Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Valentina Pedicini |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,67 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 20 maggio 2020
Un viaggio poetico ed emotivo in un mondo sconosciuto, è un film che indaga le motivazioni profonde di una scelta radicale, le ragioni della devozione. Il film ha ottenuto 1 candidatura a David di Donatello,
CONSIGLIATO SÌ
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Sulle colline marchigiane dal 1998 si è formata una comunità della quale fanno attualmente parte ventidue persone (di cui due bambini nati nella comunità stessa) guidata da un maestro di kung fu che li ha chiamati Guerrieri della Luce. Essi sono pronti a combattere, grazie ad un costante esercizio fisico sulla base della pratica di arti marziali, la battaglia finale per portare, nel nome della fede cristiana, la Luce in questo mondo. Valentina Pedicini ha vissuto con loro per quattro mesi e ne documenta l'attività quotidiana.
La storia delle arti marziali ci insegna che le stesse hanno un legame indissolubile con la vita monastica essendo la loro genesi collocabile nel monastero Shaolin in Cina. Corpo e mente esistono in un dualismo che finisce con l'essere solo apparente. Quello che emerge dal documentario girato da Pedicini in uno splendido bianco e nero (gli unici due colori ammessi negli indumenti della comunità a rappresentare la purezza del bene e l'oscurità del male) è un mix di elementi difficili da valutare da parte di chi li osserva.
Le sedute di mental coaching condotte dal Maestro hanno lo scopo di spingere gli interessati a superare i propri limiti ma veniamo a sapere poco o nulla delle doti e persino delle motivazioni del Maestro. Questo forse perché la regista ha voluto evitare la formula "intervista-dichiarazioni" essendo più interessata al fluire della vita dinanzi alla telecamera di cui solo l'innocenza dei bambini fa rilevare la presenza con uno sguardo in macchina.
Dalla lettura di quanto Valentina Pedicini ha riferito alla stampa emerge ad esempio la presenza di un portavoce che fa da legame, ove necessario, con il mondo esterno. Nel film però non è chiaro come, in assenza di qualsiasi media che li metta in comunicazione con ciò che sta 'fuori', i Guerrieri possano essere dotati di tutto quanto è necessario per la vita quotidiana.
C'è poi questo forte segno di religiosità cristiana (anche se la Chiesa non ha dato loro alcun riconoscimento ufficiale) che sembra contrastare con la musica techno sparata spesso a tutto volume con richiami che suonano quasi come ancestrali e, ci si passi il termine, pagani. Quello che risulta sicuramente portato a buon esito è il tentativo di non giudicare da parte di chi ha 'osservato' per lungo tempo questa comunità.
Pedicini non utilizza mai il mezzo per pre-costruire un giudizio (positivo o negativo che sia). Ci lascia però comprendere che, a differenza che in altre realtà, questa (che il Maestro non vuol sentire definire come setta) è una comunità in cui non si viene cooptati senza avere alcuna via d'uscita. Chi finisce con il non comprendere più quale sia il senso del vivere secondo quelle particolari regole, così come è arrivato può andare via.
Resta come quesito su cui tornare alla fine della visione la citazione da "Il deserto dei tartari" di Buzzati: "Tutti là dentro si erano dimenticati che in qualche parte del mondo esistevano fiori, case allegre e ospitali. Tutto là dentro era una rinuncia, ma per chi, per quale misterioso bene?"
Sulle colline marchigiane esiste una comunità che non vuole essere chiamata setta, fondamentalista cristiana ma non riconosciuta dalla chiesa cattolica, di praticanti le arti marziali. Tutto quello che ruota intorno al cosiddetto kung fu, a partire dal tai chi, pratica individuale ma di derivazione appunto marziale, di moda oggi tra individui di ogni età e sesso.
Valentina Pedicini ritorna al documentario dopo Dove cadono le ombre ma continua ad esplorare condizioni di isolamento simili in qualche maniera a quelle sperimentate dalle protagoniste del suo exploit di finzione, e ai minatori di Dal Profondo - con questi ultimi, i "monaci guerrieri" di Faith condividono anche il percorso tra oscurità e luce, stavolta esplicitato chiaramente dalla scelta della cineasta [...] Vai alla recensione »
Un documentario in bianco e nero, una danza di corpi, tra i Guerrieri della Luce, rintanati in un monastero tra le colline marchigiane, in attesa della grande battaglia contro il Male, che porterà a una catastrofe apocalittica. Guidati dal Maestro, i seguaci trascorrono la loro vita di clausura, vestiti di bianco, tra allenamenti feroci e preghiere.
La parola che dà il titolo a questo docufilm, Faith, in inglese assume un significato molto profondo: avere completa fiducia in qualcuno. Ma anche nutrire una forte credenza in una confessione religiosa non basata su prove reali, ma su credenze puramente spirituali. E "Faith" risulta essere la parola giusta per dare il titolo a questa pellicola. A un primo impatto si può pensare che parli di che aderisce [...] Vai alla recensione »
Bianco e nero, di necessità. Bianco e nero, per virtù. Valentina Pedicini rientra in una comunità di ex campioni di arti marziali divenuti monaci cristiani e fa professione di fede in ciò che vede: non osservazione partecipata, ma partecipante, in cui la stessa scrittura filmica, la luce appunto, rivela il mondo, il world apart, l'hortus conclusus dei monaci che vestono solo di bianco, che vivono, [...] Vai alla recensione »