Al suo esordio alla regia, Jordan Peele intavola un discorso serissimo e piuttosto acuto sulla natura dell'America di oggi.
di Jacopo Barbero, vincitore del Premio Scrivere di Cinema
Scappa - Get Out rappresenta un bell'esempio di quel cinema che tanto ci piace: è brillante, intelligente, divertente, colto. L'esordiente regista Jordan Peele, comico di colore famoso per "Key & Peele", programma di successo in America, da sagace intellettuale quale è, desiderando portare sugli schermi una satira sociale sul tema del razzismo, ha deciso di travestirla da film horror e di giocare con tutti gli stereotipi del genere, per rendere ancor più raffinata ed interessante la sua brutale parabola sull'America di Donald Trump.
Già, lui. Nella notte tra l'8 e il 9 novembre 2016 infatti l'America è cambiata. Dal primo presidente nero si è passati al grande tycoon di New York, noto per le pulsioni razziste, sessiste, guerrafondaie. Cos'è successo? Peele prova a raccontarcelo in questo film, in cui un giovane di colore, nel far visita alla famiglia della sua ragazza bianca, si ritrova invischiato negli inquietanti segreti della società alto borghese americana, rigorosamente wasp.
Il film è impregnato di richiami alla politica e alla storia americana (l'ambientazione del film ricorda una tenuta post coloniale, non lontana dalla Candyland di Django Unchained) che aiutano il regista ad intavolare un discorso serissimo e piuttosto acuto sulla natura dell'America di oggi, e tutto questo viene svolto nel migliore dei modi possibili: non si affronta "di petto" la questione, bensì la si traveste da film di genere, in questo caso si parte dalla commedia satirica, per poi arrivare al thriller e all'horror, con un finale all'insegna del massacro e di bizzarri interventi chirurgici da eugenetica nazistoide.