Titolo originale | My Son the Fanatic |
Anno | 1998 |
Genere | Commedia |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Udayan Prasad |
Attori | Stellan Skarsgård, Om Puri, Akber Kurtha, Gopi Desai, Harish Patel, Sarah-Jane Potts Geoffrey Bateman. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 4 recensioni. |
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Tratto dal racconto "Love in a Blue Time" (1996) dello scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi. Al Box Office Usa Mio figlio il fanatico ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 370 mila dollari e 38,4 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Tratto da un racconto dell'indiano Hanif Kureshi. Il conflitto fra un tassista indiano che si trova benissimo in Inghilterra e il figlio assolutamente integralista. Ne esce il confronto fra le due culture con qualche sorriso e molti pregiudizi, soprattutto da parte del giovane.
Tratto dal racconto Love in a Blue Time (1996) dello scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi, è il ritratto di un taxista pakistano - che ha trovato un discreto benessere a Bradford, centro laniero dello Yorkshire - e dei suoi difficili rapporti con il figlio che improvvisamente si è votato al fondamentalismo islamico e rifiuta la cultura occidentale. Attraverso una interessante galleria di personaggi Prasad illustra il tema centrale della narrativa di Kureishi, il conflitto tra la cultura e i costumi occidentali e le proprie origini per gli immigrati asiatici. La trovata è quella di ribaltare i tradizionali ruoli del conflitto: qui sono i figli a difendere le radici e i valori originali contro i genitori che si sono ormai inseriti. Puri, celebre attore indiano, è un protagonista di ammirevole intensità.
Alle volte, mi capita di pensare, ma non pretendo di risolvere il mistero dell’origine dell’universo: così, su per giù, confida Parvez (Om Puri) a Bettina (Rachel Griffiths), prostituta gentile. In effetti, cosa può fare di fronte a problemi “universali” non un filosofo ma un piccolo uomo tranquillo che, per campar la vita, dal Pakistan è dovuto venire fin nel Nord dell’Inghilterra? Certo, si sarebbe [...] Vai alla recensione »
Voci che gridano nel deserto. Contro le maree montanti e sempre più minacciose dei fondamentalismi, delle sette, degli integralismi di ogni sorta. Voci della ragione contro le urla di chi, non avendo argomenti, ricorre alla violenza e al lavaggio del cervello. E non soltanto nelle periferie del mondo, dove i messaggi degli ayatollah di turno possono fare facile presa sulle masse disederate.