A.V.

AV come Adult Video. Quattro giovani universitari alla disperata ricerca di sesso montano un progetto per una casa di produzioni pornografiche fasulla fino al midollo: attori e tecnici pagheranno di tasca loro per assistere o partecipare. L'attrice contattata, una stellina del cinema a luci rosse (Amamiya Manami, che nel film interpreta se stessa), è la vittima designata della truffa. I quattro sprovveduti constateranno a loro spese quanto sia arduo gestire una mascherata di tali proporzioni, rischiando serie conseguenze.
Una commedia made in Hong Kong leggera ma tutt'altro che inutile. Il regista Pang Ho-Cheung tira le fila di una miriade di caratteri, dimostrando interessanti capacità di accostamento nel mescere nelle giuste dosi momenti di pura ironia e sapori agrodolci. Tempi comici ineccepibili, citazionismo dilagante (si va da Tony Montana a Tarkowsky passando per l'esplicito omaggio al Far East Film Festival di Udine!), straordinaria sensibilità antifrastica e gusto per il paradosso. Parodia di una parodia, il titolo stupisce per immediatezza e potenza espressiva, vivido dipinto senza condanne di una generazione priva di sogni. Un'iperbole stilistica che, tra una risata e l'altra, colpisce nel segno. 