Titolo originale | Mama Europa |
Anno | 2012 |
Genere | Documentario |
Produzione | Slovenia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Petra Seliskar |
Attori | Terra Ferro Seliskar, Branko Baric, Bernays Propaganda, Danilo Latin . |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 gennaio 2014
L'Europa secondo una bambina di 6 anni, nata nei Balcani da un padre cubano-macedone e da una madre slovena.
CONSIGLIATO SÌ
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Terra ha cinque anni e mezzo e non riesce ad immaginare che, al posto dei sette paesi che lei conosce, una volta ce ne fosse uno solo, chiamato Jugoslavia. È sua madre Petra a spiegarglielo, nel corso di una conversazione intima e speciale. Lei appartiene, infatti, ad un'epoca in cui non c'erano confini tra la Slovenia e la Macedonia, né visti o polizia. Per la bambina, invece, raggiungere i nonni significa intraprendere una strada tortuosa, complicata dalla Storia e dai governi.
È fatto di immagini semplici ed efficaci, questo piccolo film, esattamente il genere di immagini in grado di costituire un terreno comune di comprensione tra adulto e bambino, attanti del film e suoi spettatori. Terra disegna, dando un colore diverso ad ogni luogo, poi s'impasta le mani e i colori diventano uno solo, che li contiene tutti. "La cosa più importante è la Terra", afferma: quella che sta al di sotto delle decisioni giuridiche, che non cambia anche quando cambiano i nomi dei luoghi e la loro appartenenza nazionale.
Mama Europa è dunque un home-movie (il padre si occupa delle riprese e della fotografia), "animato" dalle sequenze a passo uno che fanno vivere i disegni, curato nel suo stile volutamente minimale, e soprattutto pensato, progettato con grande chiarezza d'intenti e pulizia dei gesti e dei percorsi narrativi, senza per questo chiudere la porta all'immediatezza e al dialogo spontaneo, che sono anzi la sostanza del film.
Le due registe (perché madre e figlia co-firmano, giustamente, i titoli di testa) scelgono di tornare ad uno stato vergine, quasi primordiale, sgombrando il loro universo filmico da tutto ciò che è superfluo e riducendolo alla loro presenza, a quella di un amico eremita, di una gallina, un pesce, un vecchio centenario, una band punk-rock che inneggia a vivere senza confini, innanzitutto mentali. Su questo grande foglio ancora per la maggior parte pulito, Terra può scrivere a voce la sua personale storia delle tre sorelle -Italia, Croazia e Slovenia-, e Petra può narrare quella, sconosciuta alla piccola, di Europa, reginetta di bellezza finita a fare la maglia in ospizio, dimentica dei buoni propositi di gioventù. Il materiale di repertorio, che è tanto e bello, diventa allora un film nel film, una sorta di lanterna magica che le due accendono per dar corpo e verità alle loro "fiabe".
Ed è proprio il tono pacato e fantasioso, che tanto contrasta con la materia dei fatti (una materia di sangue e di guerre, di razzismo e deportazioni) che fa di questo film un piccolo tesoro, che andrebbe mostrato a chiunque si cerca, nel mondo, costretto sotto un'etichetta stretta o arbitraria. La domanda implicita, infatti, quella che sta sotto l'intero progetto, è la prima e la più urgente: "Chi sono io?". Partendo dal nome scelto per la figlia e attraversando la storia famigliare da parte materna e paterna, Petra tesse per Terra un elogio del meticciato, del viaggio e della libertà.