Giuseppe Tornatore è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, montatore, assistente alla regia, è nato il 27 maggio 1956 a Bagheria (Italia). Giuseppe Tornatore ha oggi 68 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.
Inizia giovanissimo in Sicilia ad interessarsi di cinema, lavorando nei matrimoni come operatore di filmini ricordo in superotto. Comincia la carriera "ufficiale" realizzando documentari e inchieste televisive per la RAI. Il suo esordio nella fiction avviene nell'86 con l'interessante dramma popolaresco Il camorrista, ma il film a cui ha legato il suo nome è il secondo, Nuovo cinema Paradiso (1988), protagonista di un percorso grottesco emblematico della confusione produttivo-distributiva in cui si dibatteva il cinema italiano del periodo. Il film esce in sordina nei primi mesi dell'88: la critica ne parla con benevolo distacco sostenendo che si tratta di un buon film, ma che non è "per i palati che pretendono capolavori", il pubblico lo ignora.
Tuttavia il film accorciato di oltre mezz'ora ottiene un importante riconoscimento al Festival di Cannes e l'anno successivo conquista addirittura l'Oscar per il miglior film straniero, riuscendo così ad essere redistribuito e ad ottenere un notevole successo di pubblico e persino di critica. In realtà la vicenda largamente autobiografica di un piccolo "monello" siciliano che si nutre delle fantastiche storie che scorrono sullo schermo del cinema parrocchiale del paesello, fino a diventare un importante cineasta, non brilla nè per incisività nè per originalità ma certo si ha l'impressione che nel modo di raccontare di Tornatore puntando sull'intensificazione emotiva, sul coinvolgimento, si sia depositata e stratificata la memoria, le forme e la nettezza di percezione del mondo, del cinema popolare e della grande lezione del cinema del dopoguerra.
Il successivo Stanno tutti bene (1990) batte sugli stessi tasti di malinconico sentimentalismo e conferma il "senso di cordone ombellicale che lega Tornatore al cinema del dopoguerra. Con la collaborazione di Tonino Guerra viene lucidamente osservata la disgregazione del mondo moderno agli occhi di un vecchio che risale l'Italia per cercare di capire che fine hanno fatto i suoi cinque figli. Benchè il film sia forse più riuscito del precedente e la critica lo accolga con rispetto la risposta del pubblico è piuttosto fredda. Nel 1991, Tornatore realizza uno dei quattro episodi di un film collettivo, La domenica specialmente nato da quattro racconti dello stesso Tonino Guerra. Il suo episodio si intitola Il cane blu e vi si può osservare tutta l'attitudine alla semplificazione poetica che si va radicando in Tornatore nel rapporto surreale di odio-amore tra un cane randagio sporco e pidocchioso e il barbiere romagnolo Amleto.
Il suo valore d'artista resta controverso, da un lato c'è chi lo considera un modesto riadattatore di espedienti già sperimentati da registi più validi e interessanti di lui, dall'altro chi invece lo ritiene "l'erede naturale di Sergio Leone per talento narrativo, ricchezza di scrittura, tendenza al sovraccarico di immagini, sentimenti, emozioni.
Nella serata festosa dell'Oscar 1990, ridotto al silenzio sul podio dalla gran loquacità di Franco Cristaldi, produttore di Nuovo cinema Paradiso che vinceva il premio per il migliore film straniero (erano tanti anni che non capitava a un film italiano), Giuseppe Tornatore chiamato Peppuccio appariva felice con semplicità dignitosa e senza euforie da miracolato, in un modo molto simpatico. Cinque, forse sei anni prima, pareva altrettanto giovane in un brutto albergo romano del quartiere Prati, intento a parlare con entusiasmo e concretezza pragmatica del suo primo film, Il camorrista, tratto da un libro-inchiesta del giornalista Giuseppe Marrazzo che ritracciava in una sorta di fantabiografia il percorso del boss Raffaele Cutolo, dentro e fuori la prigione.
Ripiegati attorno a un tavolino scomodo, c'erano lui, il suo press-agent, alcuni presentati come produttori o dirigenti della cooperativa " Clct " già realizzatrice del film Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara, al quale pure Tornatore aveva lavorato. C'erano in ascolto alcuni giorr~alisti: tutta gente di buoni sentimenti democratici, ben disposta e bene intenzionata verso un film contro la criminalità organizzata e contro i suoi protettori politici, che pubblicò infatti l'indomani sui rispettivi quotidiani articoli interessanti, incoraggianti e solidali. Però il film non i faceva, non c'era: o meglio, era soltanto un progetto, n'aspirazione, un'ambizione. E l'imminenza, la concre
tezza ostentate con i cronisti erano soltanto un test: gli articoli pubblicati con fervore democratico e critico-sociale dovevano dimostrare a un futuro possibile produttore quanta attenzione l'argomento potesse suscitare. Il gioco riuscì, funzionò: il minimo episodio è magari una testimonianza eloquente della tenacia piena di risorse del giovane regista siciliano, del suo investimento totale nel lavoro, della sua disinvoltura nell'usare gli altri.
Giuseppe Tornatore è nato a Bagheria, vicino a Palermo, nel 1956. Ha sempre avuto "un rapporto patologicamente positivo " con la sua famiglia. Mangia pochissimo, non ha mai bevuto un caffè nella vita, non ha mai fumato:
"Quattro film al giorno sono stati una droga migliore del tabacco, lo hanno sostituito". Ama lavorare sempre con le stesse persone: " Se ci si conosce si lavora meglio, e ci si diverte di più". Ha cominciato adolescente a fare fotografie e mettere in scena testi teatrali di Pirandello, a dirigere documentario reportage televisivi per la Rai su cose e personaggi della Sicilia . Il carretto (siciliano, naturalmente), Diario di Guttuso, Scrittori siciliani e cinema: Verga, Pirandello, Brancati, Sciascia, Le minoranze etniche in Sicilia. Emigrato a Roma, abitò nella periferia in povertà, solitudine e infelicità. Al debutto con Il camorrista non ebbe successo. Nuovo cinema Paradiso e poi Stanno tutti bene ne hanno fatto uno dei registi italiani giovani più premiati e lodati.
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