Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | James Ponsoldt, Nzingha Stewart |
Attori | Riley Keough, Sebastian Chacon, Sam Claflin, Camila Morrone, Suki Waterhouse Will Harrison, Josh Whitehouse, Nabiyah Be, Tom Wright, Timothy Olyphant, Seychelle Gabriel, Ayesha Harris, Naya Kodeh, Ross Partridge, Jonathan D'Ambrosio, Jacqueline Obradors, Lynn Downey, Jack Romano. |
MYmonetro | Valutazione: 1,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 17 marzo 2023
Un musical-drama che narra l'ascesa e la precipitosa caduta di una famosa rock band. La serie ha ottenuto 3 candidature a Golden Globes, 3 candidature agli Emmy Awards, 2 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a CDG Awards,
CONSIGLIATO NO
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Il drama musicale racconta la storia di una rock band degli anni Settanta e della sua front woman, Daily Jones (Riley Keough - The Girlfriend Experience, Mad Max: Fury Road), cresciuta in una famiglia benestante ma trascurata dai suoi genitori, in particolar modo dalla madre, che non ne riconosce il talento canoro. La svolta si ha con l'incontro dei The Six, giovane band tutta maschile - guidata da Billy (Sam Claflin - Hunger Games, Io prima di te) - nella quale la sua voce viene esaltata; seguiamo così l'ascesa e la caduta all'inferno - quello delle droghe e del sesso - di questa band, che molto ricorda le vicissitudini dei Fleetwood Mac, ai quali il racconto si ispira.
La miniserie Prime Video, composta da 10 episodi e scritta da Scott Neustadter e Michael H. Weber, produttori esecutivi insieme a Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, ha richiamato immediatamente l'attenzione del pubblico internazionale per via di alcuni gustosi selling elements.
Primo fra tutti, certamente, il riferimento musicale: il successo dei Fleetwood Mac, tra gli anni Settanta e gli Ottanta, fu connotato da eccessi di ogni tipo che hanno coinvolto e rappresentato un'intera era. L'abuso di cocaina da parte del gruppo era storia nota e cancellò - come ricordato nella sua biografia da Mick Fleetwood - quasi due anni di vita ai giovani componenti della band. Non solo la reference: anche la "Re Mida" Reese Witherspoon, che da alcuni anni trasforma in oro tutto ciò che tocca, preannunciava un prodotto interessante, insieme alla scelta del mockumentary romanzato come formato del racconto.
Già, perché Daisy Jones & The Six si sviluppa come un racconto nello stile del documentario - basato sull'omonimo romanzo di Taylor Jenkins Reid - di una rock band in ascesa nella Los Angeles degli anni Settanta. La miniserie si apre con le interviste ai componenti, ormai cinquantenni che, dopo anni di assenza dalle scene, decidono di raccontarsi, e di raccontarci una storia a metà strada tra realtà (quella dei Fleetwood Mac) e finzione.
Questo ambizioso adattamento però non riesce del tutto a coinvolgerci, in particolare - sembrerebbe - per una questione anagrafica. La trasposizione degli anni Settanta appare, infatti, sin da subito edulcorata, a tratti artificiosa, nel mostrare un intero decennio con una lente nostalgica e, al contempo, irreale, malgrado il grande dispendio di energie e forze economiche - compresa la realizzazione di ben 25 canzoni originali ad opera del produttore Blake Mills e scritte con la collaborazione di Marcus Mumford, Phoebe Bridgers, Madison Cunningham, Chris Weisman e Jackson Browne, cantate dalla protagonista Riley Keough (perché no, d'altronde, essendo figlia di Lisa Marie Presley).
Lo sforzo produttivo non è però sufficiente a rendere la profondità e la complessità di un decennio, e la costruzione di canzoni "à la Seventies", realizzate negli anni Venti del Ventunesimo Secolo ci permette di comprendere cosa non va nella miniserie. Gli stessi autori, così lontani dal decennio da poterlo vedere solo nelle sue ricostruzioni, sembrano trasporre sullo schermo la copia di una copia, esattamente come le canzoni composte appositamente per Daisy Jones & The Six. La serie, malgrado i buoni presupposti produttivi e formali, scade in cliché storici, in un mimetismo narrativo e in una leggerezza nel trattare tanto i triangoli amorosi quanto l'abuso delle sostanze, ancor più se questo mimetismo si prefigge lo scopo di raccontare un passaggio storico e culturale fondamentale.
Seppur buona in partenza, questa volta Prime Video fa un buco nell'acqua e la celebrità acquisita dai personaggi, che dovrebbe emergere - come da presupposto annunciato a inizio "documentario" - non lo fa mai, concentrandosi morbosamente sull'amore travagliato dei due protagonisti e mettendo in secondo piano gli altri componenti della band, preoccupandosi più di sorprendere il suo pubblico, piuttosto che di raccontare una storia, un periodo e uno dei gruppi più iconici degli anni Settanta e Ottanta.
Basterebbe il titolo. Emozionante fin dalla prima puntata. Ottime canzoni. Il finale, soprattutto l'ultimo minuto, a dir poco commovente! Da non perdere!