Titolo internazionale | Not a Dream |
Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Giovanni Cioni |
MYmonetro | 3,08 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 7 agosto 2020
Un viaggio nella psicologia di chi è rimasto fuori dalla porta, guidato dallo spirito di Pier Paolo Pasolini e Cálderon de la Barca.
CONSIGLIATO SÌ
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Inizialmente ci troviamo in un film all'interno di un film che prende le mosse dalla ripetizione di un breve dialogo tra Totò e Ninetto Davoli in Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini e di alcune frasi tratte da "La vita è sogno" di Calderón de la Barca. A pronunciarle sono i detenuti del carcere di Capanne all'interno del Laboratorio Nuvole. Progressivamente dai testi si passa al vissuto di persone che si raccontano senza filtri.
"Ma allora qual è la verità? Quello che penso io de me, quello che pensa la gente o quello che pensa quello là dentro..." - Questa frase di Otello nel film pasoliniano apre un documentario che ci porta oltre le sbarre per indagare quello spazio indefinito che sta tra il sogno e ciò che chiamiamo 'realtà.
La verità su cui Otello si interrogava nel breve film del 1968 non è e non sarà mai definibile. La domanda si ripropone per ognuno di noi e con l'aiuto di un classico come Calderon ci ricorda che l'uomo continuerà a porsela. Se poi quell'essere umano è un detenuto il quesito si fa ancora più esigente. Vorrebbe però una risposta, per dare un senso al passato e poter guardare al futuro.
Ci si può barricare dietro alla razionalità come fa il carcerato del sudest asiatico che ha preso atto della condanna, la sconta perché così ha da essere e interroga un compagno di detenzione mettendolo di fronte a una realtà di fatto per lui incontrovertibile. C'è chi racconta di un colpo di fortuna che accade contro ogni calcolo di probabilità e chi preferisce 'recitare' il proprio ruolo evitando di dire di sé o, meglio, lasciando che a farlo siano le parole scritte da esperti dell'umano come Pasolini e Calderon.
Cioni sa cogliere l'umanità che può trapelare davanti a un fondale verde, con qualcuno che avanza verso la camera per spiegarsi meglio e con altri che esprimono il proprio pentimento forse per la prima volta in modo pubblico. Perché sono consapevoli che lo sguardo che coglie le loro azioni e reazioni sa comprenderli senza giudicarli. Altri lo hanno giustamente già fatto in passato. Ora è giunto il tempo di ascoltarli.
Nel corso del lungo incontro che Bergman ebbe con Olivier Assayas e Stig Björkman (diventato poi un libro, Conversazione con Ingmar Bergman), il regista parla del suo rapporto con Strindberg: «Non capivo di che cosa parlasse, ma lo sentivo come un animale, sentivo la sua rabbia e la sua aggressività. Per un giovane era importante incontrare un ribelle che possedesse le parole! Io non le avevo, e in [...] Vai alla recensione »