Titolo originale | Les Bienheureux |
Titolo internazionale | The Blessed |
Anno | 2017 |
Genere | Commedia drammatica |
Produzione | Francia, Belgio |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Sofia Djama |
Attori | Sami Bouajila, Nadia Kaci, Amine Lansari, Lyna Khoudri, Salima Abada Faouzi Bensaïdi, Adam Bessa, Hadjar Benmansour, Abdelkader Affak, Mohamed Ali Allalou, Rafik Nait Chabane, Brahim Derris, Dana Abed, Yanis Koussim, Souhila Yagoubi. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,05 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 giugno 2021
La vita di una famiglia dopo la fine della guerra civile ad Algeri.
CONSIGLIATO SÌ
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Algeri è una città spaccata. Dopo un massacro durato quasi vent'anni, oggi paga le conseguenze di una guerra civile che ha toccato intere generazioni. Amal e Samir sono una coppia di ex militanti, lui ginecologo affermato che acconsente e pratica aborti illegali nel suo studio, lei professoressa universitaria. Vivono una realtà progressista in cui vigono rispetto reciproco e libertà d'espressione, nonostante il tessuto sociale e il governo della città vadano in direzione opposta e contraria. Durante la cena per il loro ventesimo anniversario di matrimonio, le opinioni circa il futuro del loro figlio Fahim faranno emergere con forza contrasti e disillusioni che minano alla base la stabilità familiare. Per le strade, intanto, Fahim e i suoi amici Feriel e Reda si scontrano con le contraddizioni di una società ipocrita, ancora ostile a una vera e propria rivoluzione culturale.
Esordio alla regia di Sofia Djama, Les Bienheureux racconta la tragedia attraverso lo scontro generazionale.
La guerra entra prepotente in scena senza bisogno di mostrarsi. All'immagine del conflitto si sostituisce il caos e lo spaesamento di chi ne vive le conseguenze, i traumi e le cicatrici. In un paese che non è stato in grado di processare i colpevoli dei propri massacri, è difficile accettare il ricordo di quel periodo. Con la tendenza ad obliare i suoi morti, la gente sgozzata in mezzo di strada, le donne sole stuprate, perseguitate e uccise dai fanatici integralisti, la classe dirigente ha scelto di chiudere gli occhi.
In questo contesto , le divergenze di Samir e Amal su cosa sia meglio per il figlio diventano il pretesto per avviare una lunga e dolorosa riflessione sulla resistenza. Sul modo migliore per cambiare le sorti di una generazione che appare condannata in partenza da una repressione silenziosa.
A fare da contrappunto alle loro teorie sarà proprio quella nuova generazione che, noncurante del futuro, si dimostra portavoce di un dibattito che s'infiamma solo quando s'interroga sull'osservanza religiosa. Fahim e i suoi amici, giovani e sfacciati, dalla confusione dei genitori si limitano a trarre vantaggio, secondo il senso di ribellione tipico dell'adolescenza, approfittando delle loro contraddizioni per perdere tempo. Al cantautorato dissidente sostituiscono il punk religioso, vivono i diversi quartieri accontentandosi dello sballo di qualche spinello e dell'eredità culturale lasciata da un'umanità distrutta dalla repressione.
Un ritratto chiaro delle incertezze di un paese immobile, che non riesce a razionalizzare gli echi della supremazia militare per voltare pagina e andare avanti. Djama dipinge i caratteri di una società congelata, dove protagonista indiscussa è la città di Algeri e la tendenza - tutta borghese - di voltarsi dall'altra parte mentre il paese naviga pericolosamente alla deriva.
Siamo ad Algeri nel 2008, pochi anni dopo la Guerra Civile. Amal e Samir sono una coppia borghese e benestante che vorrebbe festeggiare il suo 20mo anniversario di matrimonio con una cena fuori al ristorante. Purtroppo troveranno varie difficoltà oggettive per potersi gustare una cena in pace e, a loro volta, discuteranno animatamente perché hanno visioni diametralmente opposte [...] Vai alla recensione »
inizia un po' in sordina, per poi crescere di intensità in concomitanza con l'esasperazione delle esperienze. Bravi gli attori, interessante la prospettiva sull'Algeria di oggi. Bello