Il fantasma della libertà

Film 1974 | Commedia 103 min.

Regia di Luis Buñuel. Un film Da vedere 1974 con Adriana Asti, Julien Bertheau, Adolfo Celi, Jean-Claude Brialy, Michel Piccoli, Jean Rochefort. Cast completo Titolo originale: Le fantôme de la liberté. Genere Commedia - Francia, 1974, durata 103 minuti. - MYmonetro 3,95 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 25 novembre 2010

Altro graffiante, irriverente e acre capitolo della satira di Buñuel contro istituzioni, credenze, modi di comportamento e vuoti rituali della società occidentale. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento,

Consigliato assolutamente sì!
3,95/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,90
ASSOLUTAMENTE SÌ
Un mondo assurdo visto attraverso l'occhio critico di Buñuel.
Recensione di Andreina Sirena
Recensione di Andreina Sirena

Il film è un tributo al poeta surrealista Benjamin Péret le cui peripezie formali ispirarono Buñuel nella scommessa di una trasposizione cinematografica. La pellicola è infatti strutturata in quattordici episodi apparentemente slegati e fortuiti, dove il protagonista di ognuno fa da cerniera alla scena seguente, per poi dileguarsi. L'ordine delle cose e il linguaggio vengono sottoposti ad una sarcastica decostruzione e ad un rovesciamento di senso che possono disorientare o illuminare lo spettatore. Non è difficile rintracciare le influenze delle teorie di Freud, la frequentazione assidua di Jacques Lacan e il peso degli scritti di Marx. Nel suo memoriale Dei miei sospiri estremi Buñuel dichiarerà che il film è un omaggio a quest'ultimo e allo spettro del comunismo che imperversava in Europa. Non a caso la pellicola si apre sul celeberrimo Tres de Mayo di Goya, seguito dalla fucilazione dei patrioti da un plotone di soldati napoleonici, mostrando da subito il volto cruento della libertà politica. Dagli albori della sua carriera, da quel cortometraggio di diciassette minuti firmato insieme a Salvador Dalì, il regista issava lo stendardo della libertà come principio, direzione e fine della sua esistenza e del suo stile. Libertà formale, artistica, individuale, politica e religiosa. Emancipazione dall'autorità, idiosincrasia per il feticismo, aggressività e commiserazione nei confronti dell'ordine razionale delle cose. La libertà è un fantasma da non perseguire (emblematico il grido dei manifestanti: Vivan las cadenas') ma che persiste scuotendo dogmi e tabù. Ad iniziare dalla profanazione di una tomba, dalle cartoline dei monumenti visti come oscenità (omaggio al saggio di Michel Foucault 'Questo non è una pipa') , ai frati che improvvisano un nebbioso poker con santini e scapolari, fino ad un appuntamento in sala da pranzo per defecare in gruppo. La ricerca della verità è una caduta nel vuoto dove ogni appiglio si sgretola. Il significato della vita sfugge a tutti, l'esperienza va ad intrecciarsi con la dimensione inconscia. Il surrealismo, che per Buñuel non è mai stato un semplice movimento d'avanguardia ma una direzione morale e spirituale, continua ad aprire cassetti remoti e immaginari nelle infinite stanze psicologiche di questo film. Una forza primordiale e un istinto ingestibile si celano sotto le apparenze formali e l'ossequio all'autorità. Anche Buñuel, come il signor Foucault che si rifugia nella contemplazione di un ragno, è indolente alla simmetria e invade la pellicola di presenze irrazionali come galline e struzzi, toccando il culmine in un inverosimile carro armato dell'esercito a caccia di una volpe. Il marchese de Sade, molto caro al regista aragonese, proclamava che la libertà umana includeva quella di non porre limiti all'immaginazione Non esiste una verità oggettiva e anche i documenti da firmare, le carte burocratiche e le sentenze di un tribunale divengono lo specchio del relativismo. Il segno non è mai la cosa, c'è sempre un rovesciamento. Pensiamo all'episodio della bambina scomparsa che è sotto gli occhi di tutti o al killer che firma autografi come una star.
La via lattea, Il fascino discreto della borghesia e Il fantasma della libertà, nati da tre soggetti originali, vanno a formare una sorta di trilogia, per il tema comune della ricerca della libertà. Due secoli prima il popolo spagnolo aveva realmente gridato 'Viva le catene' (disposti a tornare sotto i Borboni, pur di non cedere a Napoleone). Adesso è un intero sistema a preferire le catene e Buñuel ne fotografa il suono grave, in un riflesso tanto bizzarro quanto amaro, grazie a cui è possibile destarsi.

Sei d'accordo con Andreina Sirena?
Un mondo assurdo visto attraverso l'occhio critico di Buñuel.

Altro graffiante, irriverente e acre capitolo della satira di Buñuel contro istituzioni, credenze, modi di comportamento e vuoti rituali della società occidentale. Ecco che le grandi matrici del cinema del maestro spagnolo (surrealismo e humour, irrazionalità e anarchia, fede e agnosticismo) si mescolano in un film a episodi che affresca un mondo assurdo, rovesciato, colto attraverso una serie di aneddoti paradossali: i patrioti che muoiono inveendo contro la libertà a cui danno la vita, lo scandalo per le cartoline porno che in realtà raffigurano innocui paesaggi e monumenti noti a tutti, il raffinato pranzo condotto in punta di forchetta che si trasforma in un fenomeno di evacuazione collettiva. Si tratta di un tripudio dell'assurdo che si chiude su un'immagine tanto insignificante quanto simbolica: il primo piano di uno struzzo. Il fantasma della libertà è uno dei film più criptici e visionari di Buñuel, che procede per libere associazioni e strutture mentali. Il gioco delle concatenazioni è assolutamente casuale: inutile cercare di entrarci dentro e scardinare logicamente il meccanismo.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 7 luglio 2011
laulilla

In nome della libertà Napoleone Bonaparte mise a ferro e fuoco la Spagna: Goya immortalò in una celebre tela, El tres de mayo 1808, la fucilazione dei ribelli. All’inizio di questo suo penultimo film Luis Buñuel evoca il sinistro episodio, ricostruendone brevemente l’antefatto e immaginandone il seguito: ufficiali francesi dilagano nelle chiese profanando altari e tombe, [...] Vai alla recensione »

lunedì 2 agosto 2010
carlo.casara

manifesto di un surrealismo ormai avanzato, l'atmosfera è ovattata e inquietante la società messa a nudo , nella sua grottesca farsa borghese. bunuel porta all'eccesso il gioco dei contrari e il capovolgimento è completo sopratutto nella scena della sala da prazo con i water : il tocco di genio è indiscusso e non ha rivali .

venerdì 21 settembre 2012
fedeleto

Nell'ottocento,in pieno periodo napoleonico,un ufficiale mangia l'ostia consacrata e profana una tomba,ma in realta' e' la lettura di un libro che legge una baby setter domestica poco attenta alle bambine che incontrano uno sconosciuto che gli regala delle foto all'apparenza oscene,ma in realta' sono foto di citta' che i genitori definiscono scandalose.

lunedì 28 febbraio 2011
blade

Chiedo che qualcuno più vicino al tema e al periodo mi dia una o più interpretazioni del film "Il fantasma della libertà". Sorridevo mentre lo vedevo e diciamo che non mi sforzavo di capirci più di tanto. Se avete esempi e suggerimenti per aiutarmi nella comprensione del film e di Bonuel più in generale ve ne sarei grato, in quanto non me la sento di tirare delle conclusioni, visto che tra l'altro [...] Vai alla recensione »

winner
miglior regia film straniero
Nastri d'Argento
1975
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