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Isabella Ragonese e il suo primo incarico. Da attrice.

L'interprete siciliana in sala venerdì con uno dei suoi primi film.
di Ilaria Ravarino

Isabella Ragonese (Nena) in una scena del film Il primo incarico di Giorgia Cecere.
Isabella Ragonese (42 anni) 19 maggio 1981, Palermo (Italia) - Toro. Interpreta Nena nel film di Giorgia Cecere Il primo incarico.

lunedì 2 maggio 2011 - Incontri

Correva l’anno 2006, e Isabella Ragonese era ancora una ragazza come tante. Università a Palermo, amici a Roma, il sogno della recitazione coltivato nel circuito del teatro indipendente. Mesi trascorsi attraversando l’Italia in treno, zaino in spalla, per portare in scena nei teatri off della capitale opere che spesso scriveva di suo pugno, provate a casa degli amici romani in cambio di un posto letto e allegra compagnia. L’incontro con Giorgia Cecere, e con il suo film Il primo incarico, avvenne proprio nel 2006. Due anni prima del colpo di fulmine con il Virzì di Tutta la vita davanti, e poco dopo la sudatissima parte in Nuovomondo di Crialese, Isabella Ragonese si imbarcò nel piccolo film di una regista indipendente, allieva e assistente alla regia di Gianni Amelio, che già conteneva tutta la poetica che le sarebbe stata cara nella sua prossima, trionfale, fulminante carriera: il precariato, la condizione femminile, un ruolo di donna indipendente e dominante, forte, colta e dal carattere ribelle. Cinque anni dopo, grazie anche ad un rapido passaggio alla Mostra Cinematografica di Venezia, Il primo incarico arriva finalmente in sala: al cinema dal 6 maggio, a presentarlo in conferenza stampa c’è anche lei, Isabella Ragonese, ormai attrice di punta del cinema italiano e fresca della sua prima candidatura ai David di Donatello.

Che effetto le fa rivedersi in uno dei suoi primi film?
Ragonese: Sono felice, penso ancora che come attrice quella fu un’occasione unica. Giorgia Cecere mi affidò un personaggio con molte possibilità di espressione, una donna in cambiamento, un ruolo in divenire, insomma una parte piuttosto atipica per il cinema italiano. Da noi o le storie cominciano con «c’è un uomo che incontra una ragazza», o sono storie di genere, film etichettati come “al femminile”, per un pubblico di nicchia: del resto è normale, il maschilismo del cinema rispecchia la realtà della società in cui viviamo. Il primo incarico è la storia di una donna, ma parla a tutto il pubblico. Maschile e femminile.

Dopo l’esperienza sul palco della manifestazione del 13 febbraio, continua ad occuparsi della questione femminile?
Ragonese: Sì, certo. Ma questo è un periodo in cui tutti parlano di tutto, mentre io credo che ognuno debba fare il suo lavoro e magari mettere l’impegno politico in quello che fa. Nel mio piccolo mi sono impegnata perché trovo giusto, per chi fa un lavoro pubblico, esporsi e partecipare. Però l’ho fatto sempre attraverso la mia professione. I film non cambiano lo stato delle cose, ma possono diventare importanti momenti di riflessione, possono far parlare l’opinione pubblica di temi come l’omosessualità femminile, la condizione nelle periferie, o il percorso di consapevolezza delle donne.

Spesso il cinema le affida ruoli da giovane precaria: è lei a cercarli?
Ragonese: Non proprio. Succede perché in Italia la gente della mia età non ha un posto fisso: se mi affidano la parte di una giovane donna, è chiaro che sarà precaria. Altrimenti sarebbe fantascienza. Quanto al fatto che mi capitino ruoli di donne forti, è perché in genere le donne lo sono: certo non per una presunta superiorità genetica, ci mancherebbe, ma perché le donne vengono messe alla prova più degli uomini.

La Cecere è stata una delle prime a dirigerla: come è stato il vostro rapporto?
Ragonese: Giorgia è una donna drastica, una regista dal grilletto facile. Abbiamo costruito un rapporto profondo, fatto anche di grandi sfuriate. Tra noi non c’è stato mai niente di non detto, abbiamo ancora un rapporto limpido. Lei si è molto concentrata sugli attori non professionisti, ma allo stesso tempo mi ha anche guidata. Credo nell’affinità con il regista, non è detto che scatti sempre. La stima non basta.

E con gli attori non professionisti? Ne Il primo incarico lei è l’unica attrice...
Ragonese: Intanto non si può parlare di attori non professionisti come se si trattasse di una massa informe. Da una parte c’erano i bambini, e loro come si sa sono bravissimi: sul set giocano, non sentono il peso della macchina-cinema. Per quanto riguarda gli adulti, dipende: c’è il talento naturale, c’è quello bravo alle prove che poi si intimidisce, c’è quello più timido. Mi sono adeguata alle difficoltà loro e alle mie, che non sono mai poche.

Come ha costruito il rapporto con il coprotagonista, Francesco Chiarello?
Ragonese: Il rapporto con Francesco si mescola con la realtà, all’inizio eravamo lontanissimi, praticamente due estranei. Lui è una persona molto orgogliosa, quindi sulle prime faceva resistenza: mi veniva da aggredirlo. Poi ho notato che ha cominciato a venire sul set anche quando non doveva girare, che rubava certi trucchi del mestiere, insomma senza mai piegarsi a nessuna regola è riuscito a crescere tantissimo come attore. E abbiamo imparato ad andare d’accordo.

Il film parla anche di scuola, e di cultura. Meglio allora, negli anni ’50, o meglio oggi?
Ragonese: In quel tipo di ambiente rurale c’era un grandissimo rispetto per la cultura, per la figura della maestra, che oggi si è completamente perso. In Italia ormai domina un atteggiamento populista per cui se hai studiato sei “strano”, ed essere ignoranti è cosa bella e sana. La cultura è un valore, ma ai nostri tempi chi fa cultura passa per essere un parassita con lo yacht personale ormeggiato nel porto.

Cosa risponde a chi le dice che è la migliore attrice del momento?
Ragonese: Che sono in buona compagnia. C’è una bella generazione di attori che si sono guadagnati il successo. E più che attrice del momento, mi auguro di essere un'attrice che dura nel tempo.

La candidatura ai David la spaventa? Parteciperà alla serata?
Ragonese: Ai David andrò, non sono una snob e sono molto emozionata per questo mio primo incarico... è la prima e spero non l’ultima candidatura. La cosa che mi spaventa di più è l’idea di andare al Quirinale a fare il saluto a Giorgio Napolitano. Come si saluta un Presidente della Repubblica? Sono un po’ agitata.

I suoi prossimi progetti?
Ragonese: A ottobre uscirà il mio film con Fabio Volo, poi basta. In 3 anni ho fatto 12 film e credo sia ora di ricaricare le pile. Forse ho esagerato. Ho bisogno di calma e cose nuove. L’idea sarebbe quella di dedicarmi quest’anno al teatro, mio primo amore, che non vorrei ridurmi a fare nei ritagli di tempo.

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