Titolo originale | Jeanette |
Titolo internazionale | Jeannette: The Childhood of Joan of Arc |
Anno | 2017 |
Genere | Commedia musicale, |
Produzione | Francia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Bruno Dumont |
Attori | Jeanne Voisin, Lucile Gauthier, Victoria Lefebvre, Lise Leplat Prudhomme Aline Charles, Elise Charles, Nicolas Leclaire, Gery De Poorter, Régine Delalin, Anaïs Rivière, Kyliann Maréchal Tellier, Malone Leroy, Maxime Boulanger, Jonathan Leguen. |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Movies Inspired |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,60 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 11 agosto 2017
Un film tratto dall'opera teatrale di Charles Péguy che racconta la storia di Giovanna d'Arco, dalla sua infanzia fino alla condanna al rogo.
CONSIGLIATO SÌ
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Francia, 1425. Nel cuore della Guerra dei cent'anni, Jeannette ha otto anni. Animata da visioni mistiche, pascola le pecore nel piccolo villaggio di Domrémy. Non è ancora Giovanna d'Arco ma vorrebbe già gli inglesi fuori dalla Francia. Sensibile alle sofferenze del suo Paese, cresce in fervore e in fede davanti agli occhi dell'amica Hauviette e a Madame Gervaise, suora doppiata che vorrebbe trattenerla. Ma Jeannette è pronta per la battaglia. Cavallo sellato e lancia in resta, si prepara a salvare le anime e a liberare Orléans dall'invasore.
Technopop medievale e hard rock mistico, la Giovanna d'Arco di Bruno Dumont sarà ricordata come quella di Méliès e DeMille, Dreyer e Rossellini, Bresson e Rivette.
Tra il sublime e l'invasato, Jeannette, l'enfance de Jeanne d'Arc è un gesto artistico audace, coraggioso e folle. Dumont osa tutto, sfida tutto, seguendo soltanto il suo istinto artistico a sprezzo delle regole e delle convenzioni. Impossibile restare impassibili, impossibile non ammirare l'ardimento e il suo nuovo film, oggetto non identificato e infervorato da litanie in falsetto e passaggi vocali chiari (nel senso del timbro).
Ma procediamo con ordine. Jeannette, l'enfance de Jeanne d'Arc è una 'commedia musicale' ispirata a due testi di Charles Péguy ("Jean d'Arc", 1897 e "Le Mystère de la charité de Jeanne d'Arc", 1910), coreografata da Philippe Decouflé e musicata da Igorrr. L'improbabile incontro dei tre autori, un cattolico fervente e militante, un ricercatore insaziabile e impuro, un musicista fuori norma che combina elettronica, heavy metal e musica barocca, trovano ragione ed esecuzione davanti alla camera di Dumont e sulla spiaggia battuta dal vento dell'Alta Francia.
L'azione, divisa in due parti, si avvia nel 1425 con l'infanzia di Giovanna d'Arco. Scuotendo la testa come una proto-punk, Jeannette delira di Francia e redenzione, dispiega la nascita di una vocazione ribelle e l'avvento di una coscienza che si rivolta contro il Male, all'epoca, l'alienazione della Francia e del suo popolo, traditi dal clero e soggiogati dagli inglesi. Una partitura sofisticata di note e parole confronta Jeannette con l'amica Hauviette, che sostiene la fede semplice del catechismo, e con Madame Gervaise, una suora che Dumont raddoppia con una gemella, che proclama(no) le virtù della rassegnazione religiosa.
Nel secondo movimento, Jeannette più adulta, ostinata e fervente che mai, inganna il padre con la complicità dello zio rapper (Nicolas Leclaire) e muove finalmente verso il campo di battaglia. È lei il generale che la Francia attende. Cortocircuitando cultura alta e cultura popolare, il linguaggio di Péguy e la musica di Igorrr che la mette in orbita, Bruno Dumont realizza una sorta di mistero cinematografico. Un film che riposa sulla deplorazione dell'infanzia in faccia a un mondo piegato dalle ingiustizie, dal silenzio tenace di Dio e dall'odio per l'invasore inglese che affama le città assediate.
L'impressione davanti a Jeannette è di assoluta novità, un'epifania stilistica affondata nello spirito e nel corpo di due pulzelle. Otto e sedici anni, Lise Leplat Prudhomme e Jeanne Voisin, per la prima volta sullo schermo, liberano una pulsione di risposta a un appello, una voce limpida e una composizione di gesti che ritrova l'infanzia del cinema. Agito tra sabbia e cielo, Jeannette esulta nella fede (per il cinema). La maniera è piena di grazia ma procede con radicalità assoluta. Prendere o lasciare. Credere o bruciare.
Difficile scrivere qualcosa su un progetto così spiazzante ed eccentrico come il tributo di Bruno Dumont alla Pulzella d'Orléans, eroina nazionale (oggi forse qualcuno direbbe nazionalista) che il regista francese coglie nel suo fervore mistico prima di bambina e poi di adolescente. In realtà non si tratta né di una rappresentazione narrativa né di un [...] Vai alla recensione »