Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Lu Zhang |
Attori | Yoon Jin-seo, Tae-woong Eom . |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Trent'anni dopo una violenta esplosione, la città di Iri ha un nome nuovo e nuovi edifici, ma le ferite interiori delle persone coinvolte sono lente e difficili da sanare.
CONSIGLIATO NÌ
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Decenni dopo la devastante esplosione che nel 1997 distrusse la stazione ferroviaria di Iri una ragazza, Jin Seo, all'epoca nel ventre materno porta ancora i segni di quel trauma a livello psichico. La sua buona fede, bontà e disponibilità però, invece che costituire un vantaggio, sono per lei una piaga che la rende bersaglio degli attacchi e delle violenze dei molti uomini che si approfittano di lei. A poco servono infatti i tentativi del fratello di proteggerla.
Esile come un filo d'erba la trama di Iri è poco più di un pretesto per intessere diverse metafore e simbolismi intorno ai temi del terrorismo, dell'eredità presente di colpe passate e del rapporto di dominanza/sudditanza psicologica che la Corea Del Sud ha verso la Cina.
Di ostica comprensione per chi non abbia confidenza con la storia e la situazione coreana Iri è un film che pur avendo bene chiari i propri intenti non riesce a risolversi in una comunicazione universale. Nel suo piccolo orticello il regista Zhang Lu cerca di descrivere una realtà che non gli appartiene (lui è cinese) e il modo in cui questa realtà intessa rapporti con la sua.
Flagellato da messaggi politici, riferimenti culturali precisi ed un ermetismo che non giova, Iri riesce a frustrare anche lo spettatore meglio disposto alternando sequenze estremamente coinvolgenti ad altre incomprensibili. Se è molto chiaro come i problemi di una donna che studia cinese con scarsi risultati siano la proiezione dei problemi di un popolo, molto meno chiara è la particolarità di tali problemi raccontati (tra le altre cose) anche attraverso il diverso uso che nel film si fa delle due lingue, cosa che lo spettatore occidentale fatica a comprendere.