal proverbiale armadio; come dice François in una battuta emblematica, "Da sempre la gente va a braccetto con la finzione: è quello che si chiama civilizzazione".
Chabrol sfrutta le regole del murder-mystery per scavare nell'animo dei protagonisti, dimostrando una profondità ed una finezza di scrittura davvero ammirevoli; il modo in cui disegna i suoi personaggi, inserendoli in un contesto sociale ben preciso, rivela un'attenzione per i particolari ed una lucida ironia diventate ormai un marchio di fabbrica nell'opera del regista settantenne. Accanto a delle acute osservazioni di costume (la visita di Anne alle case popolari), la storia affronta temi quali il senso di colpa, l'odio che si cela nell'ambiente familiare e la trasmissione del peccato da una generazione all'altra, con dei risvolti di straordinaria ambiguità (e di lieve perfidia) che rendono Il fiore del male una delle migliori pellicole nella carriera di Chabrol. È anche un film sul passato: un passato impossibile da seppellire, come testimoniano i brevi flashback sonori rivissuti nella memoria da zia Line, che verso il finale confida all'adorata nipote Michelle: "Il tempo non esiste... c'è un unico presente perpetuo". Tutti perfetti gli attori, in particolare l'ottima Nathalie Baye, ma la più brava è senza dubbio la veterana Suzanne Flon, che all'età di 85 anni ci regala un'interpretazione a dir poco magistrale.

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RECENSIONI DELLA CRITICA
Emanuela Martini
Film TV

La frase rivelatrice, quella più volte citata da Chabrol come chiave di lettura del suo film, arriva poco primo dello fine: "Il tempo non esiste: c'è un unico presente perpetuo". La dice la vecchio zio Line alla nipotina Michéle, quasi per consolarla di un antico fantasma familiare che la ragazza ha riacceso (e certamente non quietato) con i suoi atti.

Roberto Nepoti
La Repubblica

Doppiato il capo della settantina, Claude Chabrol è entrato in una nuova fase di giovinezza artistica: la terza, dopo la "nouvelle vague" e i grandi film degli anni 60-'70. Con Il fiore del male, in concorso alla Berlinale, il regista torna al giallo; a quel tipo di giallo dalla ricetta tutta particolare (un po' di Simenon, un po' di Hitchcock, moltissimo Chabrol) dove a contare, più della domanda [...] Vai alla recensione »

Silvio Danese
Quotidiano.net

Chabrol, maestro del noir familiare in cui si sentono echeggiare pagine di Simenon e allusioni freudiane, sta finendo di comporre una sorta di affresco dell'ipocrisia e della paranoia del focolare domestico. Si vede ormai l'insieme, ma non tutte le parti sono ottime. Questa ripete qualcosa, e qualcosa aggiunge. Per esempio lo sfondo di un passato storico francese.

Paolo Boschi
Scanner

Una vita per il cinema senza mai perdere di vista il proprio, inimitabile stile: è una doverosa anticipazione per Il fiore del male, cinquantesimo film in carriera per Claude Chabrol, classe 1930, l'ennesima pellicola giocata sulle implacabili idiosincrasie (con delitto incombente) di una famiglia altoborghese di provincia, ritratta e colpita al cuore, al solito, con spietata precisione.

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