di Gian Luigi Rondi Il Tempo
Ancora un fatto di cronaca per il cinema italiano. Questa volta lo spunto lo ha offerto il ratto del piccolo Peugeot che Alberto Lattuada è andato a ricostruire e a interpretare in una cittadina della provincia francese, con un rigore, un’abilità, un intuito psicologico e una sapienza narrativa degni di particolare interesse. Sulla scorta, infatti, di un’idea di Edoardo Anton, Lattuada ha immaginato il crimine perfetto ideato da un intellettuale affetto da superominismo che predispone con meticolosa pazienza .
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di Giuseppe Marotta
Non è un brutto incontro, quello di Alberto Lattuada con Eduardo Anton. Dico per il film L'imprevisto, che fu suggerito agli autori dal clamoroso «affare Peugeot». Clamoroso? Una bomba: ma, come tutte le bombe della cronaca, fuoco nell'acqua precipitosa degli avvenimenti successivi, che propongono subito nuovi stupori, nuovi raccapricci, nuovi brividi. Infatti L'imprevisto non deve all'«affare Peugeot», adesso, nemmeno un grazie genovese (dei più lisci, bianchi e platonici grazie conosciuti, cioè, che solo in piazza Caricamento allignano, a suggello di acquisti o vendite scarsi di guadagno).
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