Titolo originale | Juan Zeng Zhe |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Zang Qiwu, Xichuan Zang |
Attori | Dahong Ni, Liang Qi, Li Zhen, Zhang Han, Zhang Chen . |
Tag | Da vedere 2016 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,54 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 novembre 2016
Un uomo, la moglie, il figlio, un cugino ricco e la sorella di quest'ultimo che ha bisogno di un nuovo rene per non morire. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
CONSIGLIATO SÌ
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Yang ha perso il lavoro ed è povero fino all'indigenza. Viene contattato da un ricco imprenditore, Daguo, che ha bisogno di lui. Hui, la sorella di Daguo, è infatti gravemente malata ai reni e Yang è l'unico donatore compatibile. Aggirando ogni genere di barriera legale, Daguo riesce ad ottenere il riconoscimento di un grado di parentela remota con Yang, che, in cambio di una grossa somma di denaro, accetta di donare il proprio rene. Ma non tutto andrà secondo i piani.
Zang Qiwu ha il dono di riuscire, pur raccontando qualcosa di già sentito, a tenere viva l'attenzione dello spettatore. Ci riesce con dei ritmi molto lenti, soffermandosi a lungo su inquadrature suggestive, ma avendo sempre un'idea ben precisa su dove posizionare la macchina da presa. Già assistente alla regia per Zhang Yimou in diversi film, in ogni frame Zang Qiwu ribadisce la disparità delle forze in gioco, che si configura come corollario di un discorso globale sullo stato in cui versa Cina, transitata dai lasciti dell'oppressione della Rivoluzione Culturale alle storture di un capitalismo di Stato asservito al dio denaro. I campi lunghissimi con riprese dall'alto che accompagnano Yang quando esce dalla sua claustrofobica e squallida abitazione agevolano la transizione dal particolare all'universale, dal dramma familiare alla tragedia (nazionale).
Cinema guidato da un concetto forte ed elementare: la divisione in caste dell'attuale società cinese, sempre più lontana dall'"uguaglianza" auspicata dal Grande Timoniere Mao. Il valore delle vite umane si misura come la merce, per qualità e stato di conservazione. Zang mette in scena questa logica aberrante, ma sapientemente non si erge a giudice. Daguo non è (il) "cattivo". È un uomo che ha perso contatto con il valore della vita umana, accecato dall'idea di poter ottenere per mezzo del denaro tutto ciò che desidera o che è necessario, come nel caso delle cure per la sorella. Yang - straordinaria l'interpretazione di Li - reca nelle sue occhiaie e nella sua postura, che sanno di rassegnazione e di sconfitta, i segni di un accumulo di ingiustizie e la frustrazione di non poter invertire il flusso della sorte senza un intervento esterno. Che tuttavia, come ogni cosa nella Cina odierna, ha un prezzo. Un debutto che apre la carriera di Zang a sviluppi da seguire con attenzione.