Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina, Italia, Gran Bretagna |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Pablo Trapero |
Attori | Guillermo Pfening, Federico Esquerro, Martina Gusman, Tomás Lipán . |
Tag | Da vedere 2006 |
MYmonetro | 3,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Santiago ha una famiglia felice, che vive serenamente. Un evento drammatico, però, cambierà la loro vita.
CONSIGLIATO SÌ
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Santiago e Milli sono una giovane coppia di sposi, che lavora insieme in un atelier di restauro di mobili antichi. Conducono una vita agiata, in una bella casa di Buenos Aires, e la loro felicità è la figlia Josefina.
L'irrequietezza che serpeggia in Santiago, quasi il timore irrazionale di perdere tutto quel che ha o di avere troppo, ci prepara alla tragedia imminente, che si compie durante una gita in macchina, quando Santi, distratto dai capricci di Jose, perde il controllo del volante e finisce giù da una scarpata. Il resto è fuoco, fiamme, oblio.
Improvvisamente, Nacido y Criado, quarto lungometraggio di Pablo Trapero, cambia spazi e colori: dagli interni caldi e protettivi della vita di famiglia agli esterni freddi ed esposti del profondo sud dell'Argentina, dove ritroviamo Santiago da solo, barbuto e trasandato, operaio sperduto di una sperduta pista d'atterraggio fra le montagne. Un paesaggio dell'anima, deserto e inospitale, battuto dal vento o sepolto dalla neve. La sua unica compagnia sono il collega Robert e l'indiano Cacique, responsabile della torre di controllo. Le donne qui non esistono o quasi.
Santiago lavora e la regia di Pablo Trapero accorda grande attenzione al gesto, spia che il corpo vive anche quando dentro ci sembra d'esser morti. Santiago non parla, e Trapero costruisce per lui un cinema del silenzio eloquente. Spara per cacciare e guadagnare con le pelli, ma anche perché si crede un assassino, responsabile della fine della sua famiglia. Più avanti spara per uccidere i fantasmi che non gli danno tregua.
Ma la morte e la perdita arrivano anche alla fine del mondo, anche là la natura fa il suo corso e "nascono e crescono" le relazioni umane.
Le sequenze si avvicendano apparentemente senza legame alcuno, eppure costruiscono un tempo, una progressione che piano piano scioglie il silenzio di Santiago. Con la parola, gesto d'apertura all'altro, arriva anche un'apertura sul futuro e il coraggio, per il protagonista, di scoprire la verità sulla sorte di Milli e Jose, a lungo rimasto intrappolato nel ghiaccio del dolore e della paura.
Con uno stile personalissimo e molto comunicativo, Trapero racconta, come prima in "Mondo Grua", il sostituirsi a un passato dorato di un altrove senza prospettive che, in realtà, è già un'altra vita, un'altra prospettiva.
Conosciamo Pablo Trapero, regista argentino, dal suo sorprendente esordio nel '99 con Mondo grua (allora selezionato a Venezia), storia di un gruista che sbarca il lunario e il peso di una famiglia divisa, rimpiangendo il suo passato musicale. Lo ritroviamo oggi a Roma al suo quarto film, Nacido Y Criado (Concorso), perso nei meandri solipsistici di una tragedia familiare tutta a levare.