A mio modesto avviso Nuti pratica una sorta di cinema-cabaret, ricco di piccole invenzioni, povero di sostanza narrativa, e tutto sommato destinato a rimanere molto marginale – un prodottino ben confezionato e mirato con astuta precisione al consumo festilenziale. É una sua scelta, che gli consente di guadagnare bene e vivere tranquillo, dedicandosi al suo hobby prediletto, l'amore, sul quale arpeggia instancabilmente nei suoi film e che altrettanto instancabilmente pratica nei momenti liberi.
Ai tempi di Casablanca, Casablanca (e dunque prima di Daunbailò) accadde a me e a Vincenzoni di offrirgli una golosa occasione americana, oltretutto basata su un incantevole racconto di Damon Runyon del quale il nostro produttore aveva i diritti. Francesco ci giocherellò a lungo ma alla fine tirò il culo indietro. Allora mi sembrò una mancanza di coraggio. Ripensandoci, è stata forse intelligente coscienza dei propri limiti. Il che non toglie che il successivo salto di qualità di Benigni l'abbia fatto umanamente rosicare a sangue. A parte che Roberto lo castiga regolarmente a poker, i due, pur non essendosi mai incontrati prima del successo, sono nati a neanche due chilometri di distanza. Quanto ai toscani narcisisti musini di topo, occhio che adesso è in arrivo anche Sergio Rubini. Peggio non è morto mai...