Demi Moore è bravissima nella sua piccola parte in Bobby di Emilio Estevez. È la parte di una cantante da night club d'albergo, 1'Ambassador di Los Angeles dove il senatore Robert Kennedy, fratello del Presidente americano assassinato, a sua volta venne ammazzato a colpi di pistola a 42 anni, durante la campagna per le elezioni presidenziali nel giugno 1968. Intorno a quella morte il regista ha costruito, per restituire l'atmosfera dell'epoca, alcune storie quotidiane di clienti o dipendenti dell'albergo: uno dei personaggi è appunto Demi Moore, e la bravura con cui interpreta l'alcolizzata compulsiva è tale da lasciar capire che conosce o ricorda molto bene situazioni simili, oppure che come attrice è stata spesso sottovalutata. Niente urla né gestacci, ma una sorta di vitrea immobilità che, al momento di andare in scena, si trasforma meccanicamente in slancio e forza vocale perfetti.
Non che esperienze turbolente le siano mancate. Demi Moore (vero nome, Demetra), nata 46 anni fa nel New Mexico in una famiglia di origini greche, bruna, con grandi occhi scuri, sempre considerata dagli americani una donna del Sud, moglie di Bruce Willis negli anni 1987-2000, madre di tre ragazzine, risposatasi con il ragazzo attore Asthon Kutcher, ha avuto un'adolescenza tempestosa di alcol e droghe. È stata lanciata da Ghost-Fantasma di Jerry Zucker, da molti servizi fotografici di seminudo: ma la fotografia più sensazionale fu quella che la mostrava sulla copertina di Vanity Faír nuda alla vigilia del parto.
Non ha fatto sinora un film davvero bello, ma ha interpretato personaggi magari sciocchi però difficili: in Soldato Jane di Ridley Scott, una donna-Marine pari agli uomini nel duro addestramento; una donna capoufficio a cui piace l'impiegato suo dipendente e che vuole a ogni costo averlo in Rivelazioni di Barry Levinson; una moglie che accetta di darsi a un ricco in cambio di soldi utili alla famiglia in Proposta indecente di Adrian Lyne; una spogliarellista sfacciata in Striptease di Andrew Bergman; una donna del 600 nel Massachussets marchiata a fuoco con la A dell'adulterio ne La lettera scarlatta di Roland Joffé. L'ardire le ha procurato un gran successo più oscillante che costante: ma ha certo affinato la sua naturale bravura.
Da Specchio, 3 febbraio 2007