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Laurel & Hardy, portatori di felicità: mai nessuno come loro

Al Festival di Roma è stato presentato Stanlio e Ollio, diretto da Jon S. Baird, con John C. Reilly nella parte di Oliver Hardy e Steve Coogan in quella di Stan Laurel.
di Pino Farinotti

lunedì 12 novembre 2018 - Focus

Il film racconta un episodio della vita dei due grandi comici. Finita la stesura del libro I cento film della nostra vita, firmato da Pino e Rossella Farinotti, si dibatteva sulla copertina. Non è certo facile reperire un'immagine che rappresenti tutto il cinema. C'è grande differenza fra Via col vento, la Corazzata Potëmkin e Il Gattopardo. Le opzioni erano: Rhett e Rossella abbracciati in Via col vento; Gene Kelly che balla sotto la pioggia in Cantando sotto la pioggia; il mimo Jean-Louis Barrault sul palcoscenico in piazza di Les enfants du paradis; il cavaliere Antonius Block che gioca a scacchi con la morte ne Il settimo sigillo; il Rex che naviga su quel mare di plastica in Amarcord; Charlot col suo balletto del pane ne La febbre dell'oro. Alla fine la scelta è caduta su Laurel & Hardy, che raccolgono la spazzatura danzando intorno a un bidone ne Gli allegri scozzesi. Il sottotitolo dei "Cento film" era: per pensare e, soprattutto, essere felici. Perché portare felicità è il primo comandamento del cinema, e nessuno come quei due ha svolto quel compito.

Stan Laurel (1890-1965) era nato a Ulverston, Inghilterra settentrionale, Oliver Hardy (1892-1957) era di Harlem, Georgia. Si incontrarono per la prima volta a Hollywood nel 1921, sul set del "corto" Cane fortunato. Non ci fu un seguito. Solo cinque anni dopo formarono la coppia, nel film Get 'Em Young. L'inizio della loro leggenda.
Pino Farinotti

Erano fatti l'uno per l'altro. Stan piccolo e magro orecchie a sventola, capelli arruffati, espressione di chi non capisce mai. Oliver grasso e (finto) autoritario, che spiega all'altro ricorrendo a volte alle mani, per poi guardare l'obbiettivo, cioè lo spettatore, come a dire "vedete un po' con chi ho a che fare". Era una chimica perfetta, come l'idrogeno e l'ossigeno che fanno l'acqua. Il passaggio, nei primi anni trenta dal muto al parlato, che pure aveva traumatizzato uno come Chaplin, per i due non significò nulla. È questo il loro sortilegio. Senza parole comunicavano tutto in ugual misura.

Erano idoli di tanta gente, magari di tutti, con qualche fan insospettabile. In Italia uno era il Duce, che diceva di divertirsi un mondo, un altro era papa Pio XII, che li avrebbe incontrati volentieri, ma fu dissuaso: "Guardi Santo Padre che quei signori collezionano otto mogli in due". Per la precisione cinque Stan e tre Oliver. I due, da noi, devono la loro popolarità anche ai doppiatori, Alberto Sordi per Oliver, e Mario Zambuto per Stan.


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