Anno | 2003 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania |
Durata | 136 minuti |
Regia di | Margarethe von Trotta |
Attori | Katja Riemann, Maria Schrader, Jürgen Vogel . |
Uscita | martedì 27 gennaio 2004 |
Tag | Da vedere 2003 |
Distribuzione | 01 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,06 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 27 gennaio 2017
Nell'ultima opera della Von Trotta, in concorso all'ultimo Festival di Venezia, la drammatica deportazione degli ebrei fa da sfondo ad una storia sentimentale. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, In Italia al Box Office Rosenstrasse ha incassato 553 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Rosenstrasse è il nome di una strada di Berlino dove, nel 1943, centinaia di donne manifestarono protestando contro la deportazione dei loro propri mariti, riuscendo a farli liberare. Rosenstrasse è anche il titolo dell'ultimo film di Margarethe von Trotta, che quei fatti li rievoca attraverso la memoria di chi li ha vissuti direttamente - è il caso della protagonista femminile Ruth -, che però nel tempo ha preferito rimuoverli, così anche di chi quei fatti tenta di ricostruirli, servendosi della memoria altrui. E'il caso della figlia di Ruth, Hannah, la quale ai giorni nostri tenta, riuscendovi, di ricostruire quel passato, andando ad intervistare la donna che salvò la vita alla propria madre. In un'alternanza di tempi e di spazi, tra una New York contemporanea e una Berlino sospesa tra un presente e un passato denso di dolorosi ricordi, Rosenstrasse è un film che trova il suo giusto ritmo strada facendo, nel dipanarsi della vicenda. Una regia robusta, quella di Margarethe von Trotta - che non si azzarda ad intraprendere sperimentalismi ma, al contrario, propone una scrittura piuttosto lineare, eppure efficace - la quale dimostra ancora una volta il suo talento nell'avvicinarsi ad un argomento e riuscire a trattarlo con grande sensibilità, prediligendo uno sguardo tutto al femminile. Memorabili i suoi ritratti di donne forti e determinate, basti ricordare i personaggi di film come Lucida follia o come Anni di piombo. Ad essi vanno certamente aggiunti quelli delle protagoniste di Rosenstrasse, per la loro fierezza, solidarietà e coraggio.
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ROSENSTRASSE La caratteristica che contraddistingue il lungometraggio Rosenstrasse, fresco vincitore del premio come Miglior film dell’Unione Europea, ex-aequo con Dogvilledi Lars von Trier, ai David di Donatello, è di trattare un aspetto collaterale- quasi un rivolo secondario - del problema giudaico: quello dei matrimoni misti fra ebrei e tedeschi.
sempilicemente notevole e originale il tema sviscerato, nel contesto del antiebraismo nella Germania nazista.
Non che il film non abbia punti deboli. Per dirne uno, il personaggio di Ruth anziana, madre della giovane Hannah che si decide a scavare nella memoria sepolta dalla madre stessa, è statico e quasi caricaturale (ma riconoscerete nell'attrice Jutta Lampe la protagonista dell'epocale Anni di piombo). Non fa niente, però, se la brava Margarethe von Trotta non ha la statura e l'ispirazione di Roman Polanski [...] Vai alla recensione »
Rosenstrasse, Via delle rose, è il luogo di Berlino dove accadde nel 1943 un episodio unico d'opposizione al nazismo,e Margarethe von Trotta torna dopo dieci anni di assenza dal cinema per raccontarlo: non fu una congiura come quella militare per uccidere Hitler nè un movimento clandestino come la Rosa Bianca, ma una manifestazione di donne pubblica, apolitica, visibile e alla fine vittoriosa.
Un gruppo di un centinaio di donne tedesche, pure ariane, staziona silenziosa davanti un palazzo della Rosenstrasse. Non si muovono, nè di giorno, nè di notte. A gran voce urlano "voglio mio marito", accompagnando la richiesta con il nome dello sposo: tutti nomi ebrei. Nesuno, dalle stanze del palazzo dove gli uomini sono rinchiusi - un'ex società di mutuo socorso ebraico - risponde.
In un diario interminabile, Testimoniare fino all'ultimo (Mondadori, 2000), Viktor Klemperer riferisce la protesta nel marzo 1943 dlle berlinesi sposate a ebrei, che manifestarono per settimane nella Ronsenstrasse. Qui in attesa di deportazione, erano rinchiusi i mariti, arrestati per rappresaglia dopo i primi bombardamenti angloamericani. Ma il provvedimenti era una violazione delle Leggi di Norimberga, [...] Vai alla recensione »
Margarethe von Trotta, fautrice di un cinema strutturalmente europeo, con Rosenstrasse continua il suo periplo nelle “storie” della Storia del Novecento. Prima di fermarsi in questa strada della Berlino del 1943. ha costeggiato altri momenti, altre figure reali o fittizie, altri strappi, altre autoanalisi collettive dei secolo scorso con Rosa L Anni di piombo, Das Versprechene il televisivo Jahrestage. [...] Vai alla recensione »
Dopo anni di piombo e Rosa L., Margarethe von Trotta torna alla Storia per rivelarne una pagina medita. Pochi sanno infatti che nel febbraio del 1943 a Rosenstrasse, vicino ad Alexanderplaz, vennero deportati centinaia di ebrei scampati fino ad allora alla persecuzione nazista perché sposati con ariane. Per sette giorni un coraggioso gruppo di mogli protestò in strada per la libertà di quegli uomini, [...] Vai alla recensione »
Il dramma come apoteosi del character e come medium della performance d'attore: il solco della tradizione su cui gravano i 21 grammi di Wiàrritu è questo, raffigurazione di un cinema d'arte e d'essai di scuola americana e di matrice teatrale, in cui la tragedia messa in scena si nutre vampirescamente dello sforzo attoriale, esalando il proprio respiro in faccia alla macchina da presa, non senza correre [...] Vai alla recensione »
Sarà forse perché intitolato a una strada, ma Rosentrasse vanta la singolare capacità di essere contemporaneamente troppo diretto e troppo tortuoso. Diretto, o meglio spietata-mente didascalico, Io è nel contrapporre nettamente caratteri, tempi della narrazione, luoghi e modi della rappresentazione: il funerale odierno e il passato nazista, il dentro della stazione di polizia contro il fuori della [...] Vai alla recensione »
Lei è Rinko Tatsumi, consulente telefonica in un centro d'igiene mentale. Lui è Shigehiko Tatsumi, uomo d'affari "arrivato". Sposati, senza figli. In apparenza, si amano. Nei fatti, si ignorano: a parte gli occhiali, hanno poco in comune. Rinko è vogliosa. Shigehiko è uggioso. Rinko sublima masturbandosi. Shigehiko pulendo il lavandino (questo è il vero cinema del lavello).