Un simposio di idee per un soggetto magnifico e arduo. Dal 27 dicembre al cinema.
di Giuseppe Grossi
La vena artistica di Olivier Assayas è molto simile a diversi capillari. Nella sua poetica scorrono parallelamente l'acume della scrittura, la potenza della cinepresa e l'ispirazione del rock come sottofondo costante. Il suo cinema è una continua convivenza di spiriti opposti, di spinte reazionarie al sistema degli obblighi e delle imposizioni. È speranza mista a frustrazione, volontà e realtà, osmosi ad oltranza. Le storie di Assayas vivono sulla soglia tra desiderio e costrizione, con protagonisti spesso molto giovani in cui il contrasto, sociale come interiore, emerge in modo inevitabile. "Fare cinema significa ascoltare le proprie budella", dice. La poetica di Assayas le saprà anche far sentire.
Nato a Parigi il 25 Gennaio 1955, Assayas ha nel sangue la convivenza tra diversità. Di madre ungherese e padre francese (lo sceneggiatore Jacques Rémy), si laurea alla French National School of Fine Arts.