Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shame
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Uno zoom preciso e potente ma freddodi LikemistFeedback: |
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martedì 24 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cosa succede quando la generale condizione umana dell'uomo d'oggi, fatta di solitudine e incomunicabilità, viene vista con un potente zoom che la estirpa dal normale contesto, la ingigantisce e la rende protagonista assoluta, sfuocando tutto il resto del mondo intorno? succede quello che ha fatto questo regista dal nome impegnativo. E cioè che si viene a raccontare, senza censure nè secondi fini, la storia della grande sofferenza di un piccolo uomo (e di una piccola donna). Fassbender presta in modo magistrale il suo splendido fisico e la sua irresistibile faccia a un personaggio che non lascia indifferenti, la cui sofferenza nasce proprio dalla sua consapevolezza di quanto arida sia la vita che conduce e quanto poche possibilità abbia di cambiarla, trascinato come è da una unica pulsione. Una pulsione che, in quanto tale, non lascia mai appagati nè mai liberi. La fragilità della sorella, le sue dipendenze affettive, sono solo l'abito femminile della stessa sofferenza. Ma per lei forse una speranza c'è, è l'immedesimazione in un personaggio altro da sè, la costruzione di un mondo fantastico, i travestimenti.... l'arte. Intensa e coerente nella sua stridente diversità (per un momento anche i colori della pellicola abbandonano i grigi e i blu cupi per accendersi di oro e rosso) la scena di una New York New York cantata in modo struggente. Pochi i dialoghi, perlopiù sincopati, che esplicitano, se mai ce ne fosse bisogno, la totale incapacità di una qualunque comunicazione, fosse anche solo ordinare la cena al ristorante. Al contrario lunghissime e lente inquadrature, spesso completamente sfuocate, che raccontano l'estraniazione: la corsa notturna per le strade cittadine, i cartoni animati b/n alla tv. Niente è lasciato al caso, forse neanche la citazione sull'uomo di Neanderthal, che dà una chiave di lettura della sequenza hot del finale, dove il volto del protagonista si trasfigura da essere umano a bestia e viceversa, nell'estasi del piacere, nella fatica della prestazione, nel disgusto della consapevolezza. Tuttavia mi sembra che il film strizzi un po' troppo l'occhio al voyerismo imperante, esplicitando in lunghe sequenze una corposa carrellata di carne tremula di tutti i generi. Tutto resta poi un po' freddo, fin troppo coerentemente con l'incomunicabilità che il film vuole comunicare, perchè i protagonisti sono autoreferenziati in modo a volte irritante, senza alla fine regalare al pubblico nè una storia (da dove vengono i loro problemi?) nè una chiusura. Di fatto i personaggi intorno sono una carellata di facce, corpi e caratteri abbastanza insignificanti, perchè tutto sommato ognuno vive il proprio film, ognuno è perso nella sua storia, nella sua propria bolla, e questa è la bolla dei fratelli Brandon e Sissy. Interessante, ma avrebbe potuto essere più incisiva, la tecnica di montaggio in back-forward ripetitivi che via via si compongono a raccontare come sono andate le cose, adottata nelle sequenze iniziali del risveglio e in quella finale dei rientro in metropolitana. Infine inutile qualche depistaggio che non aggiunge nè tensione nè spiegazioni come la sconosciuta inseguita che si perde tra la folla e la metropolitana che si blocca facendo presumere che qualcuno si sia buttato. Forse non ci riconosceremo in questa storia di drammi estremi ma se ne esce almeno riflettendo, anche se non del tutto emozionati, perchè tutti siamo stati a volte tremendamente soli, o incapaci di comunicare, o di dare e ricevere affetto.
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