Titolo internazionale | Oblivion Verses |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Germania, Paesi Bassi, Cile |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Alireza Khatami |
Attori | Julio Jung, Amparo Noguera, Juan Margallo, Tomás del Estal, Manuel Morón Itziar Aizpuru, Gonzalo Robles (II), Willy Semler, Luis Dubó, Mario Soto, Elisa Sepulveda Ruddoff, Lucas Bolvarán, Victor Hugo Ogaz, Alex Rivera (II), Nicolás de Terán. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,04 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 3 settembre 2017
Una storia di detenuti desaparesidos ambientata in Cile ma firmata da un regista iraniano.
CONSIGLIATO SÌ
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Il vecchio custode di un obitorio ha una memoria impeccabile ma non ricorda i nomi. Trascorre le sue giornate mostrando i cadaveri ai parenti dei defunti e accudendo le sue amate piante. Quando la protesta in una vicina città si fa più sanguinosa e la milizia accede segretamente all'obitorio per nascondere le vittime civili, l'uomo scopre il corpo di una giovane donna sconosciuta. Sente di dover assicurare alla giovane una degna sepoltura e, con l'aiuto di un becchino, una vecchia donna in cerca della figlia persa molto tempo prima e di un guidatore di carri funebri si impegna per portare a termine il compito che si è prefisso.
Alireza Khatami, che è stato assistente di Asghar Farhadi e che giunge ora al suo primo lungometraggio, può finalmente esplicitare sullo schermo emozioni che non ha mai rimosso dal suo animo di bambino.
Durante la guerra Iran-Iraq i vicini di casa ebbero il figlio classificato come disperso senza avere quindi almeno un corpo da piangere e seppellire. Ora il regista traspone questa vicenda in un immaginario Paese dell’America Latina nel cui cimitero e obitorio lavora un uomo che ha cura dei trapassati. Ne ha cura perché avverte la dignità della morte e ritiene che non ci si possa esimere dal tributarle onore. Novello epigono dell’Antigone sofoclea sente di non poter sottostare all’occultamento di un cadavere così come vorrebbe chi rappresenta il potere.
Khatami ha utilizzato una frase di Heidegger contenuta in ‘Essere e tempo’ quale punto di riferimento a cui tornare (lui e gli attori principali) per approfondire il senso del loro agire sul set. Heidegger scrive: “Per poter restare in silenzio, l’esser-ci (il Dasein) deve avere qualcosa da dire”. Con ‘esser-ci’ si intende non una precisa collocazione spazio-temporale ma il modo in cui l’Essere si esplicita nell’esistenza degli esseri umani. Khatami non ha bisogno solo di elementi realistici per comunicare questa esigenza esistenziale. Fin dall’inizio fonde la concretezza della terra che viene spalata per poter preparare una sepoltura con la necessità per il becchino di conoscere la ‘storia’ di chi vi verrà sepolto. Così, tra non vedenti che predicano in chiesa e notizie su cetacei spiaggiati, costruisce un pamphlet contro il potere che ha il lontano retrogusto di alcune pagine di Gabriel Garcia Marquez.