Aveva appena sei anni il piccolo Michael quando fece il suo esordio sulle scene insieme ai Jackson 5 e grazie a una voce angelica e alla sua abilità nel ballo divenne presto la stella indiscussa del quintetto. Fu Gladys Knight a introdurre i fratelli Jackson a Berry Gordy, il fondatore della celebre etichetta discografica Motown, che li prese sotto la sua ala protettiva nel 1969. Una lunghissima serie di hit da classifica trasformò in breve tempo i Jackson 5 nel gruppo vocale pop/soul di maggiore successo degli anni '70, e quando ci fu l'avvento della disco la band ne divenne uno dei più grandi esponenti. Nel frattempo l'appeal dell'enfant prodige cresceva a dismisura e non ci volle molto perché il più piccolo dei fratelli Jackson -Jackie, Tito, Jermaine e Marlon - intraprendesse una carriera parallela da solista, pur rimanendo il lead singer della band. La sua naturale indole a bucare lo schermo lo porta anche a incrociare le strade del cinema (senza molto successo). Nel 1978 recita in I'm Magic di Sidney Lumet - remake de Il mago di Oz - nelle vesti dello spaventapasseri al fianco del suo mito di sempre, Diana Ross.
Got To Be There
Prodigio della musica, il destino di Michael Jackson sembrava essere già segnato. Se con i Jackson 5 aveva assaporato il primo morso del successo, come solista sarebbe diventato presto il Re del Pop. L'esordio in lungo, "Got To Be There", esce nel 1972 e raggiunge il quattordicesimo posto nella classifica pop US e il terzo nella US R&B album chart. Sette mesi più tardi Jacko raggiunge la vetta della classifica dei singoli con "Ben", title track del secondo Lp. Come per ogni adolescente, anche per Michael si presentano le prime difficoltà dovute al cambiamento della voce. "With a Child's Heart", il brano che apre la scaletta del terzo disco di studio, sembra raccontare il mutamento della giovane star sebbene sia una canzone di Stevie Wonder. In seguito a un malcontento con la Motown, che non voleva lasciargli la libertà artistica di scriversi le proprie canzoni, il cantante - supportato dal padre - inizia una battaglia legale con l'etichetta discografica per la quale due anni più tardi pubblica l'ultimo album, "Forever, Michael".
Don't Stop 'til You Get Enough
Proprio come il titolo di uno dei brani dell'album della maturità, anche Michael Jackson non si ferma finché non ne ha abbastanza. Ha appena ventun anni quando "Off The Wall" (il primo pubblicato per la Epic) arriva nei negozi di dischi, ma è nello show business da così tanto tempo che sa come destreggiarsi al punto da essersi scelto come produttore il guru della musica Quincy Jones. I due si conoscono sul set di I'm Magic - dove il celebre produttore lavora come supervisore alle musiche - e Jacko lo assolda per quello che sarebbe divenuto il suo quinto album di studio. L'accoppiata Jones-Jackson non può che essere esplosiva. Con "Off the Wall" Michael diviene il primo artista a raggiungere con ben quattro singoli la vetta della top ten della Billboard Hot 100. A oggi l'opera quinta del Re del Pop è stata sette volte disco di platino negli Stati Uniti e ha venduto venti milioni di copie in tutto il mondo. Cifre tutto sommato contenute rispetto a quello che sarebbe successo di lì a breve.
Da qui non si torna più indietro (forse)
L'album che avrebbe per sempre reso immortale Michael Jackson arriva nel 1982. Fusione di funk, disco, soul, rock, R&B e pop, tematicamente "Thriller" esplora zone oscure come la paranoia e il sovrannaturale. All'epoca adepto della fede religiosa dei testimoni di Geova, Michael Jackson è costretto a prendere le distanze dai contenuti del videoclip della title track, quella "Thriller" in cui i morti uscivano dalle tombe per ballare con la star (trasformatasi in una sorta di uomo-lupo) per le strade buie di una città fantasma. Ma non è tanto quello che ruota intorno al disco a renderlo celebre, quanto canzoni come "Human Nature", "The Girl Is Mine", "Beat It" e "Billie Jean" che proiettano la star nel firmamento della musica pop per farla brillare in eterno. "Thriller" batte qualsiasi record: è l'album che ha venduto più copie in assoluto nella storia della musica (tra i 60 e i 65 milioni di copie in tutto il mondo); sette delle nove canzoni in scaletta sono divenute dei singoli che hanno raggiunto la vetta delle classifiche; ha vinto otto Grammy Awards nel 1984, inclusi premi in tre diverse categorie - pop, R&B e rock. Nessuno potrà mai superare il Re del Pop! Benché l'album successivo, "Bad", vede arrivare a termine la collaborazione con Quincy Jones (che due anni prima aveva prodotto "We Are the World" scritta dalla pop star insieme a Lionel Richie), Michael Jackson continua macinare dischi e consensi.
Controversie di una star sul viale del tramonto
Per dovere di cronaca va detto che se sotto le luci dei proiettori Michael Jackson si è contraddistinto al punto da diventare la star che è, la sua vita privata è sempre stata torbida, misteriosa e di conseguenza molto discussa. Su di lui sono state mosse accuse di pedofilia e tuttora non è chiaro se l'artista si sia macchiato dei crimini che gli sono stati imputati (e dai quali è stato assolto in sede di giudizio). Certo è che le innumerevoli bizzarrie che lo riguardano - tra le quali le molteplici operazioni di chirurgia facciale, il cambiamento del colore della pelle e la mania di indossare costantemente guanti bianchi e mascherina come protezione - nonché le tante dicerie che negli anni hanno girato di bocca in bocca (e che si dice siano spesso state divulgate dallo stesso Jacko) non hanno fatto che accrescere il dubbio e la malevolenza sul suo conto. Anche i due matrimoni con Lisa Marie Presley (26 maggio 1994 - 18 gennaio 1996) e Debbie Rowe (15 novembre 1996 - 8 ottobre 1999) e la nascita dei tre figli Prince Michael Jackson I, Paris Jackson e Prince Michael Jackson II, sono stati causa di pettegolezzo e di attenzione da parte della stampa scandalistica. Come se non bastasse Jacko ha dovuto affrontare una serie di guai giudiziari e di citazioni in tribunale per mancati pagamenti che lo hanno portato sull'orlo del fallimento.
This is it! L'imminente ritorno sulle scene e la prematura scomparsa
L'annuncio lo aveva dato lo stesso Michael Jackson lo scorso marzo. "This Is It", il suo ultimo tour, avrebbe avuto inizio a Londra il prossimo luglio. Si parlava di dieci date mondiali, forse cinquanta, che avrebbero segnato il suo ritorno al mondo dello spettacolo. Nei mesi successivi alla conferenza stampa - che lo aveva visto impacciato, delirante, disconnesso dalla realtà - Michael si era presentato alle prove un paio di volte; "voleva davvero dare il meglio di sé" ha dichiarato il portavoce della famiglia Jackson, Brian Oxman. I suoi fan lo attendevano con ansia. Attendevano di vedere il suo esile corpo muoversi sotto le luci del palcoscenico al ritmo di quelle canzoni che lo avevano reso celebre. I suoi familiari, invece, temevano per la sua salute, temevano che non ce l'avrebbe fatta. E così è stato. Ma il corpo di Jacko non si è accasciato sotto le luci di scena di un concerto colossale, ma nella sua casa di Los Angeles dove è stato colpito da un (apparente) attacco cardiaco il 25 giugno 2009 all'età di 50 anni. Si spegne così la più grande stella del firmamento musicale, il Re del Pop, colui che era in grado di muoversi con grazia e di uscire di scena strusciando i piedi sul lucido pavimento nel suo inconfondibile moonwalking.
