Louis Myles racconta la storia del calciatore Carlos Henrique Raposo. Da martedì 16 aprile al cinema.
di Tommaso Tocci
La storia più o meno vera di Carlos Henrique Raposo, calciatore brasiliano che negli anni Ottanta riuscì a ottenere una serie di contratti con le più importanti squadre del paese senza però scendere mai in campo. Finti infortuni, squalifiche e assenze misteriose gli consentivano di rimanere a libro paga pur tenendo nascosta una palese incompetenza calcistica, a cui il "Kaiser", pomposo soprannome preso in prestito da Beckenbauer per via di una vaga somiglianza, sopperiva nel rapporto con i compagni attraverso una certa giovialità e un gran numero di favori, incluse feste e prostitute.
È difficile trovare fonti attendibili sulla vicenda Raposo che non siano (in modo tutt'altro che limpido) collegate al film stesso, tra marchette e una sapiente operazione di branding digitale che, in fondo, non sono altro che una versione aggiornata al 2019 del capolavoro di pubbliche relazioni che ha donato a questo centravanti dai piedi ruvidi una carriera invisibile.