Titolo originale | L'enfant sauvage |
Anno | 1969 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | François Truffaut |
Attori | François Truffaut, Pierre Fabre, Jean-Pierre Cargol, Françoise Seigner, Paul Villé . |
Tag | Da vedere 1969 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,26 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 agosto 2009
Il film, tratto dalla famosa memoria de medico parigino Jean Itard, è palesemente ispirato al pensiero pedagogico del filosofo ginevrino Rousseau.
CONSIGLIATO SÌ
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Il film, tratto dalla famosa memoria del medico parigino Jean Itard, è palesemente ispirato al pensiero pedagogico del filosofo ginevrino Rousseau. Nella Francia di fine 700 alcuni contadini scoprono nei boschi dell'Aveyron un ragazzo che vive allo stato brado, semianimalesco. Lo catturano e lo affidano agli scienziati di Parigi. Tutto nel ragazzo è bestiale: ha gli artigli, si esprime a grugniti ed è mordace. In dottor Itard, figlio dei Lumi, non dispera di riuscire a "civilizzarlo" e lo conduce nella sua villa di campagna. Con metodo e pazienza inizia la sua "cura" che si protrae per settimane e settimane, registrando progressi insignificanti. Una notte, il ragazzo fugge per tornare libero nei boschi, ma imprevedibilmente ritorna e il dottore può riprendere la cura, questa volta con significativi risultati. Film di grande lirismo che testimonia dell'amore del regista per l'infanzia e della sua fredda disapprovazione dei metodi educativi invasivi.
Basato su fatti realmente accaduti, sul rapporto scritto da Jean Itard per la Société des observateurs, e costruito sulla traccia delle idee di Jean-Jacques Rousseau, Il ragazzo selvaggio è un illuministico film-saggio sulla pedagogia, sui problemi del linguaggio, sui rapporti tra Itard-Truffaut e Victor-Cargol, tra docente e discente, medico e paziente, regista e attore, cinema e realtà. Per sottolineare la centralità del tema del rapporto maestro-allievo, Truffaut dedica il film a Jean-Pierre Léaud, il suo alter ego in molti film, l’interprete di Antoine Doinel a partire da I quattrocento colpi. Come gran parte dell’opera di Truffaut, anche questo film si basa su una serie di dicotomie: la scienza e la poesia, il razionale e l’irrazionale, il mondo degli adulti, rigido, chiuso e oppressivo, e il mondo dei ragazzi, aperto, libero (come in I quattrocento colpi, come in Jean Vigo). Alla dichiarazione d’amore per il mondo dell’infanzia, esaltato nella sua naturale e primigenia forza sovversiva, si accompagna la condanna dei metodi educativi invasivi (che tuttavia non è espressa in modo troppo drastico: è significativa la didascalia di chiusura che apre all’incertezza, «Domani riprenderanno gli esercizi»). Si conferma l’interesse di Truffaut per i libri, la scrittura, la lettura: le numerose sequenze puntate su Itard che scrive e dice il suo diario evidenziano il profondo nesso che Truffaut sente fra testo scritto e testo visivo. Le scelte stilistiche sono raffinatamente disusate (dal bianco e nero alla chiusura a iride).
Nell'estate del 1793 due cacciatori trovano in una foresta un ragazzo, chiamato poi "il selvaggio", poichè non conosce nessun tipo di educazione e di costume dell'uomo comune. Viene portato all'istituto parigino dei sordomuti: qui inizierà la sfida del medico e pedagogo Jean Itard, convinto che il suo stato derivi dalla situazione di assoluto abbandono in cui ha [...] Vai alla recensione »
Fatto vero. Un gruppo di cacciatori trova un essere umano cresciuto allo stato brado e lo portano in paese. Tutti lo considerano un ritardato tranne il dottor Itard, pedagogista, si prende cura di lui e dimostra che se è ritardato è perchè è stato lontano dagli esseri umani. E dimostra anche che se non comprende il male sofisticato che un umano può infliggere ad una altro essere umano è per lo stesso [...] Vai alla recensione »
A inizio '800 nei boschi dell'Aveyron una donna incrocia uno strano animale. Viene così catturato da alcuni bracconieri. Ma non si tratta di un animale, bensì di un ragazzino che ha vissuto per anni nella giungla. I medici lo credono un ritardato, tranne il dottor Jean Itard, che lo prende in cura e si sforza di educarlo.
Un medico-pedagogo, che lavora in una scuola di sordo-muti, legge la notizia del "ragazzo selvaggio", sui dodici o tredici anni, trovato in un paese di provincia. Interessato al fatto, sa che il fanciullo viene preso e poi condotto nel suo istituto dove è mostrato alla gente come spettacolo. Il ragazzino è in un ambiente non adatto a lui e non comunica con i compagni.
Dieci anni prima del suo ultimo film "Finalmente domenica!", il regista francese sceglie il bianco e nero per un film completamente diverso(Forse): Nonostante -sembra- si sia ispirato anche in questo caso ad un romanzo, qui si propone di documentare mentre nel 1979 vorrà (fare) sognare. Un'obiezione-Non del tutto gratuita- che si potrebbe muovere è che tutto è visto secondo la sensibilità del regista/prota [...] Vai alla recensione »
Un ragazzo che vive in una foresta viene catturato, e un medico decide di provare ad educarlo .Non sara' facile ,ma soprattutto non e' necessario poiche' il suo habitat si trova nella giungla ove la natura ha altre leggi oltre quelle degli uomini.Francois Truffaut(la calda amante,la sposa in nero,fahrenheit 451)dopo l'insuccesso della MIA DROGA SI CHIAMA JULIE,decide di spostarsi [...] Vai alla recensione »
Subito dalle prime immagini, se si ha un'infarinatura sul soggetto e la trama del film, non è difficile capire come si tratterà l'argomento, eppure per l'ennesima volta Truffaut riesce ad incuriosire lo spettatore. In sè l'argomento è molto interessante ma pochi registi sarebbero riusciti come in questo caso a trattarlo in modo così stimolante pur trov [...] Vai alla recensione »
FIlm sulla pedagogia dell'infanzia, su un caso destinato a fare scuola sia in pedagogia che nella fiction. E' la vera storia di un ragazzino cresciuto nella natura selvaggia, che non ha potuto imparare la statura eretta e a comunicare, è cresciuto come un animale ma è comunque un uomo. Per il dottore è ardua l'impresa di poter tentare di educarlo.