Sorry We Missed You

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ruger357mgm giovedì 2 gennaio 2020
nessuna pietà per gli ultimi Valutazione 4 stelle su cinque
94%
No
6%

Nè Verga nè Dickens saprebbero raccontare la bolla del " lavoro fluido", del precariato travestito da lavoro autonomo 3.0 , meglio dello spietato Ken Loach di oggi.Dopo averci regalato lacrime e magoni con il sublime Daniel Blake ,che ci ha introdotti al mondo dei navigator e del sussidio di disoccupazione ( id est reddito di cittadinanza) , Ken ci presenta la realtà vera della Gig economy, quella dell' e-commerce che tutti ci attrae nel suo magico giro misterico. Belli gli acquisti on line, bello il fattorino che ci recapita l'agognato pacchetto, meno bello il sistema implacabile che strangola lentamente i " padroncini " che coi loro furgoni si incaricano delle consegne " temporizzate ". [+]

[+] loach e i ceti sociali più poveri e disagiati (di antonio montefalcone)
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sergio dal maso venerdì 21 agosto 2020
la fine del lavoro Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
0%

"Non lo trovi sotto casa? Ordinalo su Amazon, domani mattina sarà comodamente a casa tua!”
 
Quella dei Turner è una normale famiglia inglese. Tenacemente unita, malgrado i lavori precari e malpagati di Ricky e Abbie e il rapporto non troppo sereno con Seb, il maggiore dei due figli, adolescente piuttosto irrequieto.
Abby assiste gli anziani a domicilio, lavora fino a quattordici ore al giorno, trattandoli sempre con affetto e rispetto. Eppure guadagna una miseria, e non ha un contratto stabile perché dipende da una agenzia.
Ricky, dopo aver fatto tanti lavori, dal falegname all’idraulico, vede nelle consegne a domicilio come corriere freelance la possibilità di svoltare, di raggiungere quella solidità economica che gli permetterebbe di ottenere un mutuo e acquistare, finalmente, un appartamento. [+]

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ghisi grütter venerdì 3 gennaio 2020
autonomo o precario? Valutazione 4 stelle su cinque
80%
No
20%

Siamo a Newcastle upon Tyne nel nord-est dell’Inghilterra, che una volta è stato un importante cantiere navale e un polo manifatturiero.

Qui, Ricky Turner (interpretato da Kris Hitchen) si convince che avere un’attività in proprio sia un affare e non vuole più lavorare sotto padrone. [+]

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eugenio lunedì 27 gennaio 2020
i turner, una famiglia Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Ma quanto è bravo Ken Loach? Quanto è capace questo regista di intercettare il sentir comune di famiglie umili che cercano di elevarsi con onestà e mille difficoltà nel complicato e torbido mondo odierno fatto di compromessi in una lotta spietata per un lavoro sottopagato spesso caratterizzato da pesanti privazioni?
L’ultimo film del cineasta anglosassone, da sempre interprete di questo diffuso malumore, è un grand’affresco familiare che impiega la tematica della semplice istanza quotidiana per delineare con dovizia di particolari e tanta attenzione alle psicologie, i problemi di tutti i giorni. Questa famiglia, I Turner, sono quanto di più normale possa esistere: lui è un padre, Ricky, che nella Newcastle  dove tutto viaggia sempre in fretta, decide di mettersi in proprio (per così dire) in una società di corrieri, vendendo pure l’auto della moglie, per riuscire a garantirsi l’affitto di un furgone a prezzo di una vita sociale praticamente inesistente nel rispetto di orari e consegne a ritmo disumano (sappiamo qualcosa da Amazon a Foodora…); lei, Abby è un’assistente domiciliare per anziani soli e infermi, costretta a muoversi tra doppi turni stancanti e massacranti ma sempre con grandissima umanità. [+]

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angelo umana giovedì 9 gennaio 2020
gli sfruttati Valutazione 0 stelle su cinque
100%
No
0%

 Bene, anzi male, malissimo, Ken Loach ci ha rifilato un altro bel pugno nello stomaco: ci avverte, monita su quali pericoli corre la società occidentale sviluppata evoluta veloce produttiva, o in quale tragedia già si trova. Eppure ci serviamo dei working poors per farci portare a casa ogni oggetto che possiamo comprare via internet, qualcuno a sue spese provvederà a recapitarcelo a casa in men che non si dica. Già all'inizio del film si svolge l'intervista al circa 40enne Ricky che cerca lavoro, di fronte ha il "datore di lavoro" che in realtà non dà né assicura niente al pretendente, nessuna garanzia o assistenza in caso di malattia, incidenti col furgone da corriere o l'aggressione a scopo di furto che Ricky subirà. [+]

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giorgio47 giovedì 16 gennaio 2020
la fine della dignita' del lavoro Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
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Dobbiamo essere grati che esiste ancora un regista che parla della vita, quella vera, e degli ultimi diseredati di questa società. Certo non è né piacevole né gratificante guardare la sofferenza delle persone e meno che mai di persone che cercano di fare del tutto per vivere una vita serena e operosa. L’ultimo film di Ken Loach è veramente di una malinconia unica. La storia di una famiglia di persone per bene che cerca di sopravvivere nella giungla di indifferenza e apatia in cui sono precipitati i lavoratori sfruttati oltre ogni limite da un sistema che è immagine dell’ingiustizia e della prevaricazione del capitale, appoggiato troppo spesso da politici complici, sull’essere umano. [+]

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francesca meneghetti martedì 21 gennaio 2020
questo capitalismo non muore più
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No
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Esiste un genere cinematografico che possa definirsi operaista o anticapitalistico, così come esistono il genere storico, erotico, fantascientifico? Non mancano in effetti, in ambiente inglese, le narrazioni tese a denunciare i mali di quel sistema, “storicamente determinato” diceva Marx, che è incentrato su: iniziativa privata, ricerca incondizionata del profitto, sfruttamento della forza lavoro e delle risorse naturali. Si parte da “Tempi moderni”, del 1936, che contiene tutti i temi fondamentali (i ritmi disumani, l’alienazione, accentuata dalla catena di montaggio, la disoccupazione, le lotte sociali e quella individuale per la sopravvivenza), fino ad arrivare, attraverso il Free Cinema degli anni ’50 e attraverso quel gioiellino di Full Monty (1997) dell’era thatcheriana, all’ultimo film di Ken Loach. [+]

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loland10 lunedì 2 marzo 2020
scontri di una vita... Valutazione 4 stelle su cinque
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Sorry me wised you“ (id., 2019)  è il ventiseiesimo lungometraggio del regista inglese Ken Loach.
L’ultimo Ken Loach colpisce ancora e lascia il segno.
Con poca simpatia verso lo spettatore ma con dolente realtà verso se stesso e la società che si vive.
Una finzione con retorica zero; alla fine un retaggio familiare che rimane e un affetto spaurito tra genitori e figli che vanno avanti sperando di essere come prima. Il prima che nessuno voleva, il prima che tutti rimpiangono, il prima di un lavoro nulla e il prima con poco futuro.
Adesso che il lavoro diventa come imprenditore
‘Scusa ci sei mancato’: una preghiera, un monito, un silenzio, un soccorso, una realtà, un epitaffio, un documento, una verità, un laconico, un padre, un figlio, una famigliare, un lavoro, un riposo, un parlarsi è un conoscersi. [+]

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nadia meden domenica 5 gennaio 2020
ken loach, we missed you Valutazione 4 stelle su cinque
57%
No
43%

Un grande ritorno di questo grandissimo regista, superbo e raffinato che ancora una volta ci porta sullo schermo la vita reale, parte di quella vita quotidiana che può appartenere a ognuno di noi. Senza strafare ma con i piedi ben piantati per terra , questa volta ci racconta la storia di una famiglia, madre , padre e due figli. Abby, la madre , donna buona e gentile lavora da mattina a sera come badante, il padre, Ricky una bella persona, cerca lavoro dopo aver svolto diverse mansioni, specialmente nell' edilizia. Trova lavoro e diventa uno dei tanti uomini del "furgoncino bianco ", quelli che recapitano a casa i pacchi degli ordini fatti su internet. quattordici ore di lavoro al giornosenza pause, niente diritti, tanti doveri, sempre controllato dalla "scatolina nera " che controlla tutti i suoi spostamenti. [+]

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yarince giovedì 20 febbraio 2020
dal "pane e le rose" a "pane e veleno" Valutazione 4 stelle su cinque
0%
No
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Sorry we missed you; un film disperato e duro, un pugno allo  stomaco. Disperato perchè è senza speranza; siamo lontani dalla coralità dello sciopero dei minatori dell'84, supportato anche dalla comunità gay e lontanissimi dallo slogan "vogliamo il pane e le rose" dei sindacalisti impegnati nelle lotte di rivendicazione dei latinos in California, dove la classe operaia agiva insieme per difendere i loro diritti. Qui c'è un padroncino, solo con il suo furgone di proprietà, è un lavoratore autonomo che guadagna su commissione, sul numero di consegne, non c'è alcuna sicurezza nè garanzia, nè ferie retribuite, nè orario, nè malattia. [+]

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