Ha lavorato per la televisione tedesca dal 1967 al 1970. Ha quindi esordito nella regia cinematografica nel 1989 con Il settimo continente (1989) seguito da Benny's video (1992) e 71 frammenti di una cronologia del caso (1993). Il successo e la notorietà internazionale arrivano solo nel 1994 all'uscita di Funny games (1994): il film diventa un caso a causa dei suoi contenuti violenti che però non vengono mai esplicitati allo spettatore. Il suo miglior film è senza dubbio Storie ( 1997) solo tardivamente distribuito in Italia ed interpretato da una stupenda Juliette Binoche. A Parigi si intrecciano le storie di un'attrice e del suo fidanzato, fotografo di guerra, testimone dell'orrore del mondo ma incapace, una volta tornato nel suo microcosmo, di comprendere i grandi drammi quotidiani legati alla vita di tutti i giorni (l'aborto) e quelli di suo fratello, razzista e desideroso di staccarsi dalla vita di campagna. Tra loro ragazzi neri, giudicati a priori colpevoli di tutto solo perchè non garantiti socialmente, immigrate rumene, spaesate in patria e tormentate dalla mafia dell'accattonaggio, e tanti personaggi, tante lingue, una babele inestricabile di razze, religioni e problemi. Per cercare l'orrore non è necessario sposarsi in Iraq o in Kossovo... Haneke propone uno stile sobrio e asciutto, sbatte in faccia allo spettatore scene forti, come quella in metropolitana con lo sputo in faccia alla Binoche, e gira almeno due sequenze da antologia, i piani sequenza iniziale e finale. Putroppo la sua ultima opera è invece mal riuscita: La pianista (2001) che, nonostante la presenza di una algida Isabelle Huppert, risulta un film monotono e velleitario e fa rimpiangere il film precedente, nonostante la vittoria (discussa) del gran premio della giuria a Cannes e della Palma d'Oro ai due attori principali.