Un thriller quantomeccanico in bianco e nero. Espandi ▽
In un prologo a colori, Johannes Leinert, adulto e trasandato, si appresta a presentare in televisione il suo romanzo ma subito, angosciato, lascia lo studio dopo aver lanciato un appello drammatico a tale Karin, perché si faccia rivedere. È l'amo con cui Timm Kroger ci aggancia per poi lanciarci all'indietro in un tempo in bianco e nero, dentro uno scenario che sembra rubato a Fred Zinnemann o a un racconto di Graham Greene. Una storia di fantascienza, o meglio di fantacoscienza, che evoca La jétée di Marker e si svolge nell'anno della sua creazione.
Il tedesco Kröger, per la prima volta sceneggiatore di un suo film, inventa un multiverso cine-mentale, in cui vertigini hitchcockiane e suggestioni noir anni Cinquanta si ammantano di un tocco contemporaneo e cerebrale. Il mezzo cinematografico viene così utilizzato nella sua funzione alta, di generatore di immagini e riflessioni, senza che questo vada mai a compromettere la tensione drammatica.
Come un cavaliere alla ricerca del Sacro Graal, da giovane detective per caso, Johannes si trasforma così nel puro folle, che cerca un'ombra in una stanza buia. L'ombra c'è, ma lui non la può vedere. Il cinema, invece…