Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shame
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Shame : Vergognadi Giammarco QuagliettaFeedback: |
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sabato 21 gennaio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Shame: vergogna. Un sostantivo inglese che racchiude in se molteplici significati: disonore, peccato, indecenza, obbrobrio. Steve Mcqueen nella sua seconda opera riesce a fotografare magistralmente tutto questo avvalendosi della straodinaria interpretazione di Michael Fassbender. Il regista immortala nella macchina da presa l'ossessione di un giovane manager americano di successo per il sesso in tutte le sue forme. Dall'inizio del film si ha subito l'impressione di trovarsi di fronte non a un "tombeur de femme", ma a un caso clinico: Brandon è malato e ne è consapevole, imprigionato in una gabbia dove il sesso non è più piacere, ma dipendenza e compulsione, un rituale da compiere necessariamente per lenire la sofferenza scaturita da traumi familiari subiti dal protagonista, il film non ci racconta quale siano, ma lo spettatore ne intuisce da subito l'esistenza quando nella vita di Brandon irrompe prepotentemente la sorella Sissy, interpretata dalla bravissima Carey Mulligan, afflitta dalla medesima sofferenza esistenziale del fratello. Sissy è fragile, ma crede nell'amore, quell'amore che protegge e ti fa sentire al sicuro, quell'amore che può essere manifestato semplicemte anche solo con un abbraccio di una persona cara, quell'abbraccio che cerca nel fratello Brandon. Una richiesta di aiuto non ascoltata che la porta più volte nella sua esistenza a tentare il suicidio. Brandon deve uscire da quella gabbia: è l'unico modo per salvare se stesso e la sorella. Cercare quella chiave si rivelarà un'impresa impossibile. Ma Brandon è veramente convinto di volersi redimere? Forse l'unica possibilità di sopravvivere al dolore è nutrirsi con il tormento, la disperazione, la vergogna di quella dipendenza che lo rendono libero nella sua prigione.
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