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Milano e la Milanesiana: articolati e intelligenti

La Milanesiana si mette in discussione con il "paradosso".
di Pino Farinotti

Paradosso
Jane Campion (71 anni) 30 aprile 1954, Wellington (Nuova Zelanda) - Toro. Regista del film Bright Star.

lunedì 12 luglio 2010 - Focus

Paradosso
La Milanesiana nel quadro del "paradosso", che è il titolo che la identifica quest'anno. Paradosso è un concetto largo e, a ben guardare, potrebbe adattarsi a tutta l'era recente delle discipline e della comunicazione. Paradosso è la non-differenza che comanda da quando, per esempio, comanda la televisione che tutto omologa e appiattisce. Paradosso è che in testa alle classifiche dei libri non ci siano scrittori ma gente dello spettacolo. Sono davvero tanti, i paradossi. In chiave positiva, davvero come magnifica intuizione e invenzione della titolare della Milanesiana, Elisabetta Sgarbi, stralcio dai molti nomi coinvolti, quello di Jane Campion, della quale mi sono interessato recentemente anche in questa sede, scrivendo dell'opera della regista , Bright Star, che racconta di John Keats, il grande poeta romantico inglese. La Campion aveva usato il cinema per promuovere la poesia, con molti minuti coperti dalla liriche di Keats. La Milanesiana ricorda anche che la Campion divenne regista del mondo con Lezioni di piano che si vide attribuire la Palma d'oro. A completare il quadro della regista sarà riproposto il suo film d'esordio Sweetie del 1989 insieme a una serie di corti, inediti per l'Italia.

Prezioso
La Milanesiana si inserisce in un contesto milanese importante e prezioso. Da qualche mese il Comune si pone come guida artistica e culturale al fianco di città come Berlino, Londra e Basilea, leader storicizzate. Così come i luoghi della Milanesiana, le location delle manifestazioni del Comune, a cominciare da Palazzo Reale, hanno visto una partecipazione straordinaria, anomala del target della cultura diventato davvero popolo della cultura. Fra le grandi mostre stralcio una selezione: Goya, Schiele, Il futurismo, I due imperi, Hopper, McCurry, il più grande artista cinese contemporaneo Zhan Huan. Per il cinema, Kubrick fotografo, e le serate del venerdì alla Terrazza Martini che hanno ospitato, fra gli altri, Valeria Bruni Tedeschi e Marco Bellocchio. E poi il ricordo di Gassman, presente la figlia Paola, con la proposta di un introvabile Amleto del 1958.

Matrice
La Sgarbi, la cui matrice è letteraria - è editor della Bompiani- dunque si muove da una piattaforma nobile e profonda, è stata capace di cogliere il tempo, questo tempo, così come spiega nel suo pronunciamento: "La Milanesiana, all'inizio di un nuovo decennio, si mette in discussione e, assecondando la sua natura, si moltiplica nel tempo e nello spazio; tocca luoghi nuovi e, in ciò, credo, si debba ricercare l'origine del tema affrontato in questa edizione: i paradossi. In fondo, l'anima della Milanesiana è paradossale nel voler ostinatamente far incontrare mondi e linguaggi diversi". E anche Massimiliano Finazzer Flory, Assessore alla Cultura del Comune di Milano ha aggiunto: "I paradossi rappresentano un'occasione per prendere coscienza, ma sono anche un piacere del pensiero. E già che siamo in tema possiamo dire tranquillamente che uno dei più grandi paradossi è che sia proprio la cultura, la quale sta dando un contributo importante allo sviluppo del Paese, a subire così tanti tagli".

Sincretismo
In questa chiave di sincretismo culturale e di legittime rivendicazioni, un'altra citazione è per per il regista George Romero, al quale la Milanesiana dedica uno spazio importante. Romero, è notorio, ha inventato un genere, tuttora prevalente. Nel 1968, forse senza neppure ragionarci troppo, ha firmato La notte dei morti viventi, che sarebbe diventato un autentico primo motore degli horror. Si racconta di una città della Pennsylvania attaccata dagli zombi. Ad affrontarli un piccolo gruppo di sopravvissuti comandati da un nero. La critica attribuì a quel film implicazioni e pulsioni, soprattutto angosce fondamentali: il razzismo, il Vietnam, la disgregazione della famiglia, i segnali di quello che oggi chiamiamo "relativismo". Come ho detto sopra, forse Romero non voleva spingersi tanto avanti ma di fatto lo fece. E senza di lui tutto il cinema degli zombi, e le sue derivazioni, non avrebbe lo spazio che occupa, ci sarebbe comunque, ma con energia ed invadenza certamente minori. Senza di lui Michael Jackson (con Landis) non avrebbe interpretato il video più visto di tutti i tempi, Thriller, danza degli zombi.
Gli zombi, cioè i morti viventi: e se non è un paradosso questo...
Uno dei paradossi della Milanesiana.

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