Racconto d'inverno

Film 1991 | Commedia 114 min.

Regia di Eric Rohmer. Un film con Charlotte Véry, Frederic Van Den Driessche, Hervé Furic, Marie Rivière, Rosette. Cast completo Titolo originale: Conte d'hiver. Genere Commedia - Francia, 1991, durata 114 minuti. - MYmonetro 3,09 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Condividi

Aggiungi Racconto d'inverno tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento lunedì 28 novembre 2016

Dopo Racconto di primavera, secondo episodio della saga rohmeriana delle stagioni.

Racconto d'inverno è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING e in DVD su IBS.it e su LaFeltrinelli.it. Compra subito

Consigliato sì!
3,09/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,17
CONSIGLIATO SÌ
Rohmer torna a giocare sul rapporto realtà/verosimiglianza con attese e sospensioni sapientemente costruite.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Félicie, in vacanza in Bretagna, incontra Charles, un giovane cuoco, col quale ha una storia d'amore importante. Al momento della separazione Félicie, per un lapsus, lascia a Charles un indirizzo sbagliato e da parte sua il ragazzo, che sta partendo per gli Usa, non ha ancora un recapito. I due non riusciranno più a mettersi in contatto. Cinque anni dopo Félicie ha una figlia, Elise, avuta da Charles. Vive con la madre e lavora come parrucchiera da Maxence con il quale ha una relazione.
Sin dalle premesse questo film si presenta come particolarmente interessante all'interno del ciclo delle Stagioni. Rohmer torna a giocare sul rapporto realtà/verosimiglianza giungendo ad esporlo chiaramente con l'inserimento della recita de "Il racconto d'inverno" di William Shakespeare e con il far rivolgere un personaggio contemporaneamente sia al pubblico che affolla la sala del teatro sia allo spettatore del film. Con lo sguardo in macchina viene infatti pronunciata la battuta: "Se leggeste questa storia in un libro pensereste che è una fiaba ma invece è vera". Di fronte al film e alla sua conclusione ci si trova nella stessa condizione degli spettatori dell'opera shakespeariana. Rohmer lo ha costruito in modo tale da preparare e lasciare aperte fino all'ultimo varie possibili soluzioni ma l'inserimento della scena teatrale tende ad indirizzare le aspettative di chi guarda in una direzione precisa.
Félicie ribalta la situazione rispetto al Racconto di primavera. Là avevamo un uomo di fronte a tre donne e qui una donna che si confronta con tre uomini. Il grigiore della sua vita si accompagna bene con le scene invernali del film contrastando volutamente con quelle luminose ed estive del prologo, quasi a sottolineare che lì si era consumata la sua estate che ora continua a sognare. Rohmer, che non ha mai la pretesa di catturare lo spettatore attraverso l'immedesimazione con i personaggi, in questo caso fa in modo che inizialmente il distacco dalla protagonista sia totale. Félicie è così semplice da farci pensare che il regista voglia prendere in giro questa ragazza così insicura, poco istruita, quasi priva di ideali. Avremo modo di accorgerci che, con l'avanzare della narrazione, grazie ad attese e sospensioni che Rohmer sa come costruire, finiremo con l'essere solidali con lei. Fino alla scena finale di cui il regista dice: "Mi serve sempre la scena ultima per organizzare i miei film".

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?
Giancarlo Zappoli
venerdì 19 settembre 2003

Prima parte
Félicie, in vacanza in Bretagna, incontra Charles, un giovane cuoco, col quale ha una relazione d'amore importante. Giunto il momento di separarsi, Félicie, per un lapsus, lascia a Charles un indirizzo sbagliato, indicando come sua residenza la città di Courbevoie invece di Levallois. Da parte sua, il ragazzo, in partenza per gli Stati Uniti, non è in grado di lasciarle nessun recapito. I due non riusciranno più a mettersi in contatto.
Cinque anni dopo. Félicie ha una figlia, Elise, avuta da Charles, e vive con la madre. Lavora come parrucchiera con Maxence, col quale ha una relazione, e contemporaneamente ha come altro "amico" Loïc, un giovane bibliotecario. Maxence lascia la moglie e decide di rilevare un salone a Nevers. Il trasferimento deve avvenire rapidamente. Stanno per iniziare le vacanze di Natale e Félicie, che diceva di aspettare la rottura del matrimonio di Maxence per lasciare definitivamente Loïc, decide di trasferirsi anche lei a Nevers, con la bambina. A casa di Loïc, dopo una cena con i suoi amici Edwige e Quentin, durante la quale si discute di soprannaturale e reincarnazione, Félicie annuncia la propria partenza. Dichiara di lasciarlo con difficoltà; ama vivere con Maxence, ma pensa che starebbe meglio con un altro uomo che non c'è: Charles. Dopo una prima breve visita a Nevers, dove ha modo di apprezzare il nuovo salone di Maxence e l'appartamento che li ospiterà, la ragazza vi torna una seconda volta con bagagli e bambina. Bastano poche ore per comprendere che il ménage non funzionerà.
Elise, la figlia, conduce la mamma nella chiesa di Nevers per vedere il presepe. Félicie prega, medita e ha una rivelazione: l'unico uomo con cui lei possa vivere è Charles. Quindi può lasciare Maxence senza dover tornare da Loïc. Riparte per Parigi determinata a cercarsi un nuovo lavoro e a trovare un'abitazione autonoma per sé e per sua figlia. Né Maxence né Loïc, per rispettare la sua libertà, fanno nulla per trattenerla, ma Félicie non è comunque contenta. Va a trovare Loïc sul posto di lavoro. Il bibliotecario le propone di andare a teatro: è in scena Racconto d'inverno di Shakespeare. Félicie si emoziona molto nel vedere rianimarsi quella che è presentata come la statua della regina Ermione; trova in questo la conferma che non c'è nulla di assurdo nella speranza di ritrovare Charles. Loïc, al contrario, è deluso dal finale dell'opera, che ritiene assolutamente impossibile, e dalla reazione di Félicie. I due trascorrono insieme alla bambina i giorni seguenti fino al 31 dicembre e poi decidono di separarsi per la festa di Capodanno che festeggeranno con le reciproche famiglie. Nel corso di una gita in campagna Félicie invita il cattolico Loïc ad andare in chiesa e a pregare "dal profondo del cuore" per lei e per la sua felicità. L'ultimo giorno dell'anno, salutato Loïc, Félicie sale sull'autobus con Elise per recarsi dalla madre. Lì avviene il miracolo: Charles e Félicie si trovano l'uno davanti all'altra. Charles è con un'amica e Félicie, dopo aver incrociato il suo sguardo, scende precipitosamente dal mezzo pubblico. Charles la segue e l'incontro si realizza. I due innamorati proseguono insieme per la casa della madre di Félicie, dove festeggeranno la fine d'anno. Charles invita Félicie a seguirlo nel suo lavoro in un'altra regione francese e lei accetta. La piccola Elise si rifugia in un angolo del divano e, come la madre, dice di piangere per la gioia.
«Shakespeare mi ha dato l'idea delle quattro stagioni col titolo Racconto d'inverno, l'idea del racconto di primavera mi è venuta dopo. Ecco la genesi delle quattro stagioni» (A. Danton, L. Giavarini, C. Taboulay, Entretien avec Eric Rohmer, «Cahiers du cinéma», n. 452, 1992). L'opera shakespeariana non è l'unica ispirazione del titolo del film o della serie; Rohmer era infatti rimasto così attratto dalla scena finale, che vedeva in sintonia col film a cui stava lavorando, da decidere di inserirla nella sceneggiatura. Qui la regina Ermione, che viene presentata agli astanti come una statua così meravigliosamente scolpita da sembrare vivente, comincia a muoversi e a parlare fra l'emozione del presente marito, il re Leonte, e della figlia, che non l'aveva mai conosciuta. Quale forza la anima? Siamo davanti a un'illusione o alla realtà? La protagonista del film, Félicie, si trova fra il pubblico che assiste alla rappresentazione assieme a Loïc, uno dei due uomini fra i quali si sente contesa. Félicie si emoziona molto; nel finale teatrale ella vede infatti confermata la sua intuizione che la speranza (o la fede, come spiega in seguito a Loïc) possa trasformare la realtà e quindi ridare vita all'immagine fotografica del suo amato Charles. Lciic, al contrario, ritiene che il testo shakespeariano sia assolutamente inverosimile e quindi per nulla commovente. I due trascorreranno insieme quella stessa notte.
Sin dalle premesse questo film si presenta come particolarmente interessante all'interno del ciclo. Rohmer torna a giocare sul rapporto realtà/verosimiglianza quasi che le "stelle" di Il segno del Leone o le "carte" di Il raggio verde reclamassero un ritorno in scena, che trova spazio anche nella chiacchierata serale con gli amici di Loïc. Il tema è poi esposto chiaramente con l'inserimento della recita del testo shakespeariano (si torna così, dopo moltissimi anni da La mia notte con Maud in una sala in cui si tiene una rappresentazione) e con il far rivolgere Paulina contemporaneamente sia al pubblico che affolla la sala del teatro sia allo spettatore rohmeriano. Sguardo in macchina, il personaggio pronuncia la battuta: «Se leggeste questa storia in un libro pensereste che è una fiaba, ma invece è vera». Di fronte al film e alla sua conclusione, ci si trova nella stessa condizione degli spettatori dell'opera shakespeariana. Si è in effetti davanti a una fiaba, che in Rohmer diviene tuttavia verosimile e accettabile poiché si svolge in un quotidiano molto comune e per nulla fiabesco, ma il pensiero razionale ci fa comunque ritenere improbabile il finale.

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?
Giancarlo Zappoli
venerdì 19 settembre 2003

Seconda parte
Rohmer costruisce il film in modo tale da preparare e lasciare aperte fino all'ultimo varie possibili soluzioni. Félicie, maturata, potrebbe scegliere di vivere con Loïc, abbandonando i suoi sogni paradolescenziali. Per sostenere questa conclusione Loïc è presentato come personaggio vieppiù positivo, disposto a molto pur di conquistare Félicie; le immagini, da quadretto familiare, dei due con la bambina, spingono in definitiva verso questa soluzione. Diversamente Félicie potrebbe decidere di vivere sola in attesa di un altro incontro più fortunato, dato che nessuno dei due uomini regge il confronto con il suo Charles. Ecco però che l'inserimento di Shakespeare fa presagire e attendere che il miracolo desiderato da Félicie si compia. L'epilogo deve pertanto prevedere la ricomparsa di Charles. Come spiega Rohmer a proposito della scena sull'autobus: «Questa scena è all'origine del film. Mi serve sempre la scena ultima per organizzare i miei film. Charles doveva apparire, avevo voglia di fare il film così...». Charles compare solo nel prologo e nell'epilogo, ma non è nel film. «Il film è la storia di Félicie con gli altri due uomini, Loïc e Maxence, e il fantasma di Charles. D'altra parte senza il riferimento a Shakespeare, può essere che avrei soppresso il personaggio di Charles. Ne ho vagamente intravisto la possibilità. Ma alla fine il film si è imposto così, bisognava che Charles fosse presente all'inizio e alla fine». Charles non sta nel nucleo centrale del film perché rappresenta i! sogno che diventa realtà, la fiaba che entra nel quotidiano. Nel prologo Rohmer, con sintesi efficace, racconta il periodo trascorso insieme da Félicie e Charles con immagini da soap opera. L'immaginario di Félicie, una parrucchiera, è probabilmente fatto anche di questo ed è così che conserva nella memoria quei giorni, insieme a un'immagine che si va ad aggiungere al non nutrito album fotografico presente nei film rohmeriani. Sta proprio nel personaggio di Félicie (che consente un ribaltamento rispetto a Racconto di primavera la un uomo dinanzi a tre donne e qui una donna che si confronta con tre uomini) il fulcro del film Felicie non si basta come Anne non ha la determinazione di Sabine non possiede due case come Louise non vive in un quartiere architettonicamente interessante come Blanche non ha un lavoro sicuro non ha un livello elevato di istruzione. Il grigiore della sua vita ben si accompagna alle scene invernali del film e invece contrasta con quelle luminose ed estive del prologo, a sottolineare che lì si era consumata la sua estate, quella che continua a sognare. Rohmer, che non cattura mai lo spettatore attraverso l'immedesimazione con i personaggi, qui si assicura che il distacco della protagonista dal suo pubblico medio sia totale. Félicie è tanto semplice da far pensare che Rohmer ci voglia far sorridere di questa ragazza così insicura, così poco istruita, così priva di ideali. Ci accorgiamo poi come l'avanzare della narrazione, attraverso le attese e le sospensioni che sa costruire, ci conduca ad essere solidali con lei. Félicie, con i suoi lapsus che le segnano l'esistenza, con i suoi rifiuti delle citazioni di Platone da parte dell'amico Loïc (bibliotecario non a caso), con il compagno, Maxence, che si è scelto, sembra destinata a soccombere nell'universo delle eroine rohmeriane. Ma come lo schiavo del Menone riusciva a risolvere i problemi di geometria che Socrate gli proponeva, così Félicie è capace di"andare oltre" la propria ignoranza. Rohmer ci mostra come le scelte di Félicie contribuiscano a "fare e disfare" la sua vita. Ciò che importa, allora, non è tanto il contenuto dei discorsi sull'amore (che possono e forse vogliono apparire ironici, con quelle frasi ripetute il cui significato cambia a seconda della situazione), ma, più profondamente, il processo che la porta a scegliere, a comprendere quanto conti l'esperienza, quanto l'auto-convinzione e in definitiva quanto sia libera nella sua scelta.
Racconto d'inverno è nuovamente un film sulle scelte dell'uomo. Pascal, citato da Loïc, è incombente. La sua scommessa, tornata in gioco dopo La mia notte con Maud anche nell'opera teatrale Il trio in mi bemolle, si ripresenta col suo contenuto inquietante così enunciato dal bibliotecario: «Scommettendo sull'immortalità, la vincita è talmente alta da compensare la debolezza della sorte», «se l'anima non è immortale, il crederlo fa vivere meglio che se non ci si credesse». Félicie fa proprio questo. Dapprima si barcamena fra due uomini e avverte la scelta fra i due come un obbligo. I criteri secondo i quali decide sono assai superficiali: preferisce Maxence perché ama essere dominata fisicamente, come lui sa fare, e detesta essere dominata intellettualmente, come fa Loïc con lei; inoltre ritiene che Maxence abbia gusto e ami le cose belle come lei, che è estetista e «estetica vuol dire bellezza». Le bastano poi poche ore di vita con l'eletto per rendersi conto che la vita con lui non corrisponde ai suoi criteri. Ma una visita in chiesa le illumina la vita. Questa illuminazione è in realtà una scommessa che le consente di uscire dal vicolo cieco in cui si trova. Scommette che Charles sia il suo unico vero grande amore e che non potrà vivere che con lui; crederlo la fa vivere meglio che se non lo credesse. Sente, o si convince, che Charles tornerà, perché come lei dice: «Una vita piena di speranza vale più delle altre». Dove c'è illuminazione divina e dove c'è invece scommessa? Non è un caso che la prima comparsa della morte in un film di Rohmer si verifichi proprio nei due luoghi dove avvengono le due illuminazioni della protagonista. Nella cattedrale di Nevers è custodito il corpo imbalsamato di una santa e in Shakespeare si mette in scena una morte apparente che rivela poi la sua illusorietà. Rohmer non ha ancora risolto, almeno cinematograficamente, il suo rapporto con la fine della vita.
Nelle scene finali del film, Félicie si trova nuovamente a scegliere. Questa volta, forte delle esperienze precedenti, ricorda che occorre prima riflettere. Ma c'è effettivamente un cambiamento nel suo modo di porsi, per cui si possa sostenere che questa scelta è più libera delle precedenti? Le ultime scene possono infatti essere lette in due modi contrapposti del tipo "i due vissero a lungo felici e contenti", perché sono finalmente di nuovo insieme, oppure "Félicie si complica nuovamente la vita", perché sceglie ancora una volta in modo assai rischioso (nonostante dica di voler riflettere). Il regista mette in dubbio il significato assolutamente positivo di quello che succede, attraverso l'inquadratura della bambina seduta da sola sul divano che piange e, interrogata dalla nonna, ripete meccanicamente le parole della mamma: «Piango di gioia». In questa affermazione si avverte una forzatura, o meglio una stonatura, che suggerisce una mancanza di verità e spinge quindi ad avere dubbi sul senso da dare alle scene finali. Alla luce di queste considerazioni o meglio di questi dubbi, il finale del film può apparire alternativamente triste o allegro. È poi Rohmer stesso, in una sua intervista, ad ammettere: «Se vedo il film più volte, a intervalli piuttosto lunghi, è possibile che in certi casi lo trovi allegro e in altri triste» (A. Danton, L. Giovanini, C. Taoboulay, Entretien avec Eric Rohmer, «Cahiers du cinéma», n. 452, 1992). Entrambe le interpretazioni possono risultare vere; tutto dipende dall'accettare o meno che la vita sia pascalianamente basata su una scommessa.

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?
Recensione di Giancarlo Zappoli

Dopo Racconto di primavera, secondo episodio della saga rohmeriana delle stagioni. La consueta analisi minimalista, forse meno coinvolgente del solito ma supportata dalla consueta maestria nella direzione degli attori, soprattutto le attrici. La protagonista è una ragazza madre che cerca di risolvere i propri problemi. È indecisa però tra due uomini molto diversi tra loro. Un altro capitolo nell'enciclopedia Rohmer.

Sei d'accordo con Giancarlo Zappoli?

RACCONTO D'INVERNO disponibile in DVD o BluRay

DVD

BLU-RAY
€9,99
€9,99
Powered by  
PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 31 marzo 2011
fedeleto

Rohmer dopo racconto di primavera continua il suo ciclo delle stagioni con racconto d'inverno.Felice e' una ragazza innamoratissima del suo charles,con cui passa un'estate indimenticabile.Al momento del ritorno dalle vacanze felice sbaglia indirizzo e dunque entrambi non si incontreanno piu'.5 anni dopo felice ha una figlia avuta precendetemente dallo stesso charles,e si divide tra [...] Vai alla recensione »

giovedì 23 dicembre 2021
stefano capasso

Felicie è una ragazza madre. La figlia Elise, di quattro anni, è stata concepita durante un’avventura amorosa estiva con Charles, che però per un disguido, ha perso di vista. Nonostante i tentativi di sviluppare una relazione con Loic, e poi con Maxence, si deve arrendere all’evidenza che non amerà mai nessuno oltre a Charles Eric Rohmer col suo stile asciutto [...] Vai alla recensione »

giovedì 31 marzo 2011
fedeleto

Dopo racconto di primavera,Rohmer continua il suo ciclo delle stagioni,e stavolta tocca all'inverno.In un'estate un ragazzo e una ragazza si innamorano passandola insieme e divertendosi ,ma al momento della separazione la ragazza sbaglia l'indirizzo.5 anni dopo la ragazza ovvero felice ,ha una figlia avuta appunto nel precedente passato con quel ragazzo che oramai non vede da tempo per [...] Vai alla recensione »

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

Sembrano gatte le donne di Eric Rohmer. Il loro narcisismo è felino: uno starsene a sé e in sé, morbide eppure lontane, colme della propria libertà. Il loro fascino vive di questo: del fatto d'essere (apparentemente?) irraggiungibili. Anche la Felicie di Racconto d'inverno è una gatta: mentre si dà si nega, mentre si apre si chiude. Loic e Maxence sono disarmati di fronte a quel che a noi può anche [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Comincia d'estate il Racconto d'inverno di Eric Rohmer: pochi, intensissimi secondi per raccontare un'esperienza d'amore totale. Una donna e un uomo (scopriremo più tardi i loro nomi, Felicie e Charles) si stringono l'una all'altro ai bordi del mare. Potrebbe essere una semplice avventura, il magico, ma fugace, intervallo di luce che, complice la bella stagione, spezza il grigiore della vita quotidiana. [...] Vai alla recensione »

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati