Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Regia di | Carlo Lucarelli |
Attori | Giampaolo Morelli, Gaetano Bruno, Rolando Ravello, Giuseppe Cederna, Lorenzo Perpignani Sara Sartini, Adolfo Margiotta, Veronica Gentili, Irma Carolina di Monte, Daniele Monterosi, Stefano Gragnani, Francesco Rossini, Laura Glavan. |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 novembre 2012
Il film è ambientato negli anni dell'ascesa di Mussolini, in un'isola prigione abitata dal vento e da strane apparizioni che sembra nascondere un segreto feroce e innominabile.
CONSIGLIATO NÌ
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In un freddo giorno del 1925, mentre Benito Mussolini rivendica con un discorso alla Camera la responsabilità (politica, morale e storica) del delitto Matteotti, un giovane commissario viene confinato con la moglie su un’isola battuta solo dal vento. Abitata da ‘fantasmi’ invisi ai fascisti e governata da una milizia in camicia nera, l’isola dell’Angelo Caduto finisce per inghiottire nel suo silenzio la fragile consorte del commissario, ossessionata da una canzonetta (“Lodovico”) e dal desiderio di ritornare sul continente. Una mattina viene rinvenuto sulla scogliera il cadavere di un miliziano col vizio delle donne degli altri. Nonostante i tanti dubbi del commissario, il caso viene archiviato come omicidio da Mazzarino, esaltata e dispotica autorità locale che non sembra gradire intromissioni e supposizioni altre dalle sue. Nuove e misteriose morti si consumano intanto sull’isola e davanti allo sguardo impotente del commissario, risoluto a indagare ma consapevole di compromettere la possibilità di ritornare in terraferma. In bilico tra il dovere professionale e quello coniugale, deciderà per la giustizia.
Va detto subito, Carlo Lucarelli è un ottimo scrittore e i suoi romanzi sono “miniere per sceneggiature”, le sue parole corrispondono esattamente al cinema, l’atmosfera è cinematografica, ma al momento di misurarsi concretamente con il lavoro di trasposizione il risultato è stato sconsolante. Le trappole da evitare sono scattate e l’equilibrio perfetto del suo giallo (omonimo) è saltato. Qualcosa non funziona ne L’isola dell’Angelo Caduto, qualcosa che stride e mette a disagio lo spettatore, qualcosa che va (anche) cercato nel progetto stilistico, dove tutto è comprensibile ma totalmente improbabile. Il fascino dell’intreccio originale finisce soffocato da un ‘discorso’ cinematografico naïf, che riduce un testo complesso a una forma semplice come la fiaba, dove il villain fa esattamente quello che è indicato nella definizione dizionariale di ‘cattivo’. Cattivissimo contrastato dall’irreprensibile commissario di Giampaolo Morelli, già ispettore per Lucarelli e per la Rai, che non trova la vulnerabilità del suo personaggio, ostinato a mantenere una sua centralità etica dentro una condizione di decentramento. Lo sguardo problematico del suo doppio letterario, osservatore critico di una società cui si sente di non appartenere e nei cui confronti ostenta uno sguardo defilato, sfuma in un impianto visivo onirico e surreale senza qualità. Perché il romanzo di Lucarelli non si sostanzia mai in immagini, non diventa linguaggio cinematografico. Accade all’autore emiliano quello che accadeva (suo malgrado) a George Simenon, ‘approdato’ numerosissime volte sullo schermo con le sue produzioni letterarie e con risultati qualche volta discutibili. Il principale problema della trasposizione è trovare una formula alternativa e cinematografica all’introspezione letteraria, perché nella letteratura gialla tutto accade nella mente dei personaggi, che finiscono per prevalere sull’intreccio. E i personaggi, insieme alle modestissime strutture discorsive, sono anche loro cagione di rovescio e ‘naufragio’ sull’isola. I dialoghi perfetti da leggere sono inutilizzabili al cinema e ridondanti su volti televisivi che non reggono il respiro del cinema e si dibattono in uno spazio fittizio, cercando senza trovarlo il giusto tono di voce.