La taverna della Giamaica

Film 1939 | Avventura 98 min.

Regia di Alfred Hitchcock. Un film Da vedere 1939 con Maureen O'Hara, Robert Newton, Charles Laughton, John Longden, Leslie Banks, Emlyn Williams. Cast completo Titolo originale: Jamaica Inn. Genere Avventura - Gran Bretagna, 1939, durata 98 minuti. - MYmonetro 3,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 19 dicembre 2012

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Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Un action movie precursore del dramma in costume inglese.
Recensione di Piero Di Domenico
Recensione di Piero Di Domenico

Alla fine del XVIII secolo, una ragazza irlandese di nome Mary Yellen (Maureen O'Hara), rimasta orfana, lascia l'Irlanda per la Cornovaglia. Lì raggiunge "La taverna della Giamaica", locale malfamato gestito dalla zia Patience e dal marito Joss.
Il giudice di pace della contea è Sir Humprhey Pengallan (Charles Laughton), tipo ambiguo e mellifluo che si invaghisce subito di lei: Mary invece non lo ricambia e prova per lui solo sentimenti di ripugnanza e timore. La ragazza scopre che la taverna è il covo di un gruppo di pirati che, con segnali luminosi, attirano le navi contro gli scogli per saccheggiarle, dopo aver fatto strage dell'equipaggio e dei passeggeri; chiede così aiuto a Pengallan, ma è proprio lui il capo della banda. Mentre Joss è ucciso dai banditi che lo credono un traditore, Pengallan ammazza Patience e costringe Mary a seguirlo su un vascello diretto in Francia. Non riesce però a farla franca perché uno dei pirati è in realtà un infiltrato, Jem (che Mary aveva salvato da un'impiccagione), il quale dà l'allarme e avvisa la polizia. Vistosi perduto, Pengallan si getta dall'albero maestro e muore.
Ultimo film del periodo inglese di Hitchcock, Jamaica Inn venne stroncato dai critici ma premiato dal pubblico, sia per i nomi celebri di Hitchcock e Laughton, sia perché gettò le basi di un genere che avrebbe avuto molta fortuna in Inghilterra, il dramma in costume.

Sei d'accordo con Piero Di Domenico?
a cura della redazione
venerdì 4 agosto 2006

Nrel 1938 - poco prima di partire per un breve viaggio estivo negli Stati Uniti dove avrebbe firmato il contratto con il produttore americano David O'Selznick -Hitchcock si impegnò con una nuova casa di produzione inglese (costituita principalmente da Erich Pommer e Charles Laughton) a realizzare un film tratto dal romanzo di Daphne Du Maurier La taverna della Giamaica. Hitch conosceva Pommer e Laughton dagli anni '20 e, se non nutriva molta simpatia per il primo (per il quale aveva lavorato nel 1925 in Germania, quando si era occupato della sceneggiatura, della scenografia, del montaggio e in parte anche della regia di The Blackguard di G. Cutts), andava invece abbastanza d'accordo con il secondo. L'elemento decisivo nell'accettare la proposta era stata forse l'ingente somma ricevuta in anticipo; ma quando lesse la prima sceneggiatura di La taverna della Giamaica - stesa da Clemence Dane, una scrittrice di commedie - si pentì di quanto aveva fatto e chiese di poter rescindere il contràtto. Ma i produttori - Pommer in particolare - furono irremovibili e Hitch dovette così far buon viso a cattiva sorte e cominciare a rielaborare lo script, chiamando in aiuto Joan Harrison e Sidney Gilliat (lo sceneggiatore, insieme a Frank Launder, di La signora scompare).
Il lavoro della Harrison e di Gilliat si rivelò fin dall'inizio piuttosto difficile, anche perché Charles Laughton, che inizialmente si era riservato la parte del gestore della taverna, decise poi di interpretare quella del giudice di pace (che risulta essere anche il capo dei malviventi). Ora, affidare a una star quel ruolo significava necessariamente arricchirlo; questo però andava a scapito della logica narrativa, in base alla quale il giudice non doveva esser troppo presente, di modo che solo alla fine, con un colpo di scena, si scoprisse la sua vera identità. "La taverna della Giamaica era un'impresa totalmente assurda" si lamentò anni dopo Hitchcock con Truffaut. "Se si esamina la vicenda che sta alla base del film ci si accorge che si tratta di un whodunit. chi dirige realmente tutto questo brigantaggio è un uomo rispettabile, nientemeno che il giudice di pace. Ed ecco perché il film era un'impresa assurda: il giudice doveva logicamente apparire solo alla fine del film, perché, molto prudentemente, si teneva in disparte e non aveva alcun motivo di farsi vedere nella taverna. Era dunque assurdo girare questo film con Charles Laughton nella parte del giudice e, quando me ne sono reso conto, ero realmente disperato". Per la definizione del suo personaggio, Laughton chiese l'intervento di J. B. Priestley, che elaborò nuovi dialoghi. Altre modifiche dell'ultimo minuto si resero necessarie quando i produttori si accorsero che alcuni elementi della sceneggiatura non sarebbero stati approvati negli Stati Uniti (dove vigeva la ferrea censura del Codice Hays) e vi era dunque il rischio che il film non potesse essere distribuito sul mercato americano.
Hitch, che verso la fine di luglio era tornato dal suo viaggio negli USA ed era ormai proiettato verso i progetti hollywoodiani, non vedeva l'ora di sbarazzarsi di La taverna della Giamaica. Le riprese durarono dal 1° settembre alla metà di ottobre e non costituirono un'esperienza propriamente piacevole, soprattutto a causa delle bizze di Laughton, che esasperavano un regista metodico e preciso come Hitchcock. Andò meglio con gli altri interpreti; fra questi vi erano attori con cui Hitch aveva già lavorato - come Leslie Banks, Basil Redford e Clare Greet - ma anche alcune facce nuove, come Robert Newton e la giovane e, "cinematograficamente" parlando, inesperta Maureen O'Hara. Dopo il successo di un film avvincente e originale come La signora scompare, era inevitabile che La taverna della Giamaica - cupo e un po' troppo verboso - non incontrasse il favore della critica, sia a Londra sia a New York. Attirato dall'accoppiata Hitchcock-Laughton il pubblico tuttavia accorse numeroso, determinando il buon successo di cassetta del film; ciò non bastò comunque a far ricredere Hitch su La taverna della Giamaica, che continuò a giudicare anche in seguito un'opera non riuscita.
Il film in costume è un genere che Hitch frequentò solo in altre due occasioni (Vienna di Strauss, 1933; Il peccato di Lady Considine, 1949), sempre con scarsa convinzione; il problema maggiore - ebbe a dichiarare - era che non riusciva a raffigurarsi i dettagli della vita quotidiana dei personaggi e questo gli rendeva difficile capirli e metterli in scena. Più che probabile per un regista come Hitchcock che, pur essendo lontano da una rappresentazione "realistica" dell'esistenza, era comunque un regista profondamente legato a problematiche tipicamente contemporanee. La taverna della Giamaica risente di questa perplessità di fondo del regista; ne viene fuori un'opera strana, non priva di un'aura suggestiva, notturna e brumosa, ma senz'altro incerta, esitante, squilibrata. Intanto, troppi dialoghi per un cineasta che di solito preferisce privilegiare le immagini: il ritmo del film ne risulta rallentato, appesantito. Ingombrante, poi, Charles Laughton, spesso perfetto, ma in effetti troneggiante sullo schermo più di quanto 'sarebbe necessario al suo personaggio; fortunatamente la presenza fresca e vivace di Maureen O'Hara costituisce un buon antidoto.
A fronte di tali aspetti negativi, sono da segnalare invece alcuni pregi del film. La scenografia, ad esempio, del tutto irreale e quasi "datata" rispetto all'anno di realizzazione del film, ma in grado di compensare la propria evidente falsità con un'atmosfera onirica, minacciosa e a tratti grottesca, che ricorda certe illustrazioni dei libri di fiabe (un ruolo fondamentale svolge anche la fotografia). Interessanti la-struttura della taverna e il gioco di entrate, uscite, pertugi e nascondigli che Hitch organizza quando Mary vi giunge per la prima volta e che richiama immediatamente gli allestimenti labirintici e spigolosi dei film espressionisti. Estremamente belle e impressionanti le scene che si svolgono sulla riva, con il mare in burrasca e le navi che si infrangono sugli scogli o in procinto di farlo (Hitchcock si conferma, dopo Rich and Strange e prima di Prigionieri dell'oceano e Il prigioniero di Amsterdam, un regista che sa rappresentare con grande originalità l'elemento marino). Azzeccatissimi alcuni elementi sonori: il cigolio dell'insegna o della lanterna, il fischio ossessivo del vento.
"La taverna della Giamaica 'è' la notte come The Lodger 'era' la nebbia. Le tenebre del mélo di fine secolo (XVIII) sono il dettaglio centrale di un film che Hitchcock non riuscì mai ad amare. Eppure la cromatura nera e soffocante dell'incursione in costume' attraverso il romanzo di Daphne Du Maurier ha l'efficacia sinuosa di un incontro tra i 'mostri' della mente e del sogno. Mary arriva come al castello di Dracula; entra in un tunnel dell'orrore. E la macchina da presa (mobilissima nella costruzione delle 'figure', negli spostamenti e negli slittamenti verso l'angoscia) compie un 'salto nel vuoto' per suggellare il suicidio del 'virtuoso' della sua doppiezza, sir Humphrey Pengallan". Con queste parole Bruzzone e Caprara mettono bene in risalto la qualità oscura di questa singolare fiaba nera.


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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 29 agosto 2011
mondolariano

La Giamaica non c’entra niente in quest’avventura che costituì l’ultimo film inglese del grande regista. Prima di trasferirsi in America su invito del produttore Selznick, Hitchcock dipinse un quadro dal sapore marinaresco ancorato alla tradizione della vecchia Inghilterra. Tanto più che ad imbarcarlo in quest’impresa fu l’inglesissimo Charles Laughton (reduce [...] Vai alla recensione »

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