Anno | 2012 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia, Argentina |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Daniele Incalcaterra, Fausta Quattrini |
MYmonetro | 2,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 16 novembre 2012
CONSIGLIATO SÌ
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Una battaglia alla Davide contro Golia. Quella condotta dal regista italiano Daniele Incalcaterra in Paraguay, dove il padre lavorava come funzionario dell'ambasciata. Il genitore gli ha lasciato un'eredità pari a 5.000 ettari di terreno nel Chaco, la seconda foresta per estensione dopo quella dell'Amazzonia. Un'eredità su cui Incalcaterra, che vive in Argentina, non ha mai voluto lucrare. Il suo obiettivo è «restituire la terra alla terra»: spingere lo Stato paraguayano ad attribuire all'appezzamento la tutela di riserva naturale, per poterlo rendere al suo popolo, i Guaraní, che vivono lì da sempre.
Questo documentario - diretto dallo stesso Incalcaterra e da Fausta Quattrini - è un diario di viaggio: il road movie intrapreso dal regista nel cuore dell'"Impenetrable", nome assegnato dai conquistatori spagnoli al Chaco. Una regione che, oggi, della sua antica impenetrabilità conserva solo un vago ricordo. A bordo di un'automobile scalcinata, in compagnia di un amico ornitologo, Incalcaterra esplora chilometri di foresta violentata dall'intervento brutale dell'uomo, a partire dagli anni in cui, sotto la dittatura di Alfredo Stroessner (1954-1989), si diffuse il malcostume di distribuire le terre vergini agli amici del regime e ad affaristi stranieri.
Il risultato, oggi evidente, è una fauna a rischio di estinzione, una flora squarciata dal grigio dell'asfalto. Penetrata dalle trivelle delle compagnie petrolifere che vi concludono affari d'oro. Offesa da una deforestazione selvaggia, praticata per assecondare gli interessi dei grandi latifondisti, produttori di alimenti transgenici. Gli stessi che hanno recintato persino le strade pubbliche e impediscono al regista di accedere al proprio terreno, o che non si fanno scrupoli a eliminare gli indigeni, pur di non perdere investimenti da milioni dollari.
Il valore di questo documentario non risiede tanto nello stile di regia o nelle fattezze tecniche - si tratta evidentemente di un lavoro povero di mezzi - ma nell'interesse del tema trattato e nella rilevanza della denuncia, nella capacità di gettare luce su una realtà sociale totalmente ignorata dalle cronache dall'estero nel nostro paese. Un autentico far west, dove si va in giro armati ed esistono organizzazioni che falsificano i titoli di vendita dei terreni. Un contesto dove l'illegalità è l'unica regola osservata, in totale spregio dei diritti degli indigeni e nell'assordante silenzio dello Stato, che, se c'è, è impotente o corrotto.
Il regista, però, non si arrende. Affrontando ostilità, resistenze, intimidazioni e lungaggini burocratiche, continua a lottare per la sua "Arcadia". Un'utopia, un sogno per cui vale la pena combattere, anche quando la battaglia ricorda quella di Davide contro Golia. Una guerra condotta in nome delle generazioni future, nell'ostinata convinzione che i figli debbano ricevere un'eredità migliore di quella dei padri.
Quasi documentario, realizzato dal protagonista stesso, dimostra come nella vita non si può mai dire; dall'idea iniziale di cedere i terreni ereditati, il protagonista, con pazienza, tenacia e ponderatezza tenterà di renderli una riserva naturale dedicata agli indigeni. I dialoghi, incentrati soprattutto sulla spiegazione di come funzionano burocrazia e abitudini locali, sono intervallati da lunghe [...] Vai alla recensione »
Fuori concorso è passato il film più forte di questi due primi giorni (per chi è alla Mostra non perdetelo, oggi alle 14.30 Sala Perla), si chiama El Impenetrable, i registi sono Daniele Incalcaterra (Repubblica nostra, che prefigurava con lucida consapevolezza due decenni di berlusconismo) e Fausta Quattrini, lavorano insieme da molti anni e sono anche compagni nella vita.