Titolo originale | The Draughtsman's Contract |
Anno | 1982 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Peter Greenaway |
Attori | Anthony Higgins, Janet Suzman, Hugh Fraser, Neil Cunningham, Dave Hill David Gant, Anne Louise Lambert, Michael Carter, David Meyer, Nicholas Amer, Suzan Crowley, Lynda La Plante, Michael Feast, Alastair Cummings, Steve Ubeis, Ben Kirby, Joss Buckley, Tony Meyer. |
Uscita | lunedì 28 novembre 2022 |
Tag | Da vedere 1982 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,08 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 25 novembre 2022
In una villa della campagna inglese, alla metà del Seicento, un pittore riceve l'incarico dalla proprietaria, Lady Herbert, di eseguire dodici disegni della sontuosa dimora. In Italia al Box Office Greenaway - I Misteri del Giardino di Compton House ha incassato 14,2 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Verso la fine del diciassettesimo secolo, nella cornice dell'Inghilterra rurale, la signora Herbert cerca di convincere un pittore, il signor Neville, a realizzare una serie di dodici dipinti che ritraggono la dimora di famiglia, Compton House. Neville accetta, ma solo a patto di includere nel contratto i favori sessuali della signora mentre il marito è assente. Inizia così un soggiorno fatto di giochi di potere, abusi e soprusi, che non può che complicarsi quando si sparge la voce che il padrone di casa è stato ucciso, e che il pittore è il sospetto numero uno.
Quarant'anni sono trascorsi dall'uscita de I misteri del giardino di Compton House, un tempo lungo che per nulla ha smussato l'affilatissima lama satirico-grottesca dell'opera seconda di Peter Greenaway.
Il restauro appena realizzato e la nuova uscita nei cinema punta i riflettori sul film che per primo portò il regista all'attenzione della scena britannica; fu girato con finanziamenti televisivi - un'altra epoca - ma fece scalpore in quanto ardito ibrido ultra-cerebrale tra giallo in costume, provocazione grottesca e arguta riflessione (come sempre del resto per Greenaway) sul valore e sulla verità dell'immagine attraverso la lente artistica.
Lo spettatore intrigato dalla produzione di Greenaway del ventennio successivo ne troverà qui la genesi, che parte dall'idea di paesaggio e della sua rappresentazione. Molto si discute e molto si mostra del lavoro ossessivo sul "framing" di Neville, il quale si vanta di saper riprodurre la realtà per ciò che è. Un concetto di cui l'intera filmografia di Greenaway si farà beffa, perché l'immagine non è mai l'essenza del reale, neanche al cinema. Il "giallo" di un omicidio e le pieghe della trama avvengono quindi fuori dall'inquadratura, indecifrabili, eppure sempre in bella vista per chi sa guardare aldilà del posizionamento degli oggetti, in una squisita satira che funziona su molteplici livelli e non ha perso - anzi, forse ci ha guadagnato - in raffinatezza.
Reso ancor più ipnotico dalle insistenti musiche di Nyman, questo processo alle immagini sfonda il muro dell'ombelicale disquisizione sull'arte per intrecciarsi a un perverso trattato di surreale carica politica. L'Inghilterra della Restaurazione è popolata di una classe aristocratica e cinica (perfettamente delineata nel fulminante prologo) la cui moralità si fa pura economia di scambio e non conosce limite.
Tutto - sesso e violenza, vendetta e arrivismo - è transazione sepolta sotto pomposi aforismi; il tono è comicamente assurdo, ma le macchinazioni spietate. L'occhio freddo e impassibile di Greenaway le registra attraverso un binocolo secolare, con quella sensibilità enigmaticamente moderna che sarebbe diventata il marchio di fabbrica di un maestro del cinema europeo.
In una villa della campagna inglese, alla metà del Seicento, un pittore riceve l'incarico dalla proprietaria, Lady Herbert, di eseguire dodici disegni della sontuosa dimora. Per convincere il riluttante pittore inserisce nel contratto la clausola per cui lei gli si concederà alla fine di ogni disegno. Il pittore si mette all'opera, ma nel paesaggio compaiono inquietanti oggetti: farsetti bagnati di sangue, camicie strappate, indizi di un delitto: quello del castellano, che sarà trovato ucciso in giardino. I suoi disegni sono diventati documenti dell'intrigo mortale, e il pittore, che nel frattempo ha ottenuto anche i favori della figlia degli Herbert, sarà a sua volta ucciso.
Inghilterra, 1694. Mentre il marito è lontano da casa per un viaggio, la ricca Mrs. Herbert convoca presso di sé il celebre pittore Neville, con l'intenzione di commissionargli l'esecuzione di dodici disegni della loro sontuosa magione di campagna. Neville accetta l'incarico, ma ad una condizione: che Mrs. Herbert, per ogni disegno portato a termine, trascorra una notte d'amore con lui.
Prodotto dalla rete televisiva britannica Channel 4, I misteri del giardino di Compton House è il film che ha consacrato sulla scena internazionale il regista inglese Peter Greenaway, passato al cinema dopo una carriera come pittore, scrittore ed autore di documentari, e qui al suo secondo lungometraggio per il grande schermo. Il titolo originale della pellicola, The draughtsman's contract, si riferisce al singolare contratto stipulato dal personaggio principale, un rinomato paesaggista di nome Neville (Anthony Higgins), con l'altolocata Mrs. Herbert (Janet Suzman), che promette di concedergli le proprie grazie in cambio di una serie di dodici disegni da donare al marito.
Ambientato nella campagna inglese alla fine del XVII secolo, il film di Greenaway si apre con una lunga sequenza iniziale di dieci minuti, una sorta di ironico antefatto in cui ci vengono mostrate le "chiacchiere" e i pettegolezzi di un'aristocrazia quanto mai decadente, che maschera dietro dialoghi forbiti e riti cerimoniosi la propria inesorabile vacuità. Quindi, con l'arrivo di Neville alla residenza degli Herbert, ha inizio una vicenda destinata ben presto a tingersi di giallo. Infatti, Neville non tarderà a rendersi conto che qualcosa di ambiguo e sinistro è nascosto nella magione di Compton House: oggetti disseminati per il giardino senza alcun motivo plausibile, che forse costituiscono gli indizi di un misterioso delitto. E mentre è alle prese con i propri dubbi, Neville si ritroverà coinvolto in un torbido gioco di seduzione che vede partecipe, oltre alla signora Herbert, anche la figlia dei padroni di casa, la giovane Mrs. Talmann (Anne-Louise Lambert), intenzionata a proporre al pittore un secondo contratto...
Peter Greenaway firma un'opera complessa e sofisticata, a metà strada fra il murder-mystery, il dramma in costume e la commedia grottesca, che rappresenta anche un'acuta riflessione sui rapporti fra arte e potere in una società classista e dominata dagli interessi economici. L'intreccio narrativo, pervaso da una sottile vena ironica (da notare il servo nudo che di notte si aggira per la villa "travestito" come una statua), avrà un esito tragico e beffardo, che tuttavia non scioglierà il mistero alla base del plot. Sebbene a tratti rischi di risultare un raffinato esercizio di stile, I misteri del giardino di Compton House è un film abilissimo nell'esplorare il tema dell'ingannevolezza delle apparenze e del tentativo da parte dell'artista (e al tempo stesso della macchina da presa) di catturare un'immagine veritiera della realtà. L'elegante colonna sonora è composta da Michael Nyman.
Prodotto dalla rete televisiva britannica Channel 4 e presentato con successo al Festival di Venezia del 1982, “I misteri del giardino di Compton House” è il film che ha consacrato sulla scena internazionale il regista inglese Peter Greenaway, passato al cinema dopo una carriera come pittore, scrittore ed autore di documentari, e qui al suo secondo lungometraggio per il grande schermo. [...] Vai alla recensione »
E' un film di importanza seminale per la storia del cinema. Come per tutta la produzione di Greenaway si tratta di una pellicola di tipo sperimentale che concepisce l'immagine filmica non solo come veicolo di una narrazione intesa in senso tradizionale, ma soprattutto intende l'immagine nella sua parentela con le forme espressive del dipinto e della fotografia.
Una meraviglia di film a cui i bellissimi Il Ventre dell' Architetto e Nightwatch dello stesso regista si avvicinano solamente. La storia della lotta mortale fra la borghese "razionalità" e l' aristocratica "sapienza" sullo sfondo della gloriosa rivoluzione del 1688 (per chi sa di storia verso la fine del film si allude alla venuta di Guglielmo III di Orange l' [...] Vai alla recensione »
Per l' esattezza è l' individualità borghese razionalista che crede solo a ciò che "vede", contro l' aristocratico "senso di appartenenza" che conosce e "sa" anche delle cose che vengono "nascoste" e non si possono né mostrare (né quindi vedere). Un vantaggio incolmabile, che nonostante l' orgoglio della propria [...] Vai alla recensione »
Un giallo verboso e antinarrativo: questo è "The Draughtsman's Contract" di Peter Greenaway, regista non di film, ma di vere e proprie opere d'arte. Ogni singola inquadratura è perfetta come un quadro a se stante e conserva un fascino pittorico d'altri tempi. Un film da vedere e rivedere.
Da dove avrà ricavato l'ottimo esordiente Greenaway il soggetto dei suoi «misteri»? Da un manoscritto rinvenuto alla fine dell'Ottocento in un maniero inglese? Dal taccuino vendicativo di un suo antenato cattolico? No, l'ha preso nella sua testa, forse giocando a fare l'inglese come se fosse un letterato europeo un poco manierista. Si capisce che il tema (l'ambiguità del reale e la sudditanza dell'artista) [...] Vai alla recensione »
I misteri del giardino di Compton House, il film che ha rivelato Peter Greenaway al mondo, compie 40 anni e torna sul grande schermo rimesso a nuovo. Sul finire del secolo XVII, la signora Herbert invita a Compton House il paesaggista Neville affinché realizzi 12 disegni della magione. Mrs. Herbert intende regalare i disegni al marito, al momento assente.
Tra i cineasti che si sono formati nel campo dell'arte figurativa, pochi hanno avuto la capacità di tradurre l'estetica pittorica di partenza in un'espressione puramente (anti)cinematografica come Peter Greenaway. Eppure, nonostante questa propensione alla traduzione/decostruzione linguistica, in tutta la sua arte serpeggia un particolare senso di idoneità all'immagine in movimento, che la porta ad [...] Vai alla recensione »
Risale agli inizi dell'Ottocento l'invenzione, nelle sue forme rudimentali, della fotografia, mentre alla fine dello stesso secolo l'uomo partorisce il cinematografo, la fotografia in movimento. Ma una tensione alla riproduzione visiva della realtà si può far risalire già alle pitture rupestri e il bue con le zampe sdoppiate, in quelle di Chauvet, testimonia anche di un tentativo ancestrale di catturare [...] Vai alla recensione »
Peter Greenaway - «Che cosa ha in più la pittura? Quella cosa chiamata sincronicità, la capacità di dare alle immagini forza e profondità. Niente a che fare con la drammaticità del cinema, soprattutto quello americano». «La macchina da presa mantiene, come il disegnatore del film, uno sguardo costante, disimpegnato, osservatore, acritico, interessato alla trama di un tessuto, al lucore di una candela, [...] Vai alla recensione »