Anno | 2012 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 68 minuti |
Regia di | Gian Alfonso Pacinotti |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 novembre 2012
Il fumettista e regista Gianni Pacinotti, in arte Gipi, ha filmato per dieci giorni il suo tentativo di smettere con il fumo. Risultato: è passato da quaranta a zero sigarette.
CONSIGLIATO SÌ
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Gianni smette di fumare. Da quaranta sigarette al giorno passa a zero, senza cerotti o palliativi. Solo una telecamerina a cui raccontare i primi giorni di deliri, rabbia, depressione, mal di testa e domande esistenziali.
La prima incursione del fumettista Gipi nel mondo del cinema, "L'Ultimo Terrestre", era un oggetto strano, che accettava però le regole convenzionali del linguaggio cinematografico: gli attori, la narrazione, un genere di riferimento. Con Smettere di fumare fumando , invece, Gian Alfonso Pacinotti compie un movimento contrario e liberatorio: torna al linguaggio del fumetto, portando in scena se stesso, come fa quando lavora sulla carta, e inquadrandosi senza narcisismo come protagonista di una ricerca personale. Una piccola quest, che all'inizio non conosce nemmeno il suo oggetto. e dunque non ha regole, se non un'onestà intellettuale di principio che impone di non ritoccare nulla, di non abbellirsi o correggersi strada facendo.
Nelle mani vuote, libere dalla presa della sigaretta, Gipi mette dunque una microcamera di quelle da surfisti o serial killer e l'accende ogni qualvolta lo attanaglia l'istinto di accendere una sigaretta. Impreca, si lamenta, vive la giornata con gli amici e gli affetti, prima cercando di tenere sotto controllo il disagio e poi seguendolo per scoprire che porta ad una casa d'infanzia al mare, a cui si giunge lungo il binario di un treno che scinde letteralmente in due il protagonista, tra pulsione di morte e istinto di sopravvivenza. Quando la pazzia finisce, il suo autore mette fine anche al film. E questa è la scelta più importante e più apprezzabile: dopo essersi prestato all'esperimento umano di dare uno specchio alla propria crisi e dopo averla trasformata in atto creativo, il ritorno alla normalità resta giustamente fuori. Non è un reality show: è un diario filmato, alla maniera di tanti precedenti illustri, Moretti per primo. Il ricorso alla tecnologia più economica in circolazione (l'intero film è durato 10 giorni di riprese e costato 350 euro in tutto), avvicina pericolosamente il progetto video di Gipi al materiale "alieno" che circola su youtube e dentro questo film, ma la confusione è finalmente impossibile, perché là dove personaggi come Wolf Sister o i seguaci di Davide Russo Diesi anelano ad essere visti e ascoltati dall'esterno, Gipi cerca al proprio interno e il risultato è forse piccolo ma indubbiamente sincero.
Il titolo richiama la storiella, che Pacinotti stesso inventa in uno dei primi giorni di astinenza, di uno scrittore che ha perso il talento e allora pensa di raccontare la storia di questa perdita ma non ha il talento per farlo. Il suo, invece, è un talento reale e intatto e questo ne è un breve documento.