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Netflix, l'acquisto di Warner agita Hollywood

L’offerta di Netflix è di ben 72 miliardi di dollari, che rendono al confronto ridicola l’acquisizione di MGM da parte di Amazon per meno di 10 miliardi. 
di Andrea Fornasiero

James Cameron (James Francis Cameron) (71 anni) 16 agosto 1954, Kapuskasing (Canada) - Leone.
lunedì 8 dicembre 2025 - News

A Hollywood non si parla d’altro che di Netflix e Warner. La notizia è esplosa venerdì, quando è stato prima annunciato che Netflix era entrata in una discussione esclusiva con Warner – in seguito alla sua vittoria nell’asta di acquisizione della compagnia – e quindi, ore dopo, che l’acquisizione era stata approvata all’unanimità da entrambe le compagnie. L’offerta di Netflix è di ben 72 miliardi di dollari – che rendono al confronto ridicola l’acquisizione di MGM da parte di Amazon per meno di 10 miliardi. Una cifra in gran parte sovvenzionata a colpi di debito: 59 miliardi di dollari sono stati infatti promessi in prestito dalle banche Wells Fargo, BNP Paribas e HSBC. 

La notizia è stata un vero colpo di scena perché, fino a pochi giorni, prima il principale acquirente era stato individuato nella famiglia Ellison, proprietaria del gruppo Skydance e amico di Trump, che già aveva acquisito Paramount. Il terzo contendente dell’asta era il gruppo Comcast, proprietario di Universal, Sky ed NBC. 
L’offerta di Netflix è meno comprensiva di quella di Skydance e non riguarda l’intero pacchetto Warner Bros. Discovery (WBD), bensì il solo studio cinematografico (e videoludico) Warner con il fiore all’occhiello televisivo-streaming HBO. Questo è stato reso possibile da una strategia della stessa WBD, capitanata da David Zaslav (amico di Ted Sarandos e infatti accusato di averlo favorito), che lo scorso giugno ha annunciato la separazione della compagnia in un due diverse società: una detta Streaming & Studios – che è quella che Netflix sta cercando di comprare – e l’altra detta Global Networks, che include CNN e molte altre reti, che rientravano nell’offerta di Skydance. Questa operazione di separazione dovrebbe concludersi nel terzo trimestre del 2026.
Infatti la partita non è ancora chiusa, sia perché i tempi saranno lunghi e di cose ne possono succedere, sia perché non è da escludere una controfferta che riapra l’asta, sia perché ci sono diversi passaggi legali da superare. Andiamo con ordine: anche nella migliore delle ipotesi per Netflix ci vorranno dai 12 ai 18 mesi

Skydance potrebbe fare una nuova offerta, più alta di quella di Netflix, come già aveva fatto per esempio Comcast per Fox dopo che sembrava chiuso l’accordo con Disney (che infatti ha poi dovuto alzare la propria offerta per acquisire Fox). Infine ci sono passaggi legali che potrebbero bloccare l’acquisizione e che comunque di certo la complicheranno chiedendo vari tipi di garanzie. Lo scoglio principale è quello del Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Trump, che non vede di buon occhio il gigante dello streaming (i Repubblicani di certo lo considerano troppo “woke”), tanto che già il primo gennaio veniva ventilata l’ipotesi di una indagine dell’antitrust sulla compagnia nel caso in cui avesse acquisito Warner. 
Trump – mentre scriviamo – non si è ancora espresso direttamente sull’accordo, ma di certo avrebbe gradito che CNN finisse nelle mani amiche degli Ellison. Si vocifera infatti che la conclusione dell’acquisizione sia vista con “pesante scetticismo” dalla casa Bianca. Nel mentre altre voci di protesta e preoccupazioni si sono alzate sia dal mondo della politica, con la Senatrice progressista Elizabeth Warren che ha definito l’accordo un monopolio da incubo, sia da quello dello spettacolo. Sono soprattutto le associazioni degli esercenti (anche italiane) a sentirsi minacciate, perché Netflix non è stato finora interessato alla distribuzione in sala dei propri film, concessi a una manciata di cinema in anteprima e poi in breve tempo disponibili in streaming. Se lo stesso decidesse di fare con i titoli Warner Bros sarebbe una catastrofe per la filiera cinematografica – ma potrebbe essere anche controproducente per la stessa Netflix, che si ritiene abbia più o meno già raggiunto il suo tetto di abbonati in Occidente e non avrebbe forse interesse a perdere gli incassi in sala dei film Warner. 
Ted Sarandos in merito ha detto di non aver nulla contro le uscite in sala (ma quelle che lui considera tali sono ben altro, come dicevamo) e di essere più interessato a ridurre le finestre di esclusività – che di nuovo però sarebbero un grave danno per gli esercenti. Se è noto che un film arriverà molto rapidamente in streaming, l’interesse degli spettatori di vederlo al cinema, finendo per pagarlo due volte se già abbonati, si riduce, un dato statisticamente provato. Disney infatti si comporta in altro modo e, dopo la fase Covid, lascia che i suoi film impieghino alcuni mesi prima di arrivare in streaming sulla piattaforma Disney+. 

Tra gli artisti i primi a dirsi allarmati sono stati Jane Fonda e, a suo modo, James Cameron, che ha lodato il modello francese, dove ricordiamo i film di Netflix passati in sala devono attendere ben 15 mesi prima di arrivare sulle piattaforme.
Riguardo cosa ne sarà di HBO e della sua piattaforma streaming si fanno varie ipotesi: è improbabile che la rete continui a esistere come canale cable, ma il podcast The Town ventila l’idea che HBO potrebbe diventare un canale streaming, sul modello di quelli di Amazon che hanno un buon successo. Manterrebbe così il proprio brand identitario e sarebbe un sovrapprezzo solo per gli utenti di Netflix interessati, di certo più facile da digerire dell’ennesimo aumento generalizzato e per altro in linea con la situazione attuale, dove molti abbonati a HBO Max sono anche abbonati di Netflix. 
Tutte queste considerazioni sono comunque cose da futuro remoto: un’idea più chiara sul reale stato della trattativa si avrà già nei prossimi giorni, quando Skydance e Trump faranno le loro mosse.


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