Bright Nights

Michael, ingegnere berlinese, deve partire per il funerale del padre in Norvegia, dove si era ritirato a vivere. Se la sorella non vuole accompagnarlo e la compagna giornalista Leyla pensa a trasferirsi per un anno a Washington come corrispondente, l'uomo si trova a farsi accompagnare dal figlio quattordicenne Luis. Dopo la sepoltura, il viaggio diventa anche l'occasione per una vacanza tra i boschi e la natura nel nord della Scandinavia. Michael cerca di riallacciare i rapporti con l'adolescente, con il quale ha avuto scarsa frequentazione, ma il ragazzo non sembra volerlo aiutare nell'intento.

Una vacanza o un viaggio sono un espediente cinematograficamente ideale per far trascorrere del tempo insieme a persone che hanno bisogno di rivelarsi qualcosa o di ritrovarsi.

Il regista tedesco d'origine turca Thomas Arslan, all'ottavo lungometraggio, sceglie la formula sperimentata dell'on the road e dei personaggi costretti alla convivenza per cercare di mettere in contatto, più che in confronto, due generazioni che sembrano distanti. Da una parte un padre che ha lasciato la moglie e il figlio quando questi era molto piccolo e ha finalmente la possibilità per spiegarsi e anche scusarsi. Dall'altra un adolescente che ha imparato a farne a meno, si è chiuso nella sua autosufficienza e non ha alcuna intenzione di fare i conti con questo aspetto della sua vita. Anche se il regista non spiega molto del pregresso, Michael non vuole che il figlio riviva la distanza che ha sentito con suo padre, che non ha incontrato per anni prima della sua scomparsa. Il genitore cerca di chiarire il passato mentre Luis non vuole sentire, mentre i due restano senza benzina, dormono in tenda, fanno il bagno nel lago o si separano. E c'è la bella parentesi dell'incontro del ragazzo con la coetanea Cecilia di Oslo, che fa uscire un lato dell'adolescente che non può emergere nella relazione con il genitore.

Il risultato finale di Helle Nächte – Bright Nights (il titolo deriva dalle giornate estive senza notte del nord) non è forse particolarmente appassionante, forse Arslan esagera con le riprese della strada, per quanto pertinenti, e con i tempi morti della narrazione, ma i due protagonisti sono credibili e l'evoluzione del loro rapporto pure, meno scontato di quanto possa sembrare. Se genitori ancora alla ricerca del loro posto nel mondo pur nell'età di mezzo e ragazzini che diventano adulti troppo presto sono un tema che torna spesso nel cinema di questi anni, Arslan riesce a sopportare i loro silenzi, a fargli cercare un incontro ma anche a farli scontrare. E il lungo cameracar nella nebbia è un immersione, magari un po' didascalica, dentro questa distanza che li separa. 