Fassbinder - To Love Without Demands

Film 2015 | Documentario

Titolo originaleFassbinder - Lieben ohne zu fordern
Anno2015
GenereDocumentario
ProduzioneDanimarca
Regia diChristian Braad Thomsen
AttoriRainer Werner Fassbinder, Irm Hermann, Harry Baer, Lilo Pempeit .
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Christian Braad Thomsen. Un film con Rainer Werner Fassbinder, Irm Hermann, Harry Baer, Lilo Pempeit. Titolo originale: Fassbinder - Lieben ohne zu fordern. Genere Documentario - Danimarca, 2015, - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 16 febbraio 2015

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
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Cinema
Trailer
Un ritratto inquieto che parte da un singolare punto di vista e che sviluppa un'appassionante riflessione sulla creazione.
Recensione di Marzia Gandolfi
lunedì 16 febbraio 2015
Recensione di Marzia Gandolfi
lunedì 16 febbraio 2015

Separare il cinema di Rainer Werner Fassbinder dalla sua vita è impossibile. Lo è soprattutto per Christian Braad Thomsen, regista e storico di cinema danese legato all'autore tedesco da profonda amicizia.
Diviso in sette capitoli, Fassbinder - To Love Without Demands ripercorre la carriera e la produzione artistica di Fassbinder attraverso fotografie, sequenze, filmati di repertorio, conversazioni coi suoi attori e passi di un'intervista realizzata dallo stesso Thomsen a Cannes nel 1978. Invece di ricostruire una traiettoria lineare della sua vita, il documentario ne fa un ritratto inquieto partendo da un singolare punto di vista, prospettiva decisamente (psico)analitica, e sviluppando un'appassionante riflessione sulla creazione.
Nato in Baviera nel 1945 e dentro una famiglia caotica che non corrispondeva alle norme borghesi, Fassbinder patisce l'assenza della madre, ricoverata a lungo per tubercolosi. E proprio quella relazione 'in assenza' ha avuto conseguenze decisive nello sviluppo della sua personalità e ha nutrito il suo immaginario artistico. La separazione dalla madre, in una fase delicata della sua formazione, ha innescato un'ossessiva ricerca di amore e insieme di rabbia e vendetta, influenzando le sue relazioni sociali e professionali. La paura di essere deluso e di nuovo abbandonato, l'identificazione con la madre e i suoi istinti erotici, in direzione contraria a quelli del proprio sesso, gli impulsi edipici mai superati nei confronti del padre, trovano corrispondenza nel suo cinema, che come la sua vita privilegia il principio di piacere piuttosto che quello di realtà.
Autore di un cinema fortemente teatrale, che interroga la società attraverso le figure femminili, molto spesso proiezioni delle sue nevrosi, Fassbinder assume un atteggiamento provocatore nei confronti del perbenismo borghese. Condotta esibita nei film come nelle interviste, che ricercano pose di rottura e risposte spettacolari per scandalizzare evidentemente giornalisti e pubblico. Un pubblico che il regista sogna di raggiungere alla maniera del cinema americano, che preferisce a quello europeo e 'incarna' nella figura di Douglas Sirk, ammirato oltremodo per la sua capacità di combinare i suoi melodrammi personali con le esigenze del mercato. Prima di incontrarlo nel 1971, Rainer Fassbinder ha già prodotto un suo stile melodrammatico, sprovvisto però della morbidezza sirkiana e diffuso di una rabbia fredda e politica contro la Germania dell'Ovest, che compresa nel miracolo economico, coltivava l'amnesia del nazismo. Fassbinder sfumava il trasporto di Sirk dentro melodrammi essenzialmente politici, che affondavano il bisturi dove faceva più male.
Interprete di pièce che montava come film e di film che girava come pièce, Fassbinder non ha mai smesso di infrangere vetrine troppo luminose, emergendo dal passato e nelle immagini la sua predilezione per gli intrighi sentimentali e le passioni eccessive, che diventavano un'acuta critica alla classe borghese. Incentrando la sua attenzione sulle donne, Fassbinder realizzò poi una galleria di superbi ritratti femminili marginali e isolati dentro un mondo di uomini. Un mondo dove il potere dell'amore è schiacciato da quello del denaro e dell'ideologia. Un mondo senza speranza che lo suiciderà a soli trentasette anni, lasciandoci orfani sulle parole di Hanna Schygulla, che scorrono sui titoli di coda. Icona del suo cinema, la Schygulla condivise con Ingrid Caven, Margit Carstensen, Barbara Sukowa, Rosel Zech, Barbara Valentin e Lilo Pempeit, lo pseudonimo di sua madre, il cuore e il cinema pulsante di Fassbinder. Tutte ugualmente perturbanti e affliggenti, le loro protagoniste provocavano coi loro personaggi sentimenti contraddittori e contrastanti. Sentimenti con cui il regista si identificava o da cui voleva distinguersi, amandole e odiandole contemporaneamente.
Se i suoi esordi furono faticosi, il suo primo film (L'amore è più freddo della morte) in bianco e nero e poche parole ottenne uno scarso successo di critica e di pubblico, nella fase tarda della sua carriera il suo cinema sperimentale troverà col consenso un'anima più 'commerciale'. Usciti dai cineclub, i suoi film rimarranno nondimeno coerenti alla sua poetica: la mercificazione dei sentimenti nei rapporti interpersonali, nella Germania divisa, nel capitalismo moderno, nel comunismo reale, nelle rivolte del Sessantotto, negli anni di piombo. Analisi inesorabili e crudeli delle relazioni di dipendenza, rese comprensibili e accettabili al grande pubblico attraverso il linguaggio del melodramma. Cifra della sua narrazione filmica e genere che seppe trasformare, rispetto a quello hollywoodiano, in un proprio linguaggio dentro un cinema arrabbiato e visionario.

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